Archeologia, Roma: dopo 14 anni restituito alla città il Portico D’Ottavia [GALLERY]

  • LaPresse/Fabrizio Corradetti
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Terminato il restauro dei resti visibili del complesso del Portico d’Ottavia: all’inaugurazione presenti oggi il sindaco di Roma Virginia Raggi, il Vicesindaco con delega alla Crescita culturale Luca Bergamo, la Presidente del Municipio I Sabrina Alfonsi, il Sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce e la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello. L’intervento è promosso e sostenuto da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Dopo il restauro e la sua parziale ricostruzione nel 203 da parte di Settimio Severo, nel corso degli ultimi tre secoli, il propileo ha subito notevoli interventi che ne hanno minato la condizione statica. Già nel XIV secolo si è reso necessario innalzare un arcone centrale al posto delle due colonne frontali per consolidare il monumento. Negli anni ’60 del ‘900 è stato smontato il frontone anteriore e si è intervenuti sulla prima colonna posteriore lesionata, con l’introduzione di una serie di perni metallici al suo interno. Per salvaguardare il monumento e l’incolumità dei cittadini, la Sovrintendenza Capitolina ha deciso quindi di programmare i relativi interventi per fasi.

LaPresse/Fabrizio Corradetti

Il complesso del Portico d’Ottavia prospiciente sul Circo Flaminio fu ricostruito da Augusto tra il 27 e il 23 a.C., al posto del più antico Portico di Metello, e dedicato alla sorella Ottavia. Successivamente fu restaurato e parzialmente ricostruito nel 203 da Settimio Severo dopo le distruzioni dovute a un incendio del 191. A questo periodo appartengono per la maggior parte i resti attualmente visibili. Era un quadriportico di m. 119 x 132, a una navata sulla fronte, a due sui fianchi, che includeva i templi di Giunone Regina e Giove Statore, due biblioteche, greca e latina, e un grande ambiente per pubbliche riunioni, la Curia Octaviae. Il suo interno si configurava come una sorta di museo all’aperto poiché ospitava una grande quantità di opere d’arte, tra cui spiccava la turma Alexandri, il complesso statuario di bronzo che raffigurava Alessandro Magno e i suoi cavalieri, opera di Lisippo.

Oggi rimane l’angolo sudorientale e il grande propileo di accesso, il vestibolo, posto sul lato corto meridionale verso il Circo Flaminio.  Si tratta di un ingresso monumentale con prospetto su quattro colonne di ordine corinzio tra pilastri. L’architrave riporta l’epigrafe dedicatoria del 203, il frontone è senza decorazioni. L’angolo orientale del propileo appare scalpellato: costituiva, infatti, a partire dal 1555, uno degli angoli esterni dello spazio del Claustro degli ebrei. I muri laterali erano in laterizio, rivestiti in marmo, provvisti di aperture in corrispondenza delle ali del Portico. In età tardoantica e medievale gli spazi porticati del monumento vengono utilizzati per la vendita del pesce, caratterizzando questa zona come la Pescheria, il principale mercato cittadino per la vendita del pesce che rimarrà attivo fino alla fine dell’800. Nell’ultimo quarto dell’VIII secolo sulle strutture del Portico e dei monumenti adiacenti si ricavano gli ambienti della diaconia di S. Angelo in Pescheria, che inglobano una delle colonne posteriori e parte del timpano, ancora visibile all’interno della chiesa. A partire dalla fine dell’VIII e fino al XII-XIII secolo il settore prospiciente la chiesa risulta occupato da un’area cimiteriale con decine di sepolture a diversi livelli. Successivamente, in seguito anche a importanti rifacimenti della chiesa della fine del ‘200, le due colonne frontali orientali della facciata del propileo, probabilmente gravemente lesionate, furono asportate e sostituite con un grande arco in mattoni, affrescato e tutt’ora visibile, che introduceva all’ingresso della chiesa.

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