Caso Orlandi, le due tombe aperte al Cimitero Teutonico sono vuote. Fonti del Vaticano: “resti delle principesse portati altrove” [FOTO]

Caso Orlandi, le dichiarazioni del Vaticano dopo l'apertura delle tombe nel Cimitero Teutonico
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Nel corso degli anni sono stati fatti dei lavori di rifacimento ed è ragionevole pensare che i resti appartenenti alla principessa Sophie von Hohenlohe e alla principessa Carlotta Federica di Mecklemburgo siano stati portati altrove“. Cosi’ fonti del Vaticano replicano – parlando con l’Agi – a chi oggi ha definito inquietante il fatto che non ci fossero resti umani nelle due tombe, aperte su richiesta della famiglia di Emanuela Orlandi che sperava di trovare tracce riconducibili alla 15enne romana sparita in circostanze misteriose 36 anni fa. “Queste due tombe – spiegano le stesse fonti – sono state sottoposte a una serie di lavori di ristrutturazione, gli ultimi risalgono a una cinquantina di anni fa. Le ossa delle due principesse sono state rimosse e abbiamo gia’ avviato una serie di verifiche di tipo documentale per capire dove siano finite. Ma e’ tutto normale, non c’e’ nulla di inquietante, come e’ stato detto“.

I familiari delle due principesse sepolte nel cimitero teutonico erano stati avvisati delle operazioni dell’apertura delle due tombe. Significa quindi che se avessero saputo che non c’erano resti all’interno, lo avrebbero detto subito” rivela all’Agi il legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, che conferma l’assenza di “tracce di sepoltura. Assolutamente niente, niente, niente“. “Nella tomba da noi indicata – sottolinea il legale – vi era una stanza vuota, sicuramente del secolo scorso, e sotto uno scarico fognario. Nella seconda, vi era un sarcofago completamente vuoto. Mi dica lei se le pare normale…“.

Caso Orlandi, Monsignor Gianfranco Girotti: “Vaticano ha dato prova del nove per dire basta a talte illazioni, mistero resta”

Il caso di Emanuela Orlandi, con tutta probabilità, è destinato a rimanere un “mistero” ma con l’apertura di due tombe nel cimitero Teutonico all’interno delle mura vaticane “il Vaticano ha dato la prova del nove per dire basta a tante illazioni“. Monsignor Gianfranco Girotti, già reggente della Penitenzieria apostolica da sempre interessato al caso della figlia del commesso del Vaticano di cui si sono perse le tracce 36 anni fa, in una intervista all’Adnkronos, non si mostra stupito di come siano andate le cose oggi con l’apertura delle due tombe finita con un nulla di fatto. “Stiamo parlando di tombe degli anni passati, che appartengono ad alcune famiglie principesche che chiedevano di aver lì la sepoltura – rileva l’arcivescovo parlando delle sepolture del cimitero Teutonico -. Poi con il passare degli anni, come succede in molti altri cimiteri, vengono tolte e portate altrove e sul posto resta la storia commemorativa della famiglia“.

Pietro Orlandi, esprimendo tutto lo stupore della famiglia per il ritrovamento delle tombe vuote, ha sottolineato l’importanza di quanto accaduto oggi perché, sono le sue parole, “il Vaticano ammette che ci possa essere una responsabilità interna, fatto che veniva escluso categoricamente prima“. Al che mons. Girotti obietta: “Io veramente penso tutto il contrario e cioè che, con questo atto, la Santa Sede abbia voluto chiarire una volta per tutte che si è in presenza di illazioni e sospetti non sorretti da elementi probanti. Come dire: mettiamoci il naso e vediamo che non c’è nulla“. Da parte di mons. Girotti, come ha detto anche oggi il portavoce vaticano Gisotti a nome della Santa Sede, c’è sempre stato il rispetto per il dolore della famiglia Orlandi che si batte da 36 anni per conoscere la verità su Emanuela. Resterà un mistero questo caso? “In effetti – osserva mons. Girottinon si capisce dove questa ragazza sia finita ma insistere su queste piste, su segnalazioni presunte o lettere più o meno anonime non ha proprio senso. E io penso, opinione personale, che la Santa Sede abbia voluto mettere fine a illazioni e ad accuse continue di silenzio e non collaborazione“. L’avvocato della famiglia anche oggi ha lanciato un appello chiedendo ‘Chi sa parli’. In passato ci sono stati anche magistrati (Ilario Martella) che hanno sostenuto che il Vaticano non ha colpe e che dietro il rapimento di Emanuela ci sarebbero la Stasi e i servizi bulgari. “Io credo una sola cosa, e cioè che il Vaticano abbia ascoltato le richieste della famiglia allontanando le accuse. Quanto alle piste, beh non ho idea: prima con Renatino De Pedis, poi con le ossa della nunziatura, ora le tombe del cimitero teutonico. Tutto ciò rasenta il ridicolo, tra tanti sospetti non sorretti da alcun argomento valido“.

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