Se c’è un viaggio in treno che più di altri è celebre nel mondo è senza ombra di dubbio la Transiberiana.
Chi pensa a lunghe ore e persino a giorni di noia davanti a un finestrino in cui scorre un paesaggio sempre uguale a sé stesso si sbaglia di gran lunga, poiché la Transiberiana offre la possibilità di svegliarsi ogni giorno in un teatro diverso per scoprire paesaggi straordinari come quelli della tundra del lago Bajkal, i templi buddhisti della capitale Ulan Udè, ai confini con la Mongolia, o Kazan, la capitale dei Tartari.
Cos’è la Transiberiana
La Transiberiana è la linea ferroviaria più lunga del mondo con i suoi 9.288 chilometri, che per essere percorsa nella sua interezza necessita di una settimana con le sue 157 fermate che collegano Mosca (nella stazione di Jaroslavskij) a Vladivostok, che è la città portuale dell’estremo oriente russo che si affaccia sul Mar del Giappone.
Oltre l’80% della Transiberiana si sviluppa sul territorio siberiano e proprio dalla Siberia si dirama un secondo percorso verso Pechino che attraversando la Mongolia prende il nome di Transmongolica; mentre l’altra passa dalla Manciuria più a est ed è chiamata appunto Transmanciuriana.
Sino al 2018 secondo una norma, risalente all’epoca degli zar, gli arrivi e le partenze dell’intera rete ferroviaria russa erano regolati proprio sull’orario della capitale, ma oggi le esigenze della modernità hanno piegato anche quest’uso non senza i rimpianti dei più nostalgici.
La storia della Transiberiana
La ferrovia Transiberiana fu inaugurata nel 1887 e voluta da uno zar, Nicola II, che impose la realizzazione in meno di 15 anni grazie all’impiego di 90.000 uomini che furono messi all’opera, spesso scontando così i loro lavori forzati. Il costo in vite umane fu altissimo poiché per raggiungere tale rapidità di esecuzione le morti di fatica e di stenti furono numerosissime.
Fino a quel momento il viaggio da un estremo all’altro dell’immenso impero russo richiedeva almeno tre mesi e fino ad allora la rotta da seguire era quella della Sibriski Trakt, l’antica via tracciata alla fine del XVII secolo.
Nel 1900 la Transiberiana veniva presentata ufficialmente all’Esposizione Universale di Parigi e nel 1903 era già in funzione la tratta tra San Pietroburgo e Vladivostok, mentre nel 1916 l’intera linea come la conosciamo oggi era terminata.
In corrispondenza del lago Bajkal vi era l’unica interruzione della linea, qui i treni d’estate venivano caricati a bordo di speciali traghetti, mentre d’inverno transitavano su rotaie poste direttamente sul ghiaccio del lago.
La ferrovia permise di popolare la Siberia che fino a quel momento era stata una terra di frontiera ancora da colonizzare e che a quel punto venne occupata da milioni di contadini russi che in cambio del loro esodo ricevettero dal governo appezzamenti coltivabili.
Ancora oggi questa ferrovia costituisce la spina dorsale russa, l’arteria dalla quale arrivano a Mosca tutte le ricchezze delle miniere della Siberia, con un tragitto che attraversa i territori di diversi gruppi etnici ufficiali, riconosciuti dalla Federazione Russa.
Cosa vedere durante la traversata con la Transiberiana
Oggi oltre al percorso principale, il viaggio in Transiberiana può assumere diverse varianti. Una delle principali è la cosiddetta Bam, cioè Bajkal-Amur Mainline, un itinerario che costeggia a nord il lago Bajkal.
Il lago Bajkal conserva nel suo bacino il 23% delle acque dolci del pianeta e per le sue acque splendidamente cristalline che lasciano ammirare gli abissi fino a 40 metri di profondità è detto “l’occhio blu della Siberia”.
Si tratta di una nicchia ecologica caratterizzata da specie endemiche come le foche nerpa (le uniche foche d’acqua dolce al mondo) e oltre 1.500 specie di piante e animali che vivono solo qui; ma si tratta anche di un crogiuolo di culture e religioni come quella dei Buriati, il buddhismo tibetano e lo sciamanismo che circondano l’isola lacustre di Ol’chon.
