Presentato oggi in Italia il telescopio Flyeye, il cacciatore di asteroidi che farà da guardiano alla Terra

Presentato il telescopio FlyeEye, che farà da guardiano alla Terra contro la minaccia degli asteroidi più imprevedibili
  • telescopio flyeye
    Credit: ESA/P.Carril
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    Credit: ESA/Compagnia Generale dello Spazio CGS
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    Credit: ESA/A. Baker
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    Credit: ESA/A. Baker
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E’ stato finalmente svelato il prototipo del nuovo telescopio europeo Flyeye, che grazie alla sua struttura modulare a occhio di mosca osserverà il cielo ogni notte in modo automatico per individuare gli asteroidi più piccoli e imprevedibili a rischio di impatto imminente con la Terra. A presentarlo, l’Agenzia spaziale europea (Esa) insieme a quella italiana (Asi) presso gli stabilimenti di OHB Italia di Turate, vicino Como. Lo strumento, ormai completamente assemblato, ha iniziato la fase di integrazione delle 16 telecamere che gli daranno la super vista con cui sara’ operativo a partire dal 2021 in Sicilia, nel sito in via di costruzione sul Monte Mufara. Con un peso di quasi 24 tonnellate, 6,5 metri di altezza e 4 di larghezza, Flyeye rappresenta “un primato tecnologico tutto italiano a cui abbiamo iniziato a lavorare dieci anni fa grazie al contributo di grandi esperti come l’astronomo Andrea Milani: realizzarlo e’ stata una vera sfida“, precisa il responsabile del programma Flyeye Lorenzo Cibin, di OHB Italia. Costato circa 15 milioni di euro, il telescopio “sara’ il primo al mondo – spiega l’esperto – capace di fornire protezione contro eventi come l’esplosione avvenuto a Chelyabinsk nel 2013“.

Grazie a Flyeye, infatti, “potremo scoprire asteroidi fino a 40 metri di diametro con un anticipo di almeno tre settimane prima che impattino contro l’atmosfera terrestre“, spiega Ian Carnelli, responsabile Programma Studi Generali dell’Esa. “In pratica, potremo finalmente prevedere i cosiddetti bolidi, quei frammenti che due o tre volte al mese entrano nell’atmosfera terrestre creando una scia luminosa che li rende simili a palle di fuoco“, ricorda l’esperto. Per migliorare le osservazioni, “stiamo gia’ lavorando all’installazione di un secondo Flyeye in Cile“, continua Carnelli. “L’obiettivo finale e’ allestire una rete di quattro telescopi, due per ogni emisfero, in modo da avere la visione completa del cielo“. Le potenzialita’ di Flyeye potranno andare ben oltre la caccia agli asteroidi, come spiega Ettore Perozzi dell’ufficio di sorveglianza spaziale dell’Asi: “l’enorme flusso di dati che verra’ prodotto potra’ essere utile in molti altri campi dell’astronomia, anche per studiare i mutamenti del cielo come la variazione di luminosita’ delle stelle“.

Il telescopio FlyeEye, che farà da guardiano alla Terra contro la minaccia degli asteroidi piu’ imprevedibili, e’ solo l’ultimo dei primati italiani nello studio dei sassi cosmici: una passione iniziata oltre due secoli fa con l’astronomo Giuseppe Piazzi, scopritore del primo asteroide nel 1801, e continuata poi con le ricerche di Andrea Milani all’Universita’ di Pisa, che hanno portato al primo sistema di monitoraggio poi copiato perfino dalla Nasa.

Come spiega Ettore Perozzi, dell’ufficio di sorveglianza spaziale dell’Agenzia spaziale italiana (Asi): “FlyEye sara’ installato sul Monte Mufara, in Sicilia, a pochi chilometri dall’osservatorio astronomico di Palermo dove Piazzi osservo’ il primo asteroide: una scelta che in un certo senso rivivifica la tradizione della Sicilia come luogo di scoperta e studio degli asteroidi“, spiega Perozzi. In tempi piu’ recenti, e’ nata sempre in Italia l’idea di monitorare in modo automatico il cielo: “grazie a Milani nel 1999 e’ diventato operativo il sistema NEODyS, capace di calcolare le orbite degli oggetti vicini alla Terra come gli asteroidi per valutarne il rischio di impatto“, ricorda l’esperto.

Dieci anni dopo e’ nato il programma dell’Agenzia spaziale europea ‘Space situational awareness’ e l’Asi ha deciso di valorizzare la ricerca italiana fatta a livello universitario per portarla a sistema: “e’ cosi’ nato il centro di coordinamento degli oggetti vicini alla Terra (Ssa-Neo) presso l’Esrin di Frascati che ha raccolto l’eredita’ di NEODyS“, sottolinea Perozzi. “Oltre che monitorare gli asteroidi, pero’, era necessario anche scoprirli, come hanno iniziato a fare le reti di telescopi statunitensi: oggi l’Europa colma finalmente questa lacuna grazie a FlyEye, uno strumento innovativo frutto dell’innovazione italiana“. L’installazione dello strumento in Sicilia nel 2021 “ci permettera’ di impratichirci nel suo utilizzo, ci saranno sicuramente dei miglioramenti da apportare al prototipo“, continua l’esperto. Intanto “l’Asi si e’ candidata ad accogliere l’enorme flusso di informazioni prodotto dal telescopio nel suo centro di gestione di dati astronomici a Roma, dove gia’ arrivano i dati di moltissimi telescopi orbitanti“.

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