Altro che trivelle, a Genova è emergenza ambientale: si rompe un tubo e il petrolio invade i torrenti

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Un botto sordo all’imbrunire, un tubo di 40 centimetri di diametro che esplode sottoterra, poi solo nero. Il colore del greggio che inonda il rio Pianego, il torrente Fegino e a seguire il Polcevera, uno dei principali corsi d’acqua che attraversano Genova e che arriva fino alla foce e al mare. Sono le 19,45 di ieri quando scatta l’allarme inquinamento in Valpolcevera che ha provocato gravi danni all’ ambiente, ancora da stimare. “Non è accettabile che una conduttura si rompa così – ha detto il pm Alberto Landolfi che ha aperto un’inchiesta – non dovrebbe rompersi neppure in caso di eventi naturali disastrosi”.

LaPresse/Iacopo Giannini

Migliaia di litri di greggio sono infatti fuoriusciti dall’oleodotto che dalla nave maltese Sea Dance, nel porto di Genova Multedo, veniva pompato sino alla raffineria Iplom a Busalla. Si stima una fuoriuscita di 500 metri cubo di petrolio grezzo, dai 40 mila ai 50 mila litri. L’allarme scatta con le telefonate degli abitanti di Fegino: qualcuno ha sentito il botto, tanti sentono l’odore del petrolio. Un testimone alla centrale operativa della polizia municipale parla di un’onda anomala nel torrente Pianego. Ma è buio e si vede poco. L’allarme viene lanciato anche dalla Iplom che si accorge del guasto perchè manca la pressione nella rete. Il pompaggio viene bloccato. Sul posto, a Fegino arrivano tutte le squadre di turno dei vigili del fuoco, in mare le motovedette della Capitaneria di Porto, che posizionano le panne di contenimento per impedire che il greggio finisca in mare.

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Per fortuna la portata d’acqua del Fegino e del Polcevera è minima. C’è poca acqua e il greggio così perlopiù impregna le falde dei greti. Con la mobilitazione per bloccare il greggio e limitare il danno ambientale scatta anche l’intervento dei tecnici dell’Arpal, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Liguria che iniziano i campionamenti di aria, acqua e terra: dai primi risultati risulta che non ci sono veleni nell’atmosfera. Per tutta la notte però, l’assessore alla protezione civile del Comune di Genova Gianni Crivello consiglia agli abitanti di Fegino e Borzoli di non uscire di casa e chiudere le finestre. Chiusa anche la strada per Rivarolo, poi riaperta a senso unico alternato. In via precauzionale vengono tenute chiuse anche le scuole elementari di Borzoli. Sul greggio viene gettata schiuma speciale per evitare esplosioni.

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L’indagine sullo sversamento di greggio è avviata con un fascicolo a carico di ignoti dal sostituto procuratore presso la procura di Genova Alberto Landolfi che ha posto sotto sequestro l’oleodotto. Ipotesi di accusa: disastro ambientale colposo. Si susseguono le riunioni tecniche e politiche in Comune e in Regione. Il sindaco di Genova Marco Doria e il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti spiegano che non c’è pericolo per la salute pubblica, “stiamo valutando di chiedere risarcimento per i danni subiti e lo stato di emergenza”. Poi, insieme con l’ammiraglio Giovanni Pettorino, che comanda la direzione marittima, intimano all’Iplom di iniziare subito l’opera di bonifica. Sperando che non piova: sennò il greggio diventa catrame e tutto sarà più difficile

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