Oklahoma, impossibile fermare i terremoti: anche bloccando il fracking oggi, durerebbero anni

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  • Credit: USGS
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L’ultimo terremoto che ha sconvolto l’Oklahoma, un evento di magnitudo 5.0 che ha causato danni a Cushing, ha riacceso la preoccupazione e l’allarme intorno al fenomeno della sismicità indotta in questo stato dell’America centrale. “E’ colpa del fracking”, dicono ormai quasi all’unanimità i sismologi americani. Il sistema di fratturazione idraulica ha attivato una serie di faglie presenti nell’area, facendo incrementare la sismicità in modo esponenziale.

Dal 2015, di fronte all’evidenza che i terremoti erano provocati dal fracking, sono state poste delle restrizioni alla fratturazione idraulica. E’ sceso il numero di eventi sismici, ma non si fermano le scosse di magnitudo elevata, come quella registrata pochi giorni fa. Secondo un geofisico americano, Dan McNamara, che lavora nell’U.S. Geological Survey di Denver, “anche se l’Oklahoma fermasse oggi ogni attività di fratturazione idraulica, la probabilità di nuovi eventi sismici importanti resterebbe alta per diversi anni”. La pressione causata dall’iniezione di fluidi nel sottosuolo, alla base del metodo del fracking, rimarrà alta ancora per anni:ci vorranno molti anni prima che l’energia accumulata nel sottosuolo venga dissipata sotto forma di nuovi terremoti, anche forti.

E la preoccupazione cresce all’indomani dell’elezione di Donald Trump come 45° presidente americano. Le sue posizioni in materia sono chiare: totale libertà per le imprese oil and gas di perforare e usare il fracking. Dopo le restrizioni imposte da Obama, potrebbe arrivare un via libera totale. E l’Oklahoma ha scelto Trump a grande maggioranza.

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