Genova, ecco come nascono i robot all’Istituto italiano di tecnologia [FOTO]

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Più di 300 domande di brevetto attive, 160 invenzioni, una decina di start up costituite e altrettante in fase di lancio, oltre 5500 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali. E’ il bilancio della produzione dell’IIT, Istituto italiano di Tecnologia di Genova, in 9 anni di attività. Fondazione di diritto privato vigilata dal ministero dell’Istruzione, Università e ricerca e dal ministero dell’Economia, finanziata dallo Stato, l’IIT è partito con la sua attività nel 2006 con la costruzione del laboratorio centrale sulla collina genovese di Morego, con circa 30 mila metri quadri di attrezzature dedicate alla ricerca tecnologica, in campi che vanno dalla robotica alla chimica dei materiali, alle nanotecnologie, alle neuroscienze alla scoperta e sviluppo di nuovi farmaci, alla microscopia, computazione multiscala.

LaPresse/Fabio Palli
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Nel 2006 ha avuto inizio la ricerca scientifica e nel 2009 l’IIT ha costituito una propria rete di laboratori in Italia e all’estero presso centri universitari con cui ha accordi di collaborazione. Undici laboratori si trovano in Italia e due sono presenti anche negli Usa in collaborazione con il Mit e Harvard. In tutto 40mila metri quadri di strutture fra Genova e i 13 centri satelliti in Italia e all’estero. “Il portafoglio dei progetti esterni, da privati o istituzioni, ha superato i 110 milioni di euro dal 2006 al 31 dicembre 2014. – sottolineano all’Istituto – Nel 2014 i contratti acquisiti riguardano 17 progetti europei, 32 con enti nazionali ed internazionali e circa 60 progetti industriali. Fra questi, quelli maggiormente rilevanti sono la partecipazione alla Flagship europea denominata Graphene (durata di 10 anni) e il progetto con Inail, mirato alla creazione, industrializzazione e diffusione di nuovi dispositivi innovativi nel campo della riabilitazione e della protesica”.

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“L’IIT- fanno sapere dall’istituto – riceve un finanziamento pubblico annuale di 95 milioni (1% dei fondi per la ricerca nazionale). L’ 89% è destinato ad attività scientifiche”. Una dotazione di risorse pubbliche che per legge dovrebbe attestarsi attorno ai 100 milioni l’anno e che negli anni ha registrato qualche riduzione, ma non pesanti tagli. Fra i suoi numerosi ambiti di ricerca, l’IIT annovera la robotica umanoide e fra i progetti sviluppati c’è iCub, un prototipo. “L’idea – spiegano i ricercatori dell’istituto – è arrivare a un robot che possa essere un compagno nella vita degli esseri umani per aiutarli in casa. ICub ha le dimensioni di un bambino di 4/5 anni ed è uno dei pochi robot al mondo dotato di una pelle che copre la parte superiore del corpo e delle gambe, sviluppata all’IIT, dotata di sensori che rende sicuri i suoi gesti verso le persone. Quello che immaginiamo per iCub nei prossimi 10/15 anni è che possa essere in grado di caricare la lavastoviglie, passare l’aspirapolvere o rifare il letto al posto nostro”. “La ricerca di base promossa da IIT – sottolineano all’Istituto – è concepita come motore di innovazione in ambiti di punta, i cui risultati devono essere attrattivi per nuovi investimenti, originare nuovi brevetti, promuovere accordi con le imprese e generare nuove realtà imprenditoriali. Le maggiori ricadute a livello industriale e nella società sono attese nell’ambito della sostenibilità, nelle tecnologie a supporto della popolazione in rapido invecchiamento, delle disabilità e in medicina”.

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L’Istituto Italiano di Tecnologia, creato con la Legge 326/2003, ha visto la sua attività scientifica nel 2009 ulteriormente rafforzata con la creazione di diversi centri di ricerca nel territorio nazionale (a Torino, Milano, Trento, Parma, Roma, Pisa, Napoli, Lecce, Ferrara). Lo staff complessivo di IIT conta oltre 1400 persone. L’area scientifica è rappresentata da circa l’85% del personale. Il 45% dei ricercatori proviene dall’estero. “L’ IIT – evidenzia il direttore scientifico dell’istituto Roberto Cingolani – ha adottato un meccanismo in uso nei Paesi ad alto sviluppo tecnologico, come gli Usa, noto come Tenure Track, che prevede che il reclutamento dei ricercatori avvenga mediante una valutazione condotta esclusivamente da panel esterni. Una volta selezionato, il ricercatore ha a disposizione 5-10 anni per dimostrare di condurre in autonomia un programma di ricerca di alto livello”. “Nessun ricercatore è inamovibile. – spiegano all’IIT . A fronte di un abbassamento della qualità del lavoro è possibile rescindere il contratto in qualsiasi momento”. Con il piano strategico 2015-2017 sono state attivate nuove selezioni per 10 posizioni Tenure Track. “L’obiettivo – dicono all’IIT- è arrivare a circa 150 ricercatori in Tenure entro il 2023, circa il 15% del nostro staff totale a regime, mantenendo così l’età media dell’Istituto sotto i 38 anni”.

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