Alberto Angela: “Nerone è stato un anticipatore dei rave party”

'Nerone. La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore' conclude la trilogia di Alberto Angela
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Nerone, l’imperatore, era un ragazzo. “E’ andato al potere a 16 anni, è morto a trenta e aveva tutte le pulsioni, le passioni e la voglia di vita di una persona giovane. Amava la musica, saliva con uno strumento musicale su un palco e faceva, non per ore come i Maneskin, ma per giorni un concerto. E’ stato un anticipatore dei rave party”. Lo dice all’ANSA Alberto Angela, al suo arrivo a Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria, dove è atteso come una star con il libro ‘Nerone. La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore‘ (HarperCollins) che conclude la trilogia dedicata all’ultimo imperatore della dinastia giulio-claudia.  

Nel libro c’è anche un’illustrazione inedita realizzata da Milo Manara con ‘Nerone, uomo dai mille volti’ come immaginato da Alberto Angela. “Manara fa quel doppio volto. Quello gioviale, di un ragazzo che, oltre alla musica, amava la velocità. Non c’erano le moto, ma Nerone andava con le quadriglie. E l’altra parte è quella feroce, cinica: uccide la madre, la moglie, fa uccidere tutti quelli che lo intralciano o che abbia il sospetto possano tramare contro di lui. E’ implacabile”, racconta Angela. 

Ma quando muore lui gli altri fanno di peggio. Allora erano un po’ tutti così? “Si, gli imperatori erano così. Mettiti contro Augusto e vedrai cosa ti succede. Nerone era feroce più o meno quanto gli altri, era forse più chirurgico. Anche nella scelta dei cristiani si è concentrato su un piccolo gruppo, solo a Roma e non nell’Impero. La sorte che è toccata ai cristiani è stata terribile, mangiati dalle belve, arsi vivi, non però nei numeri che conosciamo noi. Non erano migliaia. Erano un piccolo gruppo a Roma perché era indifeso e non si amalgamava bene alla popolazione. Nerone ha cavalcato l’idea della gente comune”, sottolinea Angela.  

Pazzo, crudele, Nerone era un personaggio affascinante: “credo sia la figura storica più trattata da Hollywood dopo Cristo“, dice Angela che è partito dalla voglia di descrivere l’incendio di Roma, a cui voleva dedicare un libro solo. Poi la mole di informazioni e novità lo ha spinto a fare una trilogia. “La cosa bella di questi libri è che non sono compilativi, ma sperimentali nel senso che scopri tante cose”, sottolinea. Nel terzo volume, appena arrivato in libreria, c’è anche una vicenda che sembra anticipare “un copione di triste attualità”, dice l’autore. “Una cosa fondamentale per Roma e l’impero era il grano per fare il pane. E lo abbiamo visto anche adesso, in Ucraina, come si bloccano le navi di grano ci sono intere nazioni che cominciano a tremare. E’ incredibile come a 2000 anni di distanze le dinamiche si ripetano“.  

Dedicato al padre Piero Angela, il volume che chiude la trilogia ci fa interrogare su cosa sarebbe stata la storia se Roma non avesse preso fuoco e non fosse stata distrutta. “I nostri nomi quali sarebbero e le nostre festività? Non ci sarebbe stata la Basilica di San Pietro e il Vaticano, non ci sarebbe stata la Cappella Sistina. Ci sarebbero state altre cose, altre geografie, ma fa pensare che qualcosa che sembrava così potente abbia una origine così fragile“, dice.  

Alberto Angela e il rapporto con il padre Piero 

Il rapporto con il padre Piero Angela “andava al di là del legame genetico”. “Eravamo uniti da questa passione per la scienza, dall’amore dello scoprire le cose. Anche dall’umorismo. Tutti i collaboratori lo possono dire, non lo ho mai chiamato papà, ma Piero. Con lui ho fatto tanti viaggi, soprattutto con la mente, con l’intelletto ed era tanto bello chiacchierare e sapere che avresti sempre avuto una risposta alle tue domande. Lui era una persona, e non lo dico solo io, che aveva una visione rara e stimolante per qualunque mente curiosa o che volesse conoscere il mondo nel quale vive”, dice Alberto Angela. 

 

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