Pronta la mappa del Dna della ‘vita estrema’: mostra quali geni e proteine aiutano un microrganismo che vive nelle acque gelide dell’Antartide ad affrontare le temperature fredde e il suo ambiente saturo di ossigeno.
Il risultato si deve al gruppo coordinato da Cristina Miceli, dell’universita’ di Camerino, ed e’ stato presentato alla conferenza delle societa’ di genetica americane in corso a Orlando, in Florida.
I ricercatori hanno analizzato il Dna di un organismo unicellulare chiamato Euplotes focardii, che vive nelle acque antartiche e hanno confrontato i suoi geni con quelli di una specie cugina che vive a temperature piu’ miti.
”La ricerca sulle basi molecolari dell’adattamento al freddo di organismi antartici viene portata avanti da parecchio tempo all‘universita’ di Camerino e ci sono gia’ molte pubblicazioni su specifici geni e proteine soprattutto enzimi modificati per poter adattare la vita la freddo’‘, ha detto Miceli all’ANSA.
Adesso per ‘‘avere una visione piu’ completa stiamo lavorando sull’Euplotes focardii che e’ un microorganismo strettamente adattato a quell’ambiente”.
E’ stato scoperto che la maggior parte dei geni di questo microrganismo producono proteine che lo aiutano a difendersi dallo stress ossidativo, ossia dall’accumulo di sostanze tossiche dovuto all’ambiente in cui vive che e’ saturo di ossigeno. Inoltre sono stati scoperti geni specializzati nella produzione di proteine che hanno la funzione di proteggere le altre proteine dallo stress ossidativo e dal freddo.
Queste proteine protettive, secondo gli autori, sono probabilmente una caratteristica importante dei microrganismi che si sono adattati all’ambiente Antartico, e potrebbero essere utili anche per adattarsi ai cambiamenti climatici. In generale, ha osservato la ricercatrice, ”studiando come questo microrganismo risponde all’ambiente piu’ ricco di ossigeno ci aiuta a capire meglio la risposta degli organismi marini ai cambiamenti climatici e chimici degli oceani”