Il presidente Sergio Mattarella ha deciso: in un momento critico come questo, in cui l’Italia sta affrontando una grave pandemia, è necessario che vi sia un governo forte e preparato. Per domani, dunque, ha convocato Mario Draghi per dargli l’incarico di formare un governo tecnico-istituzionale in seguito alle dimissioni di Giuseppe Conte.
Ma chi è Mario Draghi? Nato a Roma il 3 settembre 1947, è un economista, accademico, banchiere e dirigente pubblico italiano. Dopo la laurea conseguita all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e la specializzazione al MIT di Boston, già professore universitario,. Nel 1983 diventa consigliere di Giovanni Goria, ministro del Tesoro nel Governo Craxi I. Tra il 1984 e il 1990 è Direttore Esecutivo della Banca Mondiale. Dal 1991 al 2001 è Direttore Generale del Ministero del tesoro. Viene chiamato da Guido Carli, ministro del Tesoro del Governo Andreotti VII, su suggerimento di Carlo Azeglio Ciampi, all’epoca governatore della Banca d’Italia. È stato confermato da tutti i governi successivi: Amato I, Ciampi, Berlusconi I, Dini, Prodi I, D’Alema I e II, Amato II e Berlusconi II. E’ stato lui il principale promotore delle privatizzazioni delle società partecipate in varia misura dallo Stato italiano.
Nel 1992, prima che in Italia iniziasse la stagione delle privatizzazioni, incontrò alti rappresentanti della comunità finanziaria internazionale sul panfilo HMY Britannia della regina d’Inghilterra Elisabetta II. Questo episodio scatenò un’accesa polemica. Nel 2008, il Presidente emerito della Repubblica italiana, Francesco Cossiga, ricordando quest’episodio, respinse l’ipotesi di vederlo sostituire Romano Prodi a Palazzo Chigi. Dalla campagna di privatizzazione di società come IRI, Telecom, Eni, Enel, Comit, Credit e varie altre, lo Stato italiano ricavò all’incirca 182.000 miliardi di lire. Secondo alcune stime, il rapporto debito pubblico italiano sul Pil scese dal 125 per cento del 1991 al 115 del 2001.
Dopo un breve passaggio in Goldman Sachs, nel 2005 venne nominato Governatore della Banca d’Italia, prendendo il posto di Antonio Fazio, e divenendo membro del Financial Stability Forum (Financial Stability Board dal 2009) e del Consiglio Direttivo e del Consiglio Generale della Banca centrale europea nonché membro del Consiglio di amministrazione della Banca dei regolamenti internazionali.
Ma non solo. E’ stato Presidente del Financial Stability Forum e del Financial Stability Board, e anche direttore esecutivo per l’Italia della Banca Mondiale e nella Banca Asiatica di Sviluppo. È membro del Gruppo dei Trenta.
Dal 2011 al 2019 ha ricoperto la carica di Presidente della Banca centrale europea.
Ora a Mario Draghi toccherà traghettare l’Italia in uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni. E’ stato considerato fin da subito l’unico in grado di riuscire a sbrogliare il groviglio politico che si è venuto a creare in Italia. Draghi è l’ultima opportunità, prima delle elezioni, per affrontare le difficolta’ sanitarie, sociali, economiche provocate dal Covid. E anche vincere la sfida che il Paese deve gestire con i fondi europei. Esattamente come ha fatto alla guida della Bce, salvaguardando con rigore i principi dell’Europa ma nel contempo riuscendo a fare da scudo alle difficolta’ e contraddizione dell’Unione anche nei confronti dei mercati. Il suo debutto come governatore della Banca d’Italia è stato memorabile con il ‘whatever it takes‘, ovvero “tutto ciò che serve“, in grado di fermare i mercati e di fare da scudo al Paesi in tensione per l’andamento dei tassi sui titoli di Stato.
Sempre lontano dalla politica, Mario Draghi ha la capacità di mantenere grande equilibrio, senza nascondere la sua opinione. “Ci troviamo di fronte a una guerra contro il coronavirus e dobbiamo muoverci di conseguenza“, ha detto rompendo il silenzio dopo l’uscita dalla Bce con un intervento pubblicato lo scorso marzo sul Financial Times. “Il costo dell’esitazione potrebbe essere irreversibile”, ha quindi aggiunto, con un monito che appare in piena sintonia con l’urgenza e i timori espressi in serata da Mattarella.