L’uragano “Nicole” si abbatte sulle Bermuda, venti violenti e potenti mareggiate devastano l’arcipelago [VIDEO SHOCK]

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MeteoWeb

Proprio in queste ore le Bermuda si preparano a fare i conti con l’impatto dell’uragano “Nicole”, divenuto in poche ore un potente ciclone tropicale di 4^ categoria sulla scala Saffir-Simpson. Un vero e proprio mostro che minaccia di causare danni davvero ingenti sull’arcipelago atlantico. Pur non essendo un uragano particolarmente grande come dimensioni rimane lo stesso una tempesta molto potente, oltre che pericolosa visto il passaggio molto ravvicinato dell’occhio che esporrà le isole per alcune ore alle tempeste di vento più violente in azione attorno il nucleo centrale di “Nicole”. Durante la sua risalita verso nord/est l’occhio del ciclone tropicale si è avvicinato pericolosamente alle isole Bermuda, portando su di esse venti violenti, che nella mattinata odierna, durante il passaggio delle tempeste più violente localizzate sul lato settentrionale del ciclone, hanno toccato un picco assoluto di ben 166,7 km/h da Est, come segnalato dal metar delle 10:55 AM (ora locale) di giovedì 13 Ottobre 2016. Ma nelle prossime ore, con la risalita di “Nicole” verso nord-est, le Bermuda verranno letteralmente spazzate dai violenti venti ciclonici da Ovest e O-SO, presenti lungo il quadrante più meridionale dell’uragano.

Questi venti, particolarmente violenti, potrebbero essere ancora più forti di quelli da Est, già visti nel quadrante nord, apportando danni ancora più significativi.  L’arrivo dell’uragano è stato preceduto dall’avvento di forti venti, da Est, e in ulteriore intensificazione dalla mattinata odierna, con raffiche fino a 166,7 km/h, e venti medi sostenuti prossimi ai 124 km/h.

Il sensibile rinforzo della ventilazione ha causato anche un rapido incremento del moto ondoso, con lo sviluppo di ondate davvero imponenti, che hanno raggiunto i 6-7 metri di altezza nel tratto di oceano ad est delle Bermude. Ma le onde più grandi si sono create proprio lungo il lato orientale di “Nicole”, lì dove erano attive le tempeste di vento più violente, da S-SO, Sud e S-SE, con venti formidabili, capaci di lambire la soglia dei 190-200 km/h.

Queste furibonde tempeste hanno sollevate onde di “mare vivo” alte anche più di 7-8 metri, che sono andate ad infrangersi con grande impeto lungo i tratti di costa meridionali dei singoli isolotti, rompendosi rumorosamente sopra la barriera corallina in lunghi frangenti biancheggianti di spuma, ben visibili da distanze ragguardevoli. Nel corso della serata e prossima notte, subito dopo che l’occhio di “Nicole” si sarà spostato pochi chilometri più a nord, l’isola di Bermuda entrerà nel lato più meridionale dell’uragano, quello dove si celavano le tempeste di vento più violente, da Ovest, che hanno spazzato con estrema forza sia l’isola di Bermuda che gli isolotti corallini (venti dei quali abitati) che compongono le Bermude.

Difatti le Bermuda non sono altro che un arcipelago, costituito da un’isola più grande, la principale, chiamata Bermuda (o Grande Bermuda), e da ben 300 isolotti corallini, chiamati “Bermude”. Per poche ore le Bermuda e gli isolotti corallini limitrofi saranno sferzati da venti molto forti, violenti, che potranno raggiungere l’intensità di uragano di 2^ categoria sulla Saffir-Simpson, ma con raffiche di picco che a Bermuda hanno oltrepassato la soglia della 3^ categoria Saffir-Simpson.

Purtroppo la furia eolica, scatenata dal passaggio cosi ravvicinato di “Nicole”, causerà non pochi danni, estirpando buona parte della vegetazione, ad iniziare dalle bellissime palme, sui tanti isolotti. Solo dalla mattinata di domani, con la lenta risalita del sistema verso nord-nord/est, le Bermuda usciranno definitivamente dalla circolazione ciclonica facente capo a “Nicole”, venendo interessate dagli ultimi venti di coda, da Ovest, che nel corso della mattinata di domani tenderanno ulteriormente ad attenuarsi, scendendo ben al di sotto della soglia d’attenzione.

Nel frattempo l’uragano, cominciando a scorrere su acque superficiali sempre meno calde, a largo dell’East Coast, proseguirà il suo cammino verso l’Atlantico, intraprendendo un tipo di traiettoria, verso nord-nord/est, prima di essere prontamente agganciato dal flusso perturbato principale delle medie latitudini, piuttosto ondulato in questo periodo, che esce dal Canada orientale e dal nord degli USA. Una volta venuto a contatto con le masse d’aria fredde polari marittime che circolano sull’Atlantico settentrionale, esso si evolverà in un profondo ciclone dalle caratteristiche extratropicale, con tanto di sistema “baroclino” e un intenso “gradiente barico orizzontale” (ereditato dallo status di uragano) ormai molto ristretto.

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