Etna, il magma eruttato è “primitivo”: cosa significa? Cosa sta accadendo nel “cuore” del vulcano?

Eruzione dell'Etna: la composizione del magma del vulcano è diventata progressivamente più "primitiva", esperto spiega cosa significa
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Nei giorni scorsi, in occasione del parossismo dell’Etna del 19 febbraio, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia-Osservatorio Etneo spiegava di avere rilevato che “i risultati delle analisi di laboratorio dei prodotti eruttati nel corso delle fontane di lava del 16 e 18 febbraio 2021, indicano che la composizione del magma emesso da dicembre 2020 a febbraio 2021 è tra le più primitive dell’attività parossistica prodotte dal cratere di Sud-Est. Questi risultati, visti nel ciclo di attività di questo cratere dal 2019, indicano che la composizione del magma è diventata progressivamente più primitiva, suggerendo che sta avvenendo un processo ricarica di magma profondo nel sistema di alimentazione del vulcano“.

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Cosa significa precisamente magma primitivo? Cosa implica? A fare chiarezza è il professore Marco Viccaro, che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha spiegato cosa sta accadendo nel “cuore” dell’Etna.

Il magma, in questo momento del ciclo vitale dell’Etna, riesce a entrare molto facilmente nel sistema di alimentazione profondo e altrettanto facilmente riesce a migrare verso i livelli intermedi e superficiali, sostandovi davvero per poco tempo,” ha affermato Viccaro, neo presidente dell’associazione dei vulcanologi italiani, docente di Geochimica e Vulcanologia presso il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università degli Studi di Catania. “Per “magma primitivo” intendiamo un magma che mantiene la composizione molto vicina a quella acquisita al momento della sua formazione nel mantello terrestre. La risalita verso la superficie determina successivamente una modifica di questa composizione originaria verso termini più evoluti. Dal vulcano Etna sono emessi magmi con composizione trachibasaltica che rientrano all’interno di composizioni definibili “basiche”. Assistere ad una variazione composizionale dei magmi verso termini più “primitivi” sta a significare che il sistema di alimentazione del vulcano è progressivamente permeato da magmi provenienti dal profondo, i quali non hanno avuto ancora il tempo sufficiente per perdere il loro quantitativo originario di gas e di modificare la propria composizione attraverso processi di cristallizzazione che avvengono principalmente per perdita di calore durante lo stazionamento nella crosta terrestre. Ciò significa che il magma, in questo momento del ciclo vitale dell’Etna, riesce a entrare molto facilmente nel sistema di alimentazione profondo e altrettanto facilmente riesce a migrare verso i livelli intermedi e superficiali, sostandovi davvero per poco tempo“.

In dettaglio, per quanto riguarda l’attività del vulcano, “oltre al semplice degassamento, il quale è un processo pressoché continuo dai crateri sommitali, almeno nell’ultimo decennio tutti i crateri sommitali hanno mostrato segni di attività eruttiva, anche simultaneamente. La vivacità del Cratere di Sud-Est cui stiamo assistendo, associata in particolare ad attività stromboliana intra-craterica e deboli emissioni di cenere anche dai crateri Voragine e Bocca Nuova, lasciano intendere che il processo di ricarica profonda che sta interessando il sistema di alimentazione del vulcano è piuttosto esteso e riesce a coinvolgere tutte le principali vie di risalita, le quali hanno la loro terminazione con i condotti e i crateri, per l’appunto“.
La possibilità di avere eruzioni differenti, ha concluso l’esperto, “dipende principalmente dalle condizioni che il magma incontra “lungo la strada” durante la sua risalita. In questo momento il sistema di alimentazione presenta una notevole efficienza nel trasferire dai livelli profondi verso quelli superficiali il magma che entra dal profondo, ovvero non vi sono particolari fattori che costituiscono un ostacolo a questo trasferimento e pertanto il magma non ha necessità di trovare svincoli laterali. Sappiamo però che non sarà così per sempre. L’Etna ha già dimostrato di essere capace di produrre eruzioni laterali che portano a fattori di rischio ben più elevato rispetto a quelli determinati dalla ricaduta di cenere“.

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