Studio sul sangue della Sindone, ricercatori: “Scoperta dubbia e poco documentata”

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In questi giorni è stato pubblicato sulla rivista Journal of Forensic Sciences uno studio, già divulgato in Italia alcuni anni fa, a firma di Luigi Garlaschelli e di Matteo Borrini relativo alla Sindone.
Il Gruppo Scientifico Padovano costituito da docenti dell’Università e degli Ospedali di Padova, che con lo scultore Sergio Rodella ha recentemente ha realizzato un modello 3D dell’Uomo della Sindone, ha riportato di seguito le proprie perplessità.

Riassunto dei commenti
Questo studio non convince tutto l’ambiente scientifico, perché la “scoperta” è quantomeno dubbia, poco documentata nella pubblicazione citata e scientificamente troppo limitata. Per giungere alle conclusioni, infatti gli autori hanno ipotizzato solamente due possibili configurazioni dell’Uomo della Sindone: posto in croce, oppure supino nel sepolcro dimenticando quindi tutte le posizioni intermedie: dalla deposizione dalla croce, al trasporto al sepolcro e alla preparazione del cadavere. Se invece si considerano tutte queste posizioni si può verificare anche sperimentalmente la perfetta compatibilità delle macchie ematiche riportate sulla Sindone con gli eventi della Passione, morte e deposizione dell’Uomo che vi fu avvolto. Purtroppo il problema sindonico, assai complesso e multidisciplinare, in questo studio è stato affrontato da un punto di vista estremamente limitato. Per esempio, in corrispondenza della regione lombare, gli autori sostengono, senza dimostrarlo, che la colatura derivata dalla ferita al costato avrebbe dovuto trovarsi più in prossimità della scapola, anziché dei reni; risulta ovvio quindi che essi non trovino corrispondenza con le colature ematiche della Sindone. In realtà queste sperimentazioni, pur semplicistiche e prevedibili, confermano proprio l’ipotesi del Gruppo Scientifico Padovano e cioè che si tratta di macchie di sangue post-mortali dovute a schiodature e mobilizzazione degli arti, alla rimozione della corona di spine, agli spostamenti del corpo per il decorso del sangue defluito dal costato e lungo la “cintura” di sangue toraco-lombare.

Commenti del Gruppo scientifico padovano (Prof. Gianmaria Concheri, docente di Disegno e Metodi dell’Ingegneria Industriale, Dipartimento ICEA, UNIPD, Prof. Giulio Fanti, docente di Misure Meccaniche e Termiche presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale, UNIPD): “Come docenti di Ingegneria Industriale, riteniamo che il lavoro in questione sia scientificamente limitato, scarsamente documentato e inadatto per trarre le conclusioni riportate con tanta enfasi. Infatti gli autori, per confermare la loro tesi assai discutibile, hanno ipotizzato solamente due possibili configurazioni dell’Uomo della Sindone: Uomo posto in croce e Uomo supino nel sepolcro. Dimenticano quindi tutte le posizioni intermedie: dalla deposizione dalla croce, al trasporto al sepolcro e alla preparazione del cadavere. Considerando invece tutte queste posizioni, si può verificare anche sperimentalmente la perfetta compatibilità delle macchie ematiche riportate sulla Sindone con gli eventi della Passione, morte e deposizione dell’Uomo che vi fu avvolto. Per esempio, in corrispondenza della regione lombare, gli autori sostengono che la colatura derivata dalla ferita al costato avrebbe dovuto trovarsi più in prossimità della scapola, anziché dei reni, ma anche qui il problema è che lo studio sindonico, di per sé assai complesso, è stato affrontato da un punto di vista estremamente limitato. Lo studio scientifico della Sindone è assai complesso e multidisciplinare, ma pare invece che i due ricercatori non abbiano considerato da dove possano essersi formate le colature di sangue. Noi del Gruppo scientifico stiamo analizzando due ipotesi, come verrà riportato in un articolo che dovrebbe uscire a breve. Una prima ipotesi è che il sangue fuoriuscito dalle ferite da chiodo in corrispondenza delle mani sia  poi fluito lungo il braccio, quindi gocciolato dal gomito e sia andato a formare la cosiddetta “cintura di sangue” in questione sul Telo. Una seconda ipotesi, che prendiamo in seria considerazione, è invece quella che durante la flagellazione Gesù sia stato colpito molto duramente sulla zona lombare e quindi ci sarebbero state profonde ferite che colarono sangue anche dopo la morte dell’Uomo in corrispondenza dei reni. La cosiddetta “cintura di sangue” nella zona lombare sarebbe quindi giustificata dalla colatura ematica dalla zona renale, e questo è stato verificato sperimentalmente su un modello di corpo umano. Non ci sembra invece una metodologia molto scientifica la tecnica che gli autori hanno utilizzato per arrivare alle loro conclusioni perché hanno semplicemente preso una siringa riempita di sangue con anticoagulante, lo hanno fatto colare su un braccio opportunamente inclinato e hanno analizzato il percorso della colatura. Tuttavia non hanno considerato le caratteristiche del sangue di un uomo fortemente disidratato, la possibile presenza di sudiciume o altro materiale attaccato alla pelle che avrebbe potuto deviare i percorsi ematici, ecc. ecc..

