La scia degli incidenti mortali in montagna sembra infinita. E’ di oggi la notizia della morte dei due finanzieri morti sul Monte Mangart, nel cuore delle Alpi Giulie Occidentali al confine tra Friuli Venezia-Giulia e Slovenia, per una caduta in parete mentre salivano in cordata durante un’attività ufficiale di addestramento. Secondo i dati del Soccorso alpino e speleologico, nel 2022, hanno perso la vita in ambiente impervio 504 persone con un importante incremento rispetto al 2021 (+13,5%).
Sono ben 4297 le persone recuperate ferite in modo leggero, 1298 i feriti gravi, 228 i feriti con compromesse funzioni vitali, 3714 gli illesi (persone in difficoltà a causa delle condizioni morfologiche, dello stato dei terreni come la presenza di neve e/o ghiaccio al suolo, oppure per incapacità e/o inadeguatezza dell’attrezzatura, calzature o abbigliamento a seguito) e 84 i dispersi. Secondo il Cnsas, si tratta di 10367 missioni di soccorso (+9,8% rispetto al 2021) per complessive 10125 persone soccorse, di cui 5823 feriti e 504 persone decedute, dati che segnano una significativa tendenza al rialzo. Tra le cause degli interventi di soccorso: la caduta/scivolata (45,9%), l’incapacità durante l’attività svolta (26,3%) e il malore (13,7%). Seguono con valori decisamente più contenuti il maltempo (3,7%) e lo shock anafilattico (0,80%).
Il rapporto della Cnsas sugli incidenti in montagna
Le attività maggiormente coinvolte che hanno poi provocato incidenti e relativi infortuni: l’escursionismo (50,2% dei casi), la mountain bike (9,0%, con un trend in forte crescita di anno in anno negli ultimi 5 anni), lo sci alpino (7,8%), l’alpinismo classico (5,4%) e la ricerca di funghi (4,2%). Diversi gli interventi durante l’attività venatoria (1,1%). Secondo il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico l’identikit medio della persona soccorsa corrisponde generalmente ad un uomo italiano tra i 50 e i 60 anni, leggermente ferito dopo essere scivolato in un’escursione durante il mese di agosto. L’84,7% è di nazionalità italiana; il 6,1% proviene dalla Germania; 1,1% dalla Francia. Per quanto riguarda l’età, il 16,73% ha tra i 50 e i 60 anni, il 13,40% tra i 60 e i 70 anni; il 12,80% tra i 20 e i 30 anni e oltre i 70 anni l’11,54%. Il 68,1% sono uomini, il 31,9% donne.
L’estate è la stagione in cui avvengono più soccorsi
Il Cnsas rende noto nel suo rapporto che il 50% degli interventi del Soccorso alpino e speleologico si concentra nei mesi estivi di giugno (9,5%), luglio (14,6%), agosto (16%) e settembre (10,1%). Infatti, la tipologia principale di attività svolta dalle persone soccorse è l’escursionismo, che è svolta in gran parte durante i mesi più caldi dell’anno. Infine, nel 43% dei casi (4439 interventi) il Soccorso alpino e speleologico è intervenuto con il supporto di un mezzo aereo.
Nella quasi totalità di questi casi specifici (4034 interventi pari al 90,9% degli interventi con mezzo aereo) a bordo di un elicottero del Servizio sanitario regionale e provinciale del 118, nelle restanti casistiche a bordo di elicotteri di altri enti dello Stato con i quali il Cnsas collabora, tra questi: Vigili del fuoco (164 interventi con un loro mezzo aereo), mezzi Search and Rescue (42), Protezione civile (39), Guardia di Finanza (24), Polizia di Stato (24) e Carabinieri (2).