Sars-Cov-2, aumentano ricoveri e incidenza ma si ferma l’indice Rt: è stabile a 1.16. Tutti i DATI delle Regioni

Coronavirus, l'indice Rt aggiornato per tutte le Regioni: i dati forniti oggi dal Ministero della Salute
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L’indice RT medio nazionale è stabile a 1.16. E’ quanto si apprende dalla Cabina di regia Istituto superiore di sanità (Iss)-ministero della Salute su Sars-Cov-2, ancora in corso. Si osserva, però, un ulteriore aumento dell’incidenza a livello nazionale, che supera la soglia di 250 casi settimanali per 100.000, che impone il massimo livello di mitigazione possibile. Nel periodo 12-18 marzo 2021 è risultata di 264 per 100.000 abitanti. Si osserva un peggioramento anche nel numero di Regioni/PPAA che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (13 Regioni/PPAA vs 11 la settimana precedente). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è complessivamente in forte aumento e sopra la soglia critica (36% vs 31% della scorsa settimana). Il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in forte aumento da 2.756 (09/03/2021) a 3.256 (16/03/2021). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale è arrivato alla soglia critica (40%) con un forte aumento nel numero di persone ricoverate: da 22.393 (09/03/2021) a 26.098 (16/03/2021). Continua ad aumentare il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (54.964 vs 50.256 la settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è del 28,2%. Invece, il 37,2% dei casi è stato rilevato attraverso la comparsa dei sintomi. Infine, il 20,5% attraverso attività di screening e per il 14,1% dei casi non era disponibile tale informazione.

Sedici Regioni/PPAA hanno un Rt puntuale maggiore di uno. Tra queste, una Regione (Campania) ha un Rt con il limite inferiore maggiore di 1,5 compatibile con uno scenario di tipo 4, due (Piemonte e Fvg) hanno un Rt con il limite inferiore maggiore di 1,25, compatibile con uno scenario di tipo 3. Dodici Regioni hanno un Rt nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2. Le altre Regioni/PPAA hanno un Rt compatibile con uno scenario di tipo uno“. E’ quanto si legge nella bozza del Report settimanale di monitoraggio della Cabina di Regia Iss-Ministero della Salute.

Ecco tutti i dati dell’indice Rt aggiornato Regione per Regione aggiornato con i dati forniti oggi dall’ISS in tempo reale:

  • Campania 1.65 (settimana precedente 1.50)
  • Friuli Venezia Giulia 1.42 (settimana precedente 1.39)
  • Valle d’Aosta 1.42 (settimana precedente 1.40)
  • Calabria 1.36 (settimana precedente 0.83)
  • Piemonte 1.33 (settimana precedente 1.41)
  • Veneto 1.25 (settimana precedente 1.28)
  • Basilicata 1.25 (settimana precedente 1.53)
  • Puglia 1.24 (settimana precedente 1.23)
  • Marche 1.19 (settimana precedente 1.08)
  • Emilia Romagna 1.18 (settimana precedente 1.34)
  • Lombardia 1.16 (settimana precedente 1.30)
  • Lazio 1.09 (settimana precedente 1.31)
  • Toscana 1.09 (settimana precedente 1.23)
  • Sardegna 1.08 (settimana precedente 0.89)
  • Liguria 1.06 (settimana precedente 1.13)
  • Sicilia 1.05 (settimana precedente 1.00)
  • Abruzzo 0.95 (settimana precedente 1.05)
  • Umbria 0.93 (settimana precedente 0.82)
  • Provincia autonoma di Trento 0.91 (settimana precedente 1.04)
  • Molise 0.89 (settimana precedente 1.07)
  • Provincia autonoma di Bolzano 0.59 (settimana precedente 0.61)

A superare la soglia limite dell’incidenza dei 250 nuovi casi ogni 100mila abitanti sono Friuli Venezia Giulia (468), Emilia Romagna (423), Piemonte (352), Lombardia (329), Marche (338), Campania (305), Provincia autonoma di Trento (298), Puglia (270) e Veneto (264). I nuovi colori delle Regioni verranno determinati proprio dalla combinazione dei dati di Rt e incidenza.