Il lago si estende per 636 chilometri da nord a sud e per 80 chilometri da ovest a est e consente di ammirare città come Irkutsk, che si mostra come una festa di colori, con i cornicioni delle case intagliati come ricami e il suo Teatro Drammatico che è uno dei centri di arte drammatica più antichi del Paese.
Oppure si può visitare Listvyanka, un piccolo villaggio immerso tra i larici dove è possibile acquistare gioielli di chaorite, una pietra viola che si può trovare solamente in questi luoghi e assaggiare il caratteristico omul, il pesce locale affumicato.
Il lago Bajkal: l’occhio blu della Siberia
Un’altra delle varianti della Transiberiana è quella che passa attraverso Kazan la capitale dei Tartari. Kazan si trova a circa 800 chilometri da Mosca ed è la capitale del Tatarstan, la regione musulmana dei tartari sul Volga.
La città ha un’impronta multietnica e una storia millenaria tutelata, nel nucleo più antico della città, dall’Unesco che ha riconosciuto, nel crogiuolo di culture e religioni che si concentravano intorno ai resti dell’antico Cremlino, un patrimonio da tutelare per le generazioni future.
Uno spettacolo d’arte che parte dalla cattedrale ortodossa dell’Annunciazione, costruita nel 1552 per ordine di Ivan il Terribile; e prosegue verso l’ex scuola dei cadetti che è stata riconvertita a Centro Ermitage dove sono ospitate le opere provenienti dal celebre museo di San Pietroburgo; per poi continuare nei quartieri nei dintorni dell’università, raccontati dai murales degli artisti locali e dalle abitazioni di legno colorate a righe verdi, azzurre e arancioni che sopravvivono nelle loro caratteristiche tradizionali.
Una di queste è il Chak Chak Museum, un’autentica casa tartara arredata con mobili d’epoca e sempre invasa dal profumo del dolce locale a base di miele e pasta fritta.
Il confine più estremo con un’altra realtà che la Transiberiana consente di sperimentare è Ulan Udè la capitale della Repubblica di Buriazia, fondata dai cosacchi nel XVII secolo come punto di sosta per le carovane che procedevano tra la Russia e la Cina. La magnifica valle del Selenga e le steppe della Siberia orientale annunciano l’avvicinamento al confine con la Mongolia.
Proprio questa vicinanza conferisce a Ulan Udè un aspetto esotico grazie ai centri buddhisti; in Buriazia, infatti, il Datsan Ivolginskij è il più grande centro monastico buddhista di tutta la Russia.
Le tradizioni religiose dei Buriati che mescolano i principi del buddhismo tibetano ai rituali sciamano-animisti sono sopravvissute all’ateismo imposto dai soviet e oggi la capitale di questo gruppo etnico, che costituisce uno dei più numerosi della Russia con le sue 400.000 persone, sta cambiando il suo volto. I templi sono stati ricostruiti e le case di cartone pressato sono solo il ricordo della povertà assoluta in cui versava questo popolo.
Ad accogliere i visitatori vi sono festival e spettacoli che si susseguono durante l’anno e le vecchie abitazioni dei cosacchi riconvertite in ospitali b&b.
Ad Ekaterinburg, un obelisco segna il punto d’incontro tra i due continenti e nei pressi dello stesso punto esatto dell’incontro tra l’Europa e l’Asia la tradizione vuole che i turisti si cimentino nel brindisi intercontinentale, bevendo un bicchiere da una parte e dall’altra del confine.
Ma la tappa finale della Transiberiana è Vladivostok, il suo nome si traduce con “signora dell’est”, la città è il principale porto della Russia orientale e la capitale del Territorio del Litorale, è situata sulle rive del Baia del Corno d’Oro e viene anche chiamata la “Porta orientale della Russia“.
È una città affascinante, in una splendida posizione collinare, con un’architettura notevole, numerose isole verdeggianti e baie sabbiose lungo la costa del Pacifico, ma soprattutto, dopo essere stata per 40 anni “città chiusa”, ora è stata riscoperta in tutto il suo potenziale di contemporaneità, con l’elevazione di numerose infrastrutture e palazzi che ospitano locali alla moda sempre pronti a proporre un benvenuto a base di cocktails e spettacoli ai turisti.