Terremoto Ischia, l’INGV: “il distretto vulcanico napoletano oggi è quello a più alto rischio nel mondo, anomalie in atto”

  • vesuvio eruzione 1631
  • Figure 1: la caldera dei Campi Flegrei, con indicati gli strumenti utilizzati per lo studio
  • Il cratere vulcanico della Solfatara, Campi Flegrei, con le caratteristiche fumarole
  • I Campi Flegrei
  • campi flegrei
  • Il centro della città di Napoli con il Somma-Vesuvio sullo sfondo; veduta dalla collina di San Martino
  • Napoli
/
MeteoWeb

Il distretto vulcanico napoletano è sicuramente il distretto a più alto rischio al mondo“. Così Francesca Bianco, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia in una conferenza nella sede dell’Istituto a un anno dal terremoto di Amatrice-Visso-Norcia. Il distretto vulcanico napoletano è così a rischio a causa di alcuni fattori particolari: “La pericolosità sismica, cioè l’eventualità che si generi un terremoto di una certa magnitudo in un certo tempo; la funzione del valore esposto, cioè quante persone e quanti manufatti potrebbero avere danni nell’area e la vulnerabilità, ovvero lo stato del patrimonio edilizio“, ha sottolineato Bianco, ricordando che si tratta di “un’area estremamente urbanizzata dove convivono tre tipi di vulcani con caratteristiche differenti, il Vesuvio, una caldera, quella dei Campi Flegrei, dove è in corso una crisi bradisismica anche se lenta, e un isola vulcanica come Ischia, dove si generano, come è accaduto il 21 agosto, anche fenomeni di frattura“. Tutto ciò rende l’area “una delle zone a più alto rischio al mondo“.

Il terremoto che ha colpito l’isola di Ischia lo scorso lunedì “è avvenuto in un sistema vulcanico, ma la sua genesi non è da attribuire a risalita di magmi. Con molta probabilità l’evento ha natura tettonica” ha poi spiegato Francesca Bianchi nel corso di una conferenza stampa presso la sede dell’Istituto a Roma. Bianchi ha specificato che si misura una “stabilità del sistema geotermico, senza variazioni nella composizione chimica dei fluidi monitorati“. Dopo la scossa principale si sono registrate altre 33 micro-scosse fino a ieri: il 21 agosto ci sono stati 22 eventi successivi di una magnitudo massima di 1.0; il 22 agosto si sono registrate altre 8 scosse con magnitudo massima di 0.9; il 23 agosto ci sono stati tre eventi con magnitudo massima di 1.9. Il sisma di lunedì, ha spiegato il direttore dell’Osservatorio Vesuviano, è stato misurato dopo un periodo di silenzio sismico iniziato il 31 agosto 2016: “Una circostanza che non deve stupire perché ad Ischia la sismicità è in realtà estremamente rara. In passato terremoti di magnitudo equiparabile a quella dell’ultimo evento sono avvenuti, anche se in periodi di tempo senza grande frequenza“. “Una valutazione a posteriori ha calcolato per il sisma del 1883 una magnitudo di 4.28, ma in quel caso si ebbero più di 2mila vittime – ha aggiunto Biancodal 1999 a oggi, invece, si sono registrati 12 eventi, escludendo gli episodi di questa settimana, che non arrivavano alla magnitudo di 1.9 registrata nella scossa di ieri mattina. L’anno più sismico per l’isola è stato il 2011, con eventi numerosi ma di bassissima intensità. Mentre nell’anno precedente e in quello successivo, il 2010 e il 2012, non si sono misurate scosse“. Francesca Bianco ha ribadito che il sisma di lunedì si è sviluppato in mare, a 5 chilometri di profondità, a 3 km la Lacco Ameno e 5 da Casamicciola. Ischia, ha spiegato il direttore dell’Osservatorio Vesuviano, “è un’isola che rappresenta la parte sommitale di un apparato vulcanico alto circa 900 metri dal fondo del mare. Essa copre un’area di circa 46 km quadrati e raggiunge un’altezza massima di 787 metri sul livello del mare, in corrispondenza del Monte Epomeo, situato nella parte centrale“. Nell’area dell’isola l’Ingv ha installato 4 stazioni sismiche, 5 stazioni Gps, una stazione mareografica e 3 stazioni tiltmetriche.

La situazione dell’area vesuviana al momento è quella relativa a un vulcano che è a un livello di allerta base. Significa che tutti livelli geofisici, geochimici e vulcanologici da noi monitorati sono privi di qualunque anomalia. Questo non significa che il vulcano non abbia una sua intrinseca pericolosità, ma al momento lo stato è di normalità” ha detto ancora Francesca Bianco in un’intervista all’AdnKronos la situazione nell’area interessata dal terremoto che ha colpito l’isola di Ischia lunedì sera. Per quanto riguarda i Campi Flegrei, spiega Bianco, “siamo a un livello di attenzione, perché alcuni parametri monitorati sono anomali. In particolare ci sono deformazioni del suolo (è in atto un lieve sollevamento, che misuriamo da una decina di anni, di quasi 45 centimetri nell’area) e una micro-sismicità superficiale, nei 2-3 chilometri di crosta superiore, con magnitudo massima di 2.5, che impatta principalmente la zona di Pozzuoli, tra Solfatara e Pisciarelli. E poi ci sono anomalie geochimiche nelle fumarole, per variazioni di composizione, con incremento della componente magmatica presente, della temperatura e del flusso“.

La scossa, di magnitudo 4.0, era stata classificata in un primo momento dall’Ingv con un valore di 3.6: “Non è un errore di calcolo – spiega il direttore dell’Osservatorio vesuviano – ma un evento che attiene alle nostre procedure. La prima magnitudo che viene data è infatti calcolata con un algoritmo automatico. Questo serve a dare nel minor tempo possibile un’informazione che possa far partire l’operatività di chi deve intervenire, come la Protezione civile“. “E’ una procedura consolidata che dà sempre degli eccellenti risultati, tranne in alcuni casi in cui servono lievi correzioni, come è accaduto per il sisma di lunedì. Ma il controllo a posteriori viene sempre effettuato. Nel caso di Ischia – conclude Biancovanno considerate le diverse condizioni geologiche del sito, che è area vulcanica, e quindi i controlli dei parametri in gioco hanno implicato un lieve aumento: nulla di sconvolgente da un punto di vista scientifico“.

Condividi