Si insedia il primo freddo in Siberia; Ojmjakon scende sotto i -30°. Novità dalla terza decade ?

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La grande fabbrica del gelo dell’emisfero boreale inizia a mettersi in funzione. In questi due ultimi giorni un imponente blocco di aria piuttosto fredda è scivolato dalle latitudini artiche verso l’estremo oriente del territorio siberiano, sotto sostenuti e gelidi venti dai quadranti settentrionali che hanno portato anche le prime vere e consistenti nevicate di stagione sulle lande della Siberia orientale. Un forte raffreddamento, nei bassi strati, ha interessato anche la Repubblica autonoma della Jacuzia, dove i termometri è sceso abbondantemente sotto la soglia dei -20°, con punte fino ai -30°, per la precisione -30.7°. Un autentico crollo termico, di oltre -20° in appena 48 ore, si è registrato anche nella capitale del grande gelo siberiano, Ojmjakon, dove si sono raggiunti i primi -30° di stagione. Dai -1.4° di massima di lunedi 17 Ottobre si è passati ai secchi -30° di ieri. Una bella differenza. Con questo forte calo termico Ojmjakon torna ad essere una delle località più gelide dell’intero emisfero, ottenendo ciò che le spetta. Con i -30.7° di ieri Ojmjakon riesce a superare la concorrenza della canadese Eureka che fino all’ultimo  ha tentennato di un soffio a -29.9°. Oltre al grande freddo Ojmjakon ha rivisto la neve che è caduta per gran parte della giornata di ieri, lasciando un deposito fresco al suolo che ha superato gli 11 cm. Lo spessore del manto nevoso, che ha un ruolo molto importante per incubare il forte gelo invernale lungo i bassopiani siberiani orientali (con importanti ripercussioni sul futuro della prossima stagione invernale anche in Europa), è atteso in progressivo aumento nei prossimi giorni. Come detto l’intenso calo termico ha riguardato numerose aree della Siberia centro-orientale, non solo la solita Ojmjakon. Nella giornata di martedi 18 Ottobre notiamo che si sono registrate delle temperature minime piuttosto basse, con una ulteriore tendenza al ribasso. Tra i valori più significativi citiamo; Tompo -27.9°, Selagoncy e Ust’- Moma  -27.2°, Ilirnej  -26.0°, Segen-Kyuel’ –25.7°, Verhojansk –24.2°, Curapca -22.3°.

Prime forti gelate nella Repubblica autonoma della Yacuzia dove ci si prepara all’inverno

Da notare che in gran parte di queste località, scese abbondantemente oltre la soglia dei -20° -25°, lo spessore del manto nevoso accumulato al suolo ha superato i 10-12 cm. Nei prossimi giorni gli accumuli nivometrici dovrebbero crescere ulteriormente in quasi tutte le Repubbliche della Siberia centro-orientale, dove nei medi-alti strati della troposfera insisterà una circolazione depressionaria a carattere freddo, con un minimo al suolo collocato tra l’est del mare di Kara, la penisola di Tajmyr e il mare del Laptev, che sarà in grado di apportare altre deboli nevicate a carattere sparso sul nord della Siberia centrale e orientale. L’ulteriore consolidamento del manto nevoso dovrebbe incentivare un forte irraggiamento notturno, con un conseguente forte raffreddamento degli strati di aria più prossimi al suolo (raffreddamento pellicolare).


Sulla Jacuzia nei prossimi giorni si dovrebbero isolare delle isoterme prossime ai -15° -18° -20° alla quota di circa 850 hpa, mentre alcune località, come Ojmjakon, torneranno a scendere sotto la soglia dei -30°, con un freddo sempre più forte e pungente. L’intenso raffreddamento pellicolare degli altopiani della Siberia centrale e orientale dovrebbe favorire la costruzione del potente anticiclone di origine termica, che già entro la prossima settimana potrebbe estendere i propri elementi, con massimi barici al suolo sopra i 1040 hpa, dalla Siberia centrale fino alla Mongolia e alle coste dell’estremo oriente russo, affacciate sul freddo mar di Ohotsk. La presa di posizione del grande anticiclone termico siberiano potrebbe assicurare importanti risvolti in chiave teleconnessiva già dalla terza decade del mese corrente, allorquando si potrebbe realizzare un importante quando deciso cambio circolatorio su scala planetaria che dovrebbe agevolare una nuova fase di destabilizzazione del vortice polare in sede artica, con un successivo avanzamento dei vari lobi verso sud (su latitudini più meridionali). Ciò dovrebbe deporre a favore di profonde saccature, di origine artica, che si prepareranno ad affondare le proprie radici fino alle basse latitudini, sino all’area mediterranea e all’Europa meridionale, dove si attendono importanti fasi perturbate.

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