Quattro Mori: ecco il monumento simbolo di Livorno [GALLERY]

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I Quattro Mori rappresentano il monumento-simbolo della città di Livorno. Situato in piazza Micheli, dove sorgeva Porta Colonnella, affacciato sulla Vecchia Darsena, più correttamente chiamato “Monumento a Ferdinando I”; deve il suo nome a quattro realistiche e vigorose statue bronzee di barbareschi incantenati al piedistallo, nudi, coperti solo da un drappo con il cranio rasato e un ciuffo di capelli in cima alla testa (acconciatura che li qualifica come schiavi). Ferdinando i è raffigurato su uno zoccolo con l’uniforme di Gran Maestro dei Cavalieri di Santo Stefano e, ai suoi piedi, i 4 prigionieri, incatenati, strazianti, in evidente contrasto con l’atteggiamento del Granduca. A colpire la plasticità e la perfezione anatomica delle satue. In un primo momento, il monumento aveva l’intento di celebrare le gesta dei Cavalieri di Santo Stefano che combattevano contro i pirati che infestavano il Tirreno. La statua del Granduca, in marmo di carrara, è opera dello scultore Giovanni Bandini e giunse per mare a Livorno nel 1601 mentre i 4 possenti bronzi incatenati sono stati aggiunti in un secondo momento per opera di Pietro Tacca. Essi vennero fusi a Firenze, nell’officina di Borgo Pinti e trasportati in città Via Arno per essere aggiunti al basamento tra il 1623 ed il 1626. Si narra che il Tacca si recò di persona alle prigioni di Livorno per gli studi anatomici sui corpi degli schiavi. Il primo moro era simile a Morgiano, un prigioniero che egli conobbe e ritrasse nel bagno delle Galere livornese. Una curiosità: capita spesso di vedere persone spostarsi in vari angoli della piazza ad indagare le statue in cerca di un punto di vista peculiare dal quale poter vedere contemporaneamente i 4 nasi dei Mori e c’è chi giura che questo punto esiste! Nonostante l’inaugurazione risalga al 1626, l’opera non sarà compiuta prima del 1638, quando il Tacca inviò a Livorno alcuni elementi integrativi bronzei, realizzati sul suo disegno dall’allievo Taddeo di Michele. Tra questi: manto reale barbaresco, regio turbante, scimitarra, turcasso, frecce e tabelloni in pietra dura, collocati sul basamento e due fontane, destinate ad esssere poste accanto al monumento per rinfrscare i prigionieri dei Bagni Pebali, rifiutate dalle magistrature del posto perché ritenute poco corrispondenti alle esigenze del traffico portuale. Le fontane attualmente abbelliscono Piazza della Santissima Annunziata di Firenze, mentre Livorno ha una sola copia all’inizio di via Grande, in Piazza Colonnella. Trofei e tabelloni non sono giunti sino a noi poiché sottratti dalle truppe napoleoniche nel marzo 1799.

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