“Noi continuiamo ostinatamente a chiamarla strage e non tragedia. Oggi dopo 25 anni finalmente nutriamo la speranza di sapere il perché grazie alla commissione parlamentare d’inchiesta che da qualche mese ha iniziato il suo lavoro di ricerca della verità“. Lo ha detto il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, durante la cerimonia istituzionale in Comune per il 25/o anniversario della collisione tra il Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo. “Per la città – ha aggiunto Nogarin – è molto importante che oggi a questa commemorazione siano presenti il presidente della commissione Silvio Lai insieme ad altri senatori che siedono in commissione. Abbiamo ora una rinnovata speranza insieme ai familiari di raggiungere la verità“.
Durante la commemorazione sono intervenuti i rappresentati dei familiari delle vittime che hanno gremito l’aula indossando una maglietta con la scritta #iosono141- verità e giustizia sul Moby Prince. “Oggi – ha detto Loris Rispoli, presidente dell’associazione Moby Prince – celebriamo 25 di ricerca di giustizia. Venticinque anni sono una vita intera spesa per dare giustizia a chi se l’è vista spazzare via in una tragica notte di primavera senza che i responsabili non solo non hanno mai pagato per le loro colpe ma spesso non sono neppure stati chiamati a risponderne processualmente come nel caso dell’ex comandante del porto, Sergio AlbaSitemap Google Newsnese, e della società armatrice del traghetto“. “Finalmente dopo 25 anni – ha aggiunto Angelo Chessa, presidente dell’associazione 10 aprile e figlio del comandante della nave, Ugo Chessa – le cose che ripetiamo da decenni trovano finalmente ascolto presso la commissione parlamentare a cominciare dai tempi di sopravvivenza a bordo che ormai sembra un dato acquisito anche nel lavoro parlamentare“.
“La politica è chiamata ora ad assumersi la responsabilità e la forza di raccogliere e valutare elementi che fino ad oggi non sono stati ammessi al processo o che ne sono stati stralciati per vizi di forma. E’ umanamente e intellettualmente inaccettabile che tre processi e venti anni di indagini non abbiano ancora chiarito cosa accadde quella notte e perché su quel traghetto morirono 140 persone, 65 marittimi e 75 passeggeri“. “Ci hanno raccontato che nessuno è responsabile della strage del Moby Prince – ha detto il sindaco – Nessuno è prima di tutto un’offesa immonda alle vittime, ma è anche uno schiaffo in pieno viso ai loro familiari, inflitto da 25 anni a ognuno di loro. 300 mesi, 9.125 giorni, 219 mila ore di schiaffi violenti, inferti senza pietà a chi ha già subito la disgrazia di perdere su quel traghetto un pezzo della propria vita. Schiaffi di fronte ai quali, tuttavia, molti di loro sono riusciti a rimanere ostinatamente a testa alta, senza arrendersi e continuando anzi con coraggio e determinazione sovrumane a chiedere giustizia“.
Parlando dei familiari delle vittime ha poi aggiunto “In più di un’occasione mi sono trovato a parlare con alcune di queste persone, soprattutto ad ascoltare le loro storie. Posso dire che dalle loro parole, dal modo così lucido di ricordare e, allo stesso tempo, così crudo, perché crudi sono stati i fatti, così carico di emotività, così dignitoso, ho sempre tratto una grande lezione di coraggio e di senso civico. Mi sono anche chiesto se di fronte a questa terribile vicenda lo Stato, nei suoi diversi poteri, possa esimersi dall’essere davvero all’altezza di questi cittadini e se le gravi sofferenze patite possono essere almeno in parte lenite dal dovere di mantenere viva la memoria collettiva di questa strage“.