Al centro della Riserva Naturale dello Stagnone di Marsala si trova Mozia, uno dei siti archeologici più importanti al mondo, che conserva ancora importanti tracce del suo glorioso passato. Considerata un tempo uno dei principali insediamenti commerciali fenici nel cuore del Mediterraneo, estesa per 45 ettari con forma quasi circolare, Mozia fu distrutta nel 397 a. C. da Dioniso di Sicracusa, ripresa dai Cartaginesi, abbandonata dai Romani, sino a quando, nell’11esimo secolo, venne ceduta dai Normanni all’abbazia Santa Maria della Grotta di Marsala. In quel periodo a Mozia si insediarono i monaci basiliani che la ribattezzarono “San Pantaleo”in onore del Santo fondatore del loro ordine. Nella seconda metà del 16esimo secolo passò ai Gesuiti per essere poi acquisita da alcuni privati che la utilizzarono per la coltivazione a vigneto. Dopo i primi ritrovamenti archeologici, lo studio Innocenzo Coglitore identificò l’isola con l’antica Mozia finchè, ai primi del 900, venne acquisita da Joseph Whitaker, erede della nota famiglia di produttori vinicoli inglesi che promosse le prime campagne di scavi da cui emersero: la necropoli arcaica, il santuario fenicio-punico del Cappiddazzu, la Casa dei Mosaici, il Tofet, le zone di Porta Sud-Porta Nord e Casermetta.Dal 1971 l’isola è ufficialmente di proprietà della Fondazione Whitaker e il suo Museo raccoglie materiale di notevole interesse raccolto tra Mozia, Marsala e Bingi tra cui corredi funerari, armi in ferro e bronzo, vasellame, maschere in terracotta e una bella scultura raffigurante due leoni che cacciano un toro, oltre reperti di origine greca tra cui la statua del Giovane di Mozia, conosciuto come Efebo di Mozia, ritrovata nel 1979 sotto un cumulo di macerie, attrazione principale del Museo.