In riferimento all’autenticità della Sindone, la scienza seria non ha ancora smentito la tesi per cui la Sindone ha avvolto il corpo di Cristo dopo la sua morte, ma i media ora riportano che i due autori, con i risultati ottenuti, a nostro parere assai limitati dal punto di vista scientifico, sembrano smentire chiaramente questa autenticità. Questo ci sembra un tipico esempio di ricerca “goal oriented”, mirata all’obiettivo prefissato, e quindi senza vero valore scientifico. Cristo è stato crocifisso duemila anni fa ma, con una ricerca di questo tipo, personalmente crediamo che ricerche di questo tipo Lo stiano crocifiggendo una seconda volta.”

Il commento del Dott. Matteo Bevilacqua, già direttore della fisiopatologia respiratoria, Ospedale – Università di Padova e del Dott. Stefano Concheri, medico ortopedico, Ospedale S. Antonio, Padova: “Gli Autori M. Borrini e L. Garlaschelli hanno dimostrato che molte macchie di sangue hanno un decorso anomalo, non posturale, cioè incompatibili con le probabili posizioni che l’Uomo poteva assumere sulla croce. Perciò concludono trattarsi di artefatti mettendo fortemente in dubbio la veridicità della Sindone. In realtà queste sperimentazioni, abbastanza semplicistiche e prevedibili, confermano proprio l’ipotesi del Gruppo Scientifico Padovano, e cioè che si tratta di macchie di sangue post-mortali dovute a schiodature e mobilizzazione degli arti, alla rimozione della corona o casco di spine, agli spostamenti del corpo per il decorso del sangue defluito dal costato e lungo la “cintura” di sangue toraco-lombare. Infatti, secondo il costume ebraico, i corpi morti di morte violenta non potevano essere lavati del sangue post mortale perché ritenuto sangue dell’anima e toccarlo significava macchiarsi di impurità. Quindi, verosimilmente, il cadavere di Gesù è stato deterso sul viso prima della rimozione della corona di spine (con il sudario di Oviedo) ma non gli è stato asportato il sangue fuoriuscito dal costato e dalle ferite dopo rimozione dei chiodi da mani e piedi e delle spine sul capo. La recente ricostruzione scientifica di un modello tridimensionale dell’Uomo sindonico ha consentito di confermare questi ed altri risultati interessanti. I dati del Gruppo sono stati pubblicati in più articoli, per esempio: M. Bevilacqua, G. Fanti, M. D’Arienzo, R. De Caro. “Do we really need new medical information about Turin Shroud?” Injury, Int. J. Care Injured 2014, 45: 460-464.”

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