Nei prossimi giorni di Febbraio è previsto l’arrivo di ben 3 sonde su Marte: la prima a raggiungere il Pianeta Rosso sarà Emirate Mars Mission o Mission Hope. Si tratta della prima missione di questo tipo per gli Emirati Arabi Uniti.
La sonda spaziale osserverà e studierà l’atmosfera del 4° pianeta dal Sole, con lo scopo principale di comprendere i motivi che ne hanno ridotto lo spessore, impedendo la presenza dell’acqua allo stato liquido. Studierà anche i cambiamenti stagionali e gli eventi climatici nella bassa atmosfera. Scruterà il pianeta dall’alto per un intero anno marziano, circa 687 giorni terrestri.
La prima missione spaziale emiratina su Marte è stata lanciata lo scorso 20 luglio: è partita a bordo di un razzo dal Giappone, dopo un primo rinvio dovuto al maltempo.
Il vettore ha portato nello Spazio la sonda ‘Al-Amal’, con partenza dal centro di Tanegashima, nel sud del Giappone. ‘Al-Amal’, che vuol dire speranza in arabo, dovrebbe iniziare a orbitare intorno al Pianeta Rosso in concomitanza con le celebrazioni per il 50° anniversario dell’unificazione degli Emirati. Una volta in orbita, effettuerà il giro del pianeta per un intero anno marziano, pari a 687 giorni.
Costruita presso il Laboratorio di fisica atmosferica e spaziale dell’Università del Colorado, Hope avrà a disposizione tre strumenti scientifici essenziali per il monitoraggio della tenue atmosfera marziana:
- lo spettrometro Emirates Mars Infrared Spectromer, lavorerà alle frequenze infrarosse per lo studio del ghiaccio, della polvere e del vapore d’acqua nell’atmosfera;
- lo spettrometro Emirates Mars Ultraviolet Spectromer monitorerà, attraverso le frequenze ultraviolette, gli strati più alti dell’atmosfera;
- Emirates Exploration Imager, una camera ad alta risoluzione in grado di ottenere un dettaglio sulla superficie fino a 8 km.
“Abbiamo imparato dalle missioni precedenti che la perdita di atmosfera avvenuta nel tempo, nella storia di Marte, è molto importante,” ha affermato David Brain, deputy principal investigator dell’orbiter MAVEN (Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN). “Dobbiamo fare di più per quantificare quella perdita e per comprendere come il resto dell’atmosfera influenza quella perdita da una prospettiva globale“.
Missione Hope: cosa accadrà da domani
Hope si muove ad una velocità tale che, se non dovesse rallentare correttamente all’arrivo, potrebbe utilizzare la gravità di Marte come una sorta di fionda ed essere proiettata nello Spazio profondo: per tale motivo, quasi la metà del carburante a bordo verrà utilizzata per rallentare e per consentire di farsi “catturare” dall’atmosfera del pianeta ed entrare in orbita.
Dovrebbe passare da una velocità di 120mila km/h a circa 18mila km/h.
Se tutto dovesse procedere come da programma, Hope contatterà la Terra attraverso una stazione in Spagna: le comunicazioni impiegheranno tra 10 e 11 minuti per raggiungere il nostro pianeta.
Dopo che la gravità avrà catturato Hope, la sonda seguirà un’orbita ellittica, raggiungendo la distanza minima di mille km e quella massima di 50mila km dalla superficie: un’orbita verrà completata in circa 40 ore.
La sonda rimarrà in una fase di transizione fino a Maggio: durante questo periodo i team scientifici sulla Terra invieranno comandi per testare gli strumenti. In seguito, Hope verrà spostata sull’orbita prestabilita, che consentirà agli strumenti di lavorare nelle migliori condizioni e registrare dati.
Marte, 3 missioni in arrivo
Dopo Hope, il 10 febbraio sarà il turno della Cina che con la sua missione Tianwen-1 ha inviato verso Marte un orbiter e un rover: quest’ultimo è dotato di un radar in grado di scandagliare il suolo marziano a una profondità compresa tra i 10 e i 100 metri. La Cina potrebbe dunque diventare il 2° Paese, dopo gli USA, a portare un rover sul Pianeta Rosso.
Il 18 febbraio toccherà a Mars 2020, missione della NASA: il rover Perseverance avrà il compito di raccogliere campioni del suolo e custodirli in attesa delle prossime missioni della campagna Mars Sample Return (MSR) che li recupereranno.
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