Terremoto Centro Italia, attese nuove forti scosse. Gli esperti: “le faglie dell’Appennino si stanno contagiando”

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MeteoWeb

Il terremoto che sta colpendo il Centro Italia si “sposta” sempre più a Nord: dopo la scossa di magnitudo 6.0 del 24 agosto, seguita dopo un paio d’ore da un’altra scossa di magnitudo 5.3 con epicentro tra Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto (298 il drammatico bilancio delle vittime), ieri sera abbiamo avuto altre due scosse nella stessa area, ma qualche chilometro più a Nord, in piena Val Nerina tra Castelsantangelo sul Nera, Visso e Ussita, prima di magnitudo 5.4 alle 19:10 e poi di magnitudo 5.9 alle 21:18. Una nuova devastante “coppia sismica” che però stavolta è stata meno pesante sul territorio. Fortunatamente, infatti, queste nuove scosse non hanno provocato vittime dirette: si conta soltanto un decesso a Tolentino, dove un anziano è deceduto per un infarto dovuto alla paura del sisma. I crolli ci sono stati, ma in una zona molto poco abitata e con la popolazione già preparata ad affrontare il terremoto perchè da oltre due mesi sta vivendo l’emergenza. Inoltre, al contrario della notte del 24 Agosto, stavolta la prima delle due scosse è stata la meno distruttiva (5.4, a fronte di quella 5.9 che si è verificata dopo due ore), quindi non c’era nessuno negli edifici che poi sono crollati. Invece il 24 agosto prima s’era verificata la scossa 6.0, poi quella più lieve 5.3. Il primo terremoto delle 19:10 di ieri è stato un “avvertimento” di quello successivo, e in effetti ha salvato la vita a molti.

La scossa più forte, quella di magnitudo 5.9 in Valnerina delle 21:18, è stata avvertita in tutto lo stivale, dalla Puglia all’Alto Adige: è stata percepita con minore intensità ma a maggiori distanze rispetto alla scossa di Amatrice, e a influire sulla diversa percezione è stato l’orario. “Rispetto al terremoto di Amatrice del 24 agosto – ha spiegato Patrizia Tosi, una delle responsabili del progetto Ingv “Hai Sentito il Terremoto” realizzato per monitorare gli effetti dei terremoti grazie alla testimonianza delle persone – della scossa di ieri di magnitudo 5.9 delle 21,18 si è avuta una percezione leggermente minore da parte della popolazione che vive a una distanza fino a 150 chilometri ma ad avvertirla sono stati in molti, dall’Alto Adige alla Puglia“. “Il dato e’ perfettamente compatibile con la scossa di magnitudo inferiore rispetto a quella di Amatrice – ha aggiunto – dato che conferma come le persone, anche se non sono strumenti sono comunque degli indicatori molto affidabili e forniscono misure molto buone“. I dati mostrano pero’ una particolarità: “le oscillazioni lievi – ha aggiunto Tosicome il movimento di un lampadario, ossia indici che rientrano nella definizione di III grado della scala Mercalli, sono invece state avvertite a distanza maggiori. Questo molto probabilmente e’ dovuto alla differenza di orario, in questo caso erano sveglie, invece il 24 agosto era notte fonda e dormivano“.

Lo spostamento verso Nord del “fronte” sismico era stato ampiamente previsto dagli esperti: il 26 agosto, due giorni dopo il terremoto di Amatrice, su MeteoWeb pubblicavamo le dichiarazioni del prof. Mantovani che testualmente si esprimeva così: “Al momento, le evidenze disponibili ci indicano che le condizioni più favorevoli per l’attivazione di faglie esistono nella zona la fascia sismica che si sviluppa dall’Appennino centrale fino all’area di Forlì”.

C’è anche un verbale della Commissione grandi rischi, successivo al terremoto di Amatrice del 24 agosto, che mette in evidenza la possibilità di un ‘contagio’ tra le faglie dell’Appennino. “E’ un termine brutale per un terremoto ma fa riferimento alla storia degli eventi sismici della zona, fin dal 1700. Si trattava di un evento possibile e potrebbe non essere del tutto finito” ha dichiarato all’Adnkronos Giuseppe Zamberletti, fondatore del Dipartimento della Protezione Civile. “La risposta della Protezione Civile dimostra che il meccanismo dei soccorsi in Italia funziona bene – conclude ZamberlettiTant’è che l’organizazione della Protezione Civile europea ha ricalcato il nostro modello. Nella triste vicenda si nota che qualcosa funziona bene“.

Con il terremoto che ha scosso la terra tra Marche e Umbria “il rischio ora è che si possa creare una sovrapposizione di sismi diversi“. A delineare il quadro con l’Adnkronos è il geologo Gian Vito Graziano, consulente della struttura di missione ‘Italia Sicura’ di Palazzo Chigi. “La preoccupazione -chiarisce Graziano, “è che la sequenza sismica iniziata ieri sera possa sovrapporsi, in termini temporali, alla sequenza generata dal terremoto del 24 agosto e non ancora conclusasi“. “Possiamo insomma aspettarci -avverte il geologo- una serie di repliche di differenti terremoti originati da faglie differenti che però insistono su uno stesso sistema di faglie dell’area appenninica centro-adriatica“. “Il terremoto scatenatosi ieri sera in quell’area proviene infatti dallo stesso sistema di faglie di cui fa parte anche quella faglia che ha generato il sisma del 24 agosto scorso” spiega Graziano. “Pensiamo ad un puzzle: ogni tessera è il territorio interessato dai terremoti di agosto e di ieri, il contatto fra queste tessere del puzzle sono le faglie, cioè parliamo di uno stesso sistema composto da differenti faglie. Il sisma di ieri -spiega ancora il geologo- è generato da una faglia di questo sistema, il terremoto di agosto scorso da un’altra faglia di questo stesso sistema“. Graziano evidenzia inoltre che “le faglie appenniniche sono sismogenetiche, cioè sono tutte attive” e che “la scossa avvertita ieri alle ore 21,18 è una replica del terremoto delle 19,11 che ha però attivato gran parte delle faglie di quel territorio“. Ecco perchè “oggi la preoccupazione è che la sequenza sismica iniziata ieri sera possa sovrapporsi nello stesso tempo alla sequenza iniziata il 24 agosto e non ancora terminata“.

 

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