Sebastiani (Cnr): “al 3 marzo indice Rt in calo del 10%, efficaci le misure di febbraio”

Il valore dell’indice di contagio Rt a livello nazionale al 3 marzo mostra un calo del 10% circa rispetto al 24 febbraio e si attesta su un valore appena superiore a 1. Lo indicano le analisi dei dati sull’incidenza dei primi sintomi condotte dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). “Il valore dell’Rt calcolato al 3 marzo e’ di pochi centesimi maggiore di 1, valore critico per l’andamento espansivo o meno dell’epidemia. La diminuzione di circa il 10% del valore dell’Rt rispetto al 24 febbraio e’ positivo ed e’ da imputare alle misure restrittive messe in atto a livello regionale e provinciale a febbraio”, osserva l’esperto. Va inoltre considerato, aggiunge, che “gli effetti delle ulteriori misure messe in atto da lunedi’ 15 marzo saranno visibili tra 5-7 giorni” e che “e’ importante abbassare l’incidenza dei positivi in modo da avere condizioni migliori per mettere in atto la campagna di vaccinazione di massa, che ha tra l’altro subito i noti ritardi”. Dall’analisi emerge poi che la curva dell’indice Rt calcolata dal primo ottobre al 3 marzo, dopo aver implementato l’algoritmo piu’ accreditato, “ha un andamento molto simile a quello della curva della variazione percentuale settimanale del rapporto tra positivi e tamponi molecolari, di facile calcolo ed interpretazione”. Per Sebastiani la nuova curva “e’ intuitiva e facilmente calcolabile conoscendo i dati sui positivi, piu’ accessibili di quelli dei primi sintomi” e “costituisce una valida alternativa all’Rt per studiare l’andamento dell’epidemia.

Il prof. Antonello Maruotti: “indice Rt non è pensato per definire il livello di rischio delle Regioni, restrizioni su questo dato non sono attendibili”

“L’indice Rt ci da’ solo un’indicazione sull’andamento dell’epidemia, non e’ pensato per definire il livello di rischio e le restrizioni imposte sulla base di questo indice finiscono col basarsi su un processo di stima poco attendibile”. Lo denuncia, in un’intervista alla Fondazione Leonardo – Civilta’ delle Macchine, Antonello Maruotti, ordinario di Statistica alla Lumsa di Roma. “Il parametro per cui sopra il valore 1,25 di Rt una regione diventa rossa e sotto invece e’ arancione o gialla – spiega il docente – e’ stato stabilito nelle linee guida del ministero della Salute su una base ne’ scientifica ne’ statistica. In piu’ – continua Maruotti – questo indice non puo’ essere propriamente calcolato ma solo stimato. E’ evidente, dunque, che, per cambiare rotta, bisognerebbe non solo modificare il modello per stimare Rt, ma anche verificare ogni volta i risultati ottenuti con quella stima”. “Anche cosi’ pero’ – osserva – sarebbe un errore continuare a considerare Rt l’indicatore discriminante per stabilire chiusure e riaperture. Esso risente infatti di un limite connaturato: si riferisce sempre al passato per cui rischiamo di applicare la zona rossa quando abbiamo gia’ superato il picco. Secondo Maruotti “un altro errore frequente, stavolta nella comunicazione, e’ stata la sottolineatura della quantita’ dei contagi anziche’ del tasso di positivita’ che tiene conto del numero di tamponi fatti. Infine, sulle varianti, “l’errore principale consiste nel metodo di campionamento insufficiente e disomogeneo. La tesi sulla forte incidenza delle varianti nei contagi si basa in realta’ su pochissimi campioni analizzati, un migliaio fino a fine febbraio”

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