SARS-CoV-2, capo dell’Oms chiede altra inchiesta sull’ipotesi della fuga da laboratorio. USA e alti 13 Paesi: “Non c’è stato accesso a dati completi”

SARS-CoV-2, la pubblicazione del rapporto dell'Oms ha sollevato molti dubbi: il capo dell'Oms ora chiede una nuova indagine sull'ipotesi della fuga da laboratorio
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Il rapporto degli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha scagionato il laboratorio di Wuhan come possibile origine della pandemia da SARS-CoV-2, ritenendo come scenario più probabile “la trasmissione animale-uomo”. Oggi il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha chiesto una nuova indagine sull’ipotesi che il virus possa essere sfuggito dal laboratorio di Wuhan, in Cina, ed ha criticato il fatto che gli esperti inviati sul posto, ad inizio dell’anno, non abbiano avuto accesso completo ai dati. Sebbene il team di esperti, che e’ stato a gennaio e febbraio in Cina, abbiano ritenuto l’ipotesi come la meno probabile, “cio’ richiede ulteriori ricerche, probabilmente con nuove missioni di esperti specializzati, che sono disposto a mettere in campo“, ha detto Ghebreyesus.

USA e 13 Paesi: “Rapporto Oms non ha avuto accesso a dati completi”

pandemia coronavirusLa pubblicazione del rapporto è stata ripetutamente ritardata, sollevando dubbi sul fatto che la parte cinese stesse cercando di distorcere le conclusioni per evitare che la colpa della pandemia si abbattesse su Pechino. “Esprimiamo la nostra comune preoccupazione per il fatto che lo studio degli esperti internazionali sull’origine del virus SARS-CoV-2 sia stato ritardato in maniera significativa e non abbia avuto accesso a dati e campioni completi, originali“, si legge in una dichiarazione diffusa dagli Stati Uniti e da 13 Paesi dopo la pubblicazione del rapporto dell’Oms. La dichiarazione è stata firmata, oltre che dagli USA, da Australia, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Israele, Giappone, Lettonia, Lituania, Norvegia. Corea del Sud, Slovenia e Regno Unito.

Missioni scientifiche queste dovrebbero poter fare il proprio lavoro in condizioni tali da produrre raccomandazioni e risultati indipendenti ed obiettivi“, si legge ancora nella dichiarazione dei 14 Paesi, che ricordano che “andando avanti, è necessario che ci sia un rinnovato impegno da parte dell’Oms e di tutti gli Stati Membri per l’accesso e la trasparenza“.

Già prima della pubblicazione ufficiale, il segretario di Stato USA, Antony Blinken, aveva espresso “preoccupazioni sulla metodologia ed il processo del rapporto, compreso il fatto che il governo di Pechino pare abbia collaborato a scriverlo“.

Lo studio dell’Oms

cinaI diciassette esperti dell’Oms in Cina hanno visitato, tra l’altro, il famoso mercato Huanan, dove si registrarono i primi casi, gli allevamenti di animali che lo rifornivano e anche i laboratori e i centri che conservano le informazioni della prima fase della pandemia. Nelle settimane in Cina, il team e’ stato completato da altri diciassette scienziati cinesi, che non hanno partecipato alla presentazione del rapporto finale presso la sede dell’Oms a Ginevra.

Le conclusioni della relazione sono riassunte in quattro ipotesi classificate dalla piu’ probabile alla meno probabile: quello a cui viene data piu’ credibilita’, sulla base delle informazioni raccolte, e’ che il nuovo coronavirus abbia raggiunto l’uomo attraverso uno o piu’ animali che abbiano fatto da serbatoio (le cosiddette specie intermedie). La probabilita’ che sia passato direttamente dalla specie portatrice all’essere umano umano e’ minore, poiche’ in nessuna delle specie su cui si sono maggiormente addensati i sospetti e’ stato finora trovato un coronavirus uguale o sufficientemente simile. Successiva e’ l’ipotesi e’ che il virus sia stato introdotto nella comunita’ umana attraverso un prodotto animale congelato, proveniente da un’altra parte della Cina o dall’estero. L’ultima di tutte e la meno probabile, secondo gli scienziati, e’ che SARS-CoV-2 sia sfuggito accidentalmente o intenzionalmente da un laboratorio.

Nessuno si aspettava che avremmo dato una risposta definitiva, non avevamo quell’intenzione o aspettativa. Il lavoro sta andando avanti, dobbiamo essere pazienti“, ha spiegato il co-presidente della missione, parlando a nome anche degli altri colleghi, Peter Embarek. Gli esperti hanno visitato le strutture di quattro laboratori operanti a Wuhan, che non gestivano il coronavirus e dove hanno verificato il rispetto delle misure di biosicurezza richieste. Embarek ha precisato che “nessuno e’ stato in grado di raccogliere prove certe che qualcuno di questi laboratori possa essere stato coinvolto in una fuga (del virus). Non abbiamo visto o sentito nulla che ci porti a una conclusione diversa”, ha spiegato. Embarek ha spiegato che non e’ certo che torneranno in Cina, ma ha riconosciuto che gli scienziati della missione vorrebbero farlo per continuare con le indagini che del resto hanno svolto per appena due settimane (quando sono arrivati in Cina, hanno prima fatto una quarantena di quindici giorni).

Ad Embarek e’ stato anche chiesto se abbiano subito pressioni da parte del governo cinese: “Cio’ che e’ chiaro – ha risposto lui – e’ che nessuno vuole che tutto questo sia iniziato nel proprio cortile“. Della possibilita’ che il coronavirus abbia avuto origine al di fuori della Cina, l’esperto ha fatto notare che il fatto che ci siano stati casi in altri Paesi prima della grande epidemia di Wuhan non significa che il virus sia comparso in precedenza altrove: il virus – ha spiegato – potrebbe aver circolato a Wuhan o in un’altra parte della Cina a bassa intensita’ e i viaggiatori contagiati potrebbero averlo inconsapevolmente trasportato in altre localita’ prima che scattasse l’allarme.

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