Terremoto, scossa magnitudo 3.7 ai Castelli Romani: paura a Roma nella notte [MAPPE e DATI]

Un forte terremoto ha colpito Roma nella notte, creando il panico tra la popolazione: gente in strada e tanta paura. Aggiornamenti in diretta
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Una forte scossa di terremoto di magnitudo 3.7 ha colpito Roma alle 22:43 con epicentro a 3km da Colonna, nella zona dei Castelli romani, ad una profondità di 9.3km. Il sisma e’ stato avvertito in diverse zone di Roma, soprattutto nei quadranti Est e Sud. Tanta paura tra la popolazione che si è riversata nelle strade in preda al panico. Numerose le segnalazioni al 112. A Colonna e nella stessa Roma sono in corso delle verifiche da parte della Protezione Civile. Non sono segnalati crolli o danni a persone, anche se alcuni edifici sarebbero stati lesionati con apertura di crepe in base alle prime segnalazioni. Sospesa per verifiche e poi riaperta la Metro C.

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Sarebbe stato l’ipocentro poco profondo il responsabile della netta percezione della scossa, secondo quanto riferiscono gli esperti, e per questo sarebbe stata avvertita come di intensità maggiore. “Al momento, dalle prime verifiche effettuate, non risultano danni significativi a strutture o danni a persone. La situazione al momento e’ sotto controllo. Le verifiche proseguiranno nelle prossime ore, ma la situazione non ha registrato problematiche“, ha dichiarato il portavoce della Protezione Civile, Pierfrancesco Demilito.

In seguito alla scossa, il ministero per i Beni Culturali ha attivato l’unità di crisi per verificare eventuali danni al patrimonio culturale.

Alessandro Amato, sismologo dell’INGV, ha dichiarato che è presto per dire se c’e’ una sequenza in atto: “Finora non ci sono state altre scosse significative, c’è da aspettare per vedere se c’e’ una sequenza”, ricordando che nella zona dei Castelli romani dove e’ stato individuato l’epicentro si ritrova “un vulcano non più attivo ma che ha avuto nella storia dei terremoti importanti, non fortissimi ma dannosi”. “Famosa per i vulcani, questa zona ha una sua attivita’ sismica frequente e storicamente non sono mai avvenuti terremoti con magnitudo elevatissime“, ha detto all’ANSA il sismologo Carlo Meletti (Ingv). Il sisma più forte storicamente documentato risale al 1806, con una magnitudo stimata in 5,6, con danni abbastanza estesi sulle località più vicine.

Pericolosità e rischio sismico di Roma

Roma sorge in un’area dove avvengono terremoti, ma tutti di magnitudo medio-bassa e con bassa frequenza: per questo non può essere considerata una città con elevata pericolosità sismica. Le aree più sismiche sono quelle poste a sud, perché vicine ai Colli Albani, dove è presente una discreta attività sismica legata al vulcanismo di quest’area. Nella zona dei Colli Albani i terremoti hanno solitamente magnitudo medio-basse: è molto raro che avvengano terremoti di magnitudo Richter superiore a 4.0, anche se non da escludere.

Roma quindi non è sede di eventi sismici importanti, capaci di creare danni. La città è però esposta ai forti terremoti che avvengono sull’Appennino centrale. Bisogna considerare che alcune aree molto sismiche dell’Appennino sono situate a poche decine di chilometri dalla città. Ad esempio l’area di Avezzano, sconvolta da un terremoto di magnitudo 7.0 nel gennaio del 1915 (a Roma infatti ci furono danni).

Nella sua lunga storia Roma ha sofferto danni in occasione di terremoti importanti avvenuti sull’Appennino centrale. Le aree della capitale più esposte sono quelle situate ad est – perché più vicine all’Appennino – ma soprattutto i quartieri costruiti sui sedimenti alluvionali del fiume Tevere e del fiume Aniene. È risaputo infatti che i sedimenti alluvionali contribuiscono all’amplificazione delle onde sismiche. E buona parte dei quartieri di Roma sorge su sedimenti recenti del Tevere, in grado quindi di amplificare anche di molto le onde sismiche.

Proprio per sottolineare la maggior pericolosità sismica dei quartieri meridionali ed orientali di Roma, nella classificazione sismica nazionale sono state create delle sotto-aree: la capitale è stata fatta ricadere in parte in una sotto-categoria della Zona 3 (Zona 3A), ed in parte in una sotto-categoria della Zona 2 (zona 2B). Inoltre la suddivisione sismica è stata fatta sulla base dei Municipi, vista la grande estensione del territorio comunale. Tuttavia attenzione alle aree suscettibili di amplificazione: proprio per questo si sta lavorando alla microzonazione sismica del territorio.

Il rischio sismico, a differenza della pericolosità, non prende in considerazione solo la probabilità che un terremoto avvenga, ma anche i danni che ci si attendono da un suo verificarsi. E in questo caso Roma, seppur non esposta come le città appenniniche del Centro Italia quali L’Aquila, Rieti e Terni, si mostra vulnerabile.

Innanzitutto per via del suo antichissimo patrimonio architettonico, spesso composto da edifici che hanno più di duemila anni di storia. In occasione di forti terremoti sull’Appennino, le antiche vestigia di Roma Antica sono state sempre danneggiate, e portano i segni di questi danneggiamenti. Il caso più eclatante è il Colosseo, di cui si conserva solo una parte a causa dei crolli del passato dovuti ad eventi sismici. Ma di esempi di vestigia danneggiate ce ne sono tantissimi, ben conosciuti agli archeologici.

In secondo luogo è emerso negli ultimi anni un problema di vulnerabilità degli edifici costruiti dagli anni ’50 in poi. Una vulnerabilità che si è fatta ancora più palese dopo gli eventi del 2016: dapprima il crollo di un edificio al Flaminio nel gennaio scorso, dovuto a lavori mal eseguiti, poi il crollo parziale di una palazzina a Roma Nord per fughe d’acqua.

Riassumendo quindi, anche se Roma non si trova in area altamente sismica, e non vive quindi una situazione di pericolosità come L’Aquila, Rieti o Terni, è vulnerabile ai forti terremoti che avvengono sull’Appennino. Quanto più forti e vicini alla capitale essi siano, quanto più vulnerabile si mostra la città. Il dato preoccupante è che l’ultimo evento molto forte avvenuto vicino Roma è il terremoto di