Nell’altro emisfero l’inverno australe sta cominciando a scaldare i motori lungo l’emisfero meridionale. In questi ultimi giorni le “Westerlies”, i potenti venti occidentali che spirano senza sosta attorno i mari sub-antartici, ormai sono sempre più impetuosi e continuano ad originare nuove tempeste di vento tra l’oceano Atlantico meridionale e l’Indiano meridionale. Complice il notevole raffreddamento del Plateau antartico per l’attivazione del cosiddetto “Kernlose winter”, e il calo dell’indice SAM (Southern Annular Mode-Antartic Oscillation), il flusso perturbato occidentale legato alle “Westerlies” ha raggiunto una notevole intensità. Inoltre anche l’importante rafforzamento della “getto polare”, che scorre alle medio-basse latitudini, sta rinvigorendo il flusso delle “Westerlies” australi, assottigliando lungo i paralleli i robusti promontori anticiclonici sub-tropicali che sono costretti a muoversi in senso zonale, inibendo i movimenti meridiani.
Questo considerevole raffreddamento delle aree interne del Plateau antartico sta inspessendo il già notevole “gradiente barico”, “gradiente termico” ed il “gradiente di geopotenziale”, tra le coste dell’Antartide e le medie latitudini australi, decisamente più miti. Questo poderoso raffreddamento delle aree più interne del Polo Sud sta contribuendo a rafforzare le impetuose “Westerlies” australi, che ruotano attorno le coste dell’Antartide, creando furiose tempeste che sferzano i mari sub-polari, attorno il Polo Sud.
Anche il “getto polare” australe, a causa dell’infittimento del “gradiente di geopotenziale” in quota fra il Plateau centrale e le medie latitudini oceaniche, sta diventando sempre più forte sopra i mari che accerchiano il grande continente ghiacciato. Non è un caso se proprio in questo periodo dell’anno sul Plateau del Polo Sud inizia il cosiddetto “Kernlose winter”, un forte raffreddamento che si realizza con la scomparsa del sole sotto l’orizzonte e rimane pressoché costante per tutto il periodo invernale, con scarsissime variazioni del campo termico nel cuore del continente antartico.
Per oltre 6-7 mesi di fila, in genere da Aprile a Settembre, le temperature nelle zone centrali dell’Antartide restano inchiodate sotto i -60°C -70°C. Il “Kernlose winter” difatti rappresenta la grande peculiarità del clima antartico, visto che è quasi sconosciuto nell’emisfero boreale, tranne che per alcune ristrette zone dell’altopiano ghiacciato della Groenlandia, dove il fenomeno risulta ben meno attenuato e regolare rispetto all’Antartide.
Nelle ultime settimane, queste masse d’aria molto gelide presenti sopra il Plateau orientale antartico, hanno agevolato un rinforzo dell’attività ciclonica attorno le coste antartiche, contraddistinto dalla formazione di profondi cicloni extratropicali, con minimi barici al suolo sotto i 940-930 hpa, che hanno generato grandi tempeste oceaniche, con onde che hanno raggiunto anche i 13-14 metri, estendendosi per centinaia di miglia dal luogo d’origine.
Ciò contribuirà a rendere l’evoluzione meteo/climatica ancora più dinamica in tutto l’emisfero australe. Al momento sopra il Plateau orientale, con la scomparsa del sole, si sono originate masse d’aria molto gelide (effetto “Albedo”), con valori che sprofondano sotto i -60°C -65°C, localmente anche sotto i -70°C. Su tutti spiccano i -74°C raggiunti dalle base russa di Vostok (3489 metri sul livello del mare), che finora rappresentano una delle temperature più basse mai registrate sulla Terra dall’inizio del 2014.
Queste masse d’aria molto gelide continuano ad alimentare una cellula anticiclonica, di natura termica, la quale tende a convogliare una parte di quest’aria gelida verso la Terra della Nuova Svezia e la costa della Principessa Martha, ad ovest della catena montuosa dei Muhlig-Hofmann. Le masse d’aria molto fredde che si versano verso il settore più occidentale dell’oceano Indiano meridionale, con l’attivazione di forti venti “Catabatici” a ridosso delle coste, proprio su quest’ultimo tendono ad interagire e a scontrarsi con le correnti più umide e temperate, d’origine oceanica, favorendo lo sviluppo di profondi cicloni extratropicali che raggiungono lo stadio di “depressione-uragano”, generando dei vortici depressionari “baroclini” provvisti di potentissimi “gradienti barici orizzontali” che danno luogo a violente tempeste di vento, pronte ad estendersi per centinaia di miglia lungo i mari che circondano le coste antartiche.
Sul settore più occidentale del Plateau, maggiormente esposto alle avvezioni calde sospinte dalle grandi “onde di Rossby” che transitano sul Pacifico meridionale, troviamo temperature più elevate e valori barici più bassi, che stanno ad indicarci i frequenti afflussi di masse d’aria più umide e temperate che discendono dalle medie latitudini oceaniche. Qui le temperature registrate si mantengono al di sopra della media, a dispetto di quello che avviene sul comparto orientale del Plateau.
Nel corso della prossima settimana su questi settori non si possono escludere nuove importanti scaldate, indotte dal rinforzo della ventilazione che tenderà a scalfire lo strato d’inversione termica preesistente nei bassi strati. Alcuni sistemi frontali, collegati ai profondi cicloni extratropicali che si approfondiranno attorno le coste del Polo Sud, riusciranno in parte (lungo il settore pre-frontale dove prevalgono le correnti da NO che trasportano aria più umida e temperata dai mari sub-polari) a sconfinare fino alle aree più interne dell’Antartide occidentale, dove potrebbero dare luogo persino a deboli precipitazioni nevose (in quelle che solitamente sono le aree più gelide e secche della Terra), con temperature al di sotto dei -40°C -50°C.
Ma l’ingresso dell’aria mite e umida oceanica fino al cuore del Plateau potrà anche catapultare le masse d’aria gelide insistenti in questi luoghi (aria molto gelida e pesante) verso le aree oceaniche australi, mettendo su le basi per le venture ondate di freddo dirette verso le alte latitudini (America meridionale, Africa australe, Australia e Nuova Zelanda).