Dopo il “Super Niño” arriva la grande “Niña”: quali ripercussioni fra America ed Europa?

  • Gli effetti sulle temperature superficiali dell’oceano causati da El Nino (a sinistra) e da La Nina (a destra)
  • La "Nina" in avanzamento sul Pacifico equatoriale
  • Le anomalie oceaniche (SSTS) in questo Ottobre 2011.Si nota il progressivo avanzamento della Nina sul Pacifico
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MeteoWeb

Da “El Niño” a “La Niña” in pochissime settimane. Prende sempre più corpo la possibilità di vedere sul Pacifico centro-orientale l’arrivo della “Niña“, inizialmente debole o moderata, in procinto di una possibile ulteriore intensificazione che dovrebbe iniziare a manifestarsi non prima della ventura stagione invernale. Così dopo il grande “El Niño” che ha caratterizzato questa prima parte del 2016 e gran parte del 2015 e la fine del 2014, con anomalie termiche positive veramente notevoli su un’area vastissima, compresa fra l’isola di Tahiti e le coste pacifiche dell’America centrale, sopra le acque superficiali del Pacifico orientale si assisterà ad un notevole raffreddamento che porterà, sul medio-lungo periodo, ad un nuovo mutamento del pattern atmosferico fra l’area del Pacifico e il continente nord-americano.

la_nina_pattern_0_1460973894Di sicuro i primi effetti di questo nuovo raffreddamento delle acque superficiali del Pacifico tropicale orientale si vedranno già dalla prossima estate sul continente nord-americano e su buona parte dell’America centrale e meridionale, con una conseguente intensificazione delle ondate di calore sulle vaste distese continentali dell’America settentrionale e dell’America meridionale.

Probabilmente per stati come il Messico e gli stessi Stati Uniti questo potrebbe avere un riflesso diretto, favorendo una sensibile intensificazione delle “heat waves” nella seconda parte della stagione estiva, con avvezioni calde sub-tropicali anche piuttosto intense sugli stati centro-meridionali, causa il sensibile rallentamento della portata del ramo principale del “getto polare”, che tornerà ad ondularsi più frequentemente, con lo sviluppo di grandi “onde di Rossby” a lenta evoluzione verso levante.

ENSO_picMa conseguenze ben più disastrose sono attese per molti stati dell’America meridionale che si affacciano al Pacifico sud-orientale. Difatti il sensibile raffreddamento delle acque superficiali dell’oceano Pacifico, indotto proprio dalla “La Niña”, particolarmente intenso nel tratto antistante le coste peruviane e ecuadoregne, inibisce l’attività convettiva, favorendo al contempo la formazione di una permanente “inversione termica” negli strati più bassi della troposfera, a contatto con la fredda superficie oceanica.

Gli effetti sulle temperature superficiali dell’oceano causati da El Nino (a sinistra) e da La Nina (a destra)
Gli effetti sulle temperature superficiali dell’oceano causati da El Nino (a sinistra) e da La Nina (a destra)

In pratica le masse d’aria stazionanti negli strati più bassi, sopra le fredde acque oceanica, si raffreddano ulteriormente, divenendo più fredde della colonna d’aria sovrastante. Questa particolare condizione di “inversione termica” rende l’atmosfera molto stabile, impendendo l’insorgenza dei moti convettivi con il conseguente sviluppo della nuvolosità cumuliforme necessaria per produrre le precipitazioni nell’area tropicale. Lo strato di inversione ostacola la formazione di qualsiasi tipo di addensamento cumuliforme, garantendo una certa stabilità e clima secco, con prevalenza di cieli sereni o poco nuvolosi.

Raffigurazione della famosa “corrente di Humboldt”
Raffigurazione della famosa “corrente di Humboldt”

Per questo motivo lungo le coste peruviane e su quelle ecuadoregne non si registrano piogge da diverso tempo, mentre il clima si presenta secco, fresco e assolato. Ma una sensibile diminuzione della piovosità si dovrebbe riscontrare anche sulle coste della Colombia meridionale, fino a Tumaco, dove l’azione della “Nina” dovrebbe agevolare una maggiore penetrazione della fredda corrente marina di Humboldt ben oltre la linea dell’equatore. Clima molto secco e fresco, per essere sotto l’equatore, col ritorno della “Nina” si dovrebbe rivedere pure nel fantastico arcipelago delle Galapagos, molto vulnerabile ai cambiamenti di Enso.

La grande onda anticiclonica nord-atlantica che metterà le basi per la costruzione di un solido "blocking" pronto a dispensare nuovi impulsi artici verso il Mediterraneo
La grande onda anticiclonica nord-atlantica che metterà le basi per la costruzione di un solido “blocking” pronto a dispensare nuovi impulsi artici verso il Mediterraneo

Per quanto riguarda l’Europa, l’Africa e il bacino del Mediterraneo l’arrivo della “La Niña” non dovrebbe causare alcun tipo di influenza significativa, se non dopo 5-6 mesi dall’evoluzione del fenomeno sopra il bacino del Pacifico. Solo dopo 6 mesi dallo sviluppo del fenomeno, quindi non prima della prossima stagione invernale, nel caso in cui “La Niña” diverrà per lo meno moderata (una “Nina” debole ha una scarsa influenza in Europa), sull’Europa si potrebbero verificare dei cambiamenti della circolazione atmosferica, spesso caratterizzati dal rallentamento del flusso perturbato principale e dallo sviluppo di grossi blocchi anticiclonici lungo i meridiani (“blocking”) sul nord Atlantico capaci di catapultare sull’Europa masse d’aria molto fredde, direttamente provenienti dalle latitudini polari o artiche, e nei casi più rari persino dalle coste artiche russe. Non ci resta che attendere e monitorare.

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