Il kamasutra tra gli scavi di Pompei: ecco le immagini delle scene hot diventate virali sui social

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E’ diventata virale l’immagine pubblicata su Instagram dal Parco Archeologico di Pompei. Ritrae un atto sessuale consumato in un lupanare dove le prostitute, per lo più schiave greche e orientali, esercitavano la loro professione. Si tratta, in questo caso, di un edificio a due piani dove, al piano superiore, vi erano le abitazioni del proprietario e delle schiave, in quello inferiore invece c’erano cinque camere tutte fornite di un letto in muratura, disposte ai lati del corridoio che connette i due ingressi del pianterreno. Le stanze erano chiuse da una tenda. Sul fondo del corridoio, sotto il vano scala, si vede una latrina. Le prostitute venivano pagate, per ogni atto, tra i due e gli otto assi: per intenderci, una coppa di vino costava un asso. Sulle pareti del corridoio centrale vi sono quadretti con raffigurazioni erotiche che “raccontavano” ai clienti le attività che le donne svolgevano. Il lupanare – si legge sul profilo Instagram del Parco Archelogico – prende il nome da lupa, termine latino per designare la prostituta. La data di scavo risale al 1862.

Amplessi, rapporti a tre, falli e altri simboli indiscussi del sesso più esplicito la fanno da padroni nelle sculture e nelle pitture parietali rinvenute a Pompei durante la campagna di scavi archeologici iniziati nel XVII secolo. In un primo momento gli scavi archiviati in alcuni magazzini perché considerati scabrosi. Per decenni, dunque, i visitatori non hanno potuto godere della loro vista, e soprattutto non hanno potuto conoscere un lato fondamentale della città di Pompei, ovvero che il sesso era una delle principali voci della sua economia. La città, accogliendo forestieri provenienti da ogni parte del Mediterraneo, offriva loro luoghi adatti al sollazzo del corpo. Dunque, oltre alle terme, negli scavi sono stati rinvenuti più di trenta bordelli, collocati ai piani alti delle case popolari. I lupanari erano delle vere e proprie case di appuntamenti, dove le prostitute ricevevano i clienti nelle cellae meretricae.

Il tema del fallo, simbolo di fertilità e di buona fortuna, è tra i più ricorrenti. Importante è stato il ritrovamento del cosiddetto affresco di Priapo, una delle divinità legate al mondo dell’eros: tratto caratteristico del dio è il pene in erezione. Il sesso, a Pompei, non era un tabù e veniva vissuto senza problemi, come in tutto il mondo romano, e scene e rappresentazioni sessualmente esplicite erano la routine.

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