Il tema del “long Covid” “si può affrontare, fondamentalmente, in tre modi – due sono stupidi e potenzialmente pericolosi, il terzo è utile ed intelligente“: è l’analisi del virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, tra gli scienziati sostenitori dell’ottimismo basato sulla scienza. “Il primo approccio stupido, ed anche clinicamente irresponsabile, sta nel negare l’esistenza del long Covid, derubricandolo a fantasia di ipocondriaci o sotterfugio di furbetti senza voglia di lavorare,” ha proseguito Silvestri in un post su Facebook. “Il secondo approccio stupido sta nell’usare il long Covid come grimaldello per rilanciare la narrativa catastrofista, tanto aggressiva quanto insensata, con annessi deliri di nuove “chiusure”. L’approccio utile ed intelligente, come sempre, è quello della scienza: studiare e capire il long Covid in termini di manifestazioni cliniche, frequenza, durata, meccanismi patogenetici, etc., con l’obiettivo finale di sviluppare cure specifiche ed efficaci“.
“E’ un film che abbiamo già visto e sperimentato durante la fase emergenziale della pandemia. Solo la strada della scienza porta risultati positivi, mentre evitiamo con cura sia le follie negazioniste/no vax che quelle del terrorismo mediatico e social,” ha concluso Silvestri.
Cos’è il long Covid
Si parla di long Covig quando persistono segni e sintomi che continuano o si sviluppano dopo un’infezione acuta da SARS-CoV-2. Se i sintomi continuano a manifestarsi oltre quattro settimane dall’infezione fino a 12 settimane, si parla di malattia Covid sintomatica persistente; se i sintomi si prolungano per più di 12 settimane e non possono essere spiegati da nessun’altra condizione, si parla di sindrome post-Covid. Il long-Covid include entrambe queste condizioni.