Terremoto, ancora forti scosse sull’Appennino. L’INGV: “non è finita, mai nella storia una sequenza simile e adesso temiamo l’effetto contagio”

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Ben 26 scosse con magnitudo superiore a 3.5, di cui quattro con magnitudo addirittura superiore a 5.0. Tutto questo nelle ultime ore sull’Appennino centrale, al confine tra Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, in zone di montagna già flagellate da una delle nevicate più abbondanti degli ultimi decenni. L’Italia centrale torna a vivere l’incubo del terremoto nella stessa zona già colpita dalle forti scosse del 24 agosto e del 30 ottobre 2016: una sequenza che secondo gli esperti dell’INGV non è ancora finita. “Manca” infatti all’appello un ulteriore tratto in direzione Sud-Est in cui non ci sono ancora stati terremoti e proprio lì sono attese altre “forti scosse, di magnitudo anche intorno a 6“, perchè probabilmente è l’ultimo frammento del sistema di faglie di quella zona. Impossibile, naturalmente, dire quando anche qui potremo avere nuovi terremoti.

Intanto questo sciame sta meravigliando i sismologi dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) per le modalita’ in cui si sono susseguiti i quattro terremoti di magnitudo superiore a 5 avvenuti nell’arco di tre ore. Il primo terremoto, di magnitudo 5.1, e’ avvenuto alle 10:25 e il secondo, il piu’ forte di magnitudo 5.5, alle 11:14. Entrambi sono stati localizzati nell’area di Monterale; il terzo, di magnitudo 5.4, e’ avvenuto alle 11:25 dieci chilometri a Sud, nella zona di Capitignano; la quarta scossa e’ arrivata alle 14:33 nella zona di Barete, di nuovo magnitudo 5.1. Non si e’ mai vista una serie di terremoti succedersi con queste modalita’: “e’ un fenomeno nuovo nella storia recente per le modalita’ con le quali si manifestato“. Lo osservato il sismologo Alessandro Amato, dell’Ingv. E’ accaduto, ha aggiunto, che siano avvenuti terremoti successivi in tempi ravvicinati, “a volte a distanza di pochi secondi, com’era accaduto nel 1980 in Irpinia; altre volte con un intervallo di dieci ore: il concetto non cambia. Si sono viste piu’ attivazioni progressive, purtroppo – ha aggiunto – non e’ chiaro il meccanismo che determina la variazione dei tempi“.

Tutti i terremoti registrati oggi sono avvenuti in un’area lunga fra 10 e 15 chilometri nella direzione appenninica e larga fra cinque e sei chilometri, in una zona a pericolosita’ sismica molto alta, compresa tra l’area interessata dalla sequenza sismica del 2009 e la parte meridionale della sequenza sismica iniziata il 24 agosto. “Fino a ieri la sequenza si era spinta fino a Sud di Amatrice e, come tutte le sequenze estensionali tende ad allargarsi sia verso Nord Ovest sia verso Sud Est“, ha osservato il sismologo dell’INGV Gianluca Valensise riferendosi alla sequenza del 24 agosto 2016. Secondo il sismologo, l’estensione verso Sud Est “e’ piu’ preoccupante perche’ fra Amatrice e L’Aquila era rimasto uno spazio libero“, ossia nel quale da tempo non avvenivano terremoti. Con le scosse di oggi, ha osservato “e’ stato riempito in parte“. Precisando che e’ naturalmente impossibile prevedere i terremoti, secondo Valensise, “sono da aspettarsi altri terremoti di magnitudo di questo tipo in direzione Sud-Est“. In questa direzione si trova infatti l’ultima parte del sistema di faglie che non si e’ ancora attivato. Poi la sequenza finalmente dovrebbe terminare. “Dopo questo settore – ha detto ancora il sismologo – si entra nel sistema di faglie che si era attivato nel 2009, generando il terremoto de L’Aquila, e che presumibilmente non e’ attualmente carico di energia e che di conseguenza non e’ in grado di dare forti terremoti“.

Ecco il riepilogo delle scosse più forti di oggi, quelle di magnitudo superiore a 3.5:

  • ore 20:30 – magnitudo 4.2
  • ore 18:09 – magnitudo 3.8
  • ore 17:45 – magnitudo 3.7
  • ore 16:16 – magnitudo 4.3
  • ore 16:11 – magnitudo 3.6
  • ore 17:37 – magnitudo 3.6
  • ore 15:01 – magnitudo 3.8
  • ore 14:35 – magnitudo 3.8
  • ore 14:33 – magnitudo 5.1
  • ore 14:19 – magnitudo 3.8
  • ore 13:30 – magnitudo 3.5
  • ore 13:01 – magnitudo 3.9
  • ore 12:07 – magnitudo 4.1
  • ore 12:00 – magnitudo 3.5
  • ore 11:51 – magnitudo 3.5
  • ore 11:41 – magnitudo 3.7
  • ore 11:39 – magnitudo 4.1
  • ore 11:37 – magnitudo 3.7
  • ore 11:30 – magnitudo 3.8
  • ore 11:29 – magnitudo 3.6
  • ore 11:25 – magnitudo 5.4
  • ore 11:24 – magnitudo 4.0
  • ore 11:16 – magnitudo 4.6
  • ore 11:15 – magnitudo 4.7
  • ore 11:14 – magnitudo 5.5
  • ore 10:25 – magnitudo 5.1

Le scosse sono tutte concentrate in una striscia di territorio lunga 15 chilometri e larga 6 con epicentro tra le provincie di L’Aquila e Rieti. E’ quello che emerge dai dati raccolti dalla rete sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e pubblicati online. Sono state finora quatto le scosse con magnitudo superiore a 5.0, di cui la piu’ forte si e’ avuta alle 11,14, e tutti gli eventi sono avvenuti in “un’area lunga circa 10-15 km in direzione appenninica e larga circa 5-6 km che si trova in una zona a pericolosita’ sismica molto alta, compresa tra l’area interessata dalla sequenza sismica del 2009 e la parte meridionale della sequenza sismica iniziata il 24 agosto scorso in Italia centrale“. Dopo il terremoto del 24 agosto si erano verificati in quest’area eventi di bassa magnitudo e solo un terremoto di magnitudo maggiore di 4.0 il 29 novembre 2016 a 3 chilometri da Montereale. In base alle indagini fatte finora la faglia coinvolta in queste nuove scosse appartiene al sistema di faglie dei Monti della Laga il cui settore piu’ settentrionale si e’ attivato con l’evento del 24 agosto, mentre andando indietro nel tempo, l’ultimo forte terremoto dell’area si sarebbe forse avuto nel 1703, di magnitudo 6.7, molto più forte persino del terremoto del 30 ottobre 2016. E’ infatti una delle zone a più alto rischio sismico d’Italia. “Non si puo’ escludere – conclude la nota dell’INGV – il verificarsi di terremoti di magnitudo comparabile o superiore a quelli di questa mattina“.

Commentando il terremoto, il ricercatore dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr (Igag-Cnr) Andrea Billi, ha detto che “è probabile che ancora una volta si sia trattato di un fenomeno di contagio sismico tra faglie adiacenti, anche detto effetto domino o a cascata. Un fenomeno – spiega – al quale assistiamo già da alcuni mesi in Centro Italia con gli eventi di agosto-ottobre 2016 ad Amatrice, Visso, Norcia e Castelsantangelo sul Nera“. Insomma, sintetizza Carlo Meletti, sismologo dell’Ingv, “si è trattato dell’attivazione di un ulteriore segmento di faglia“. Una delle più pericolose d’Italia.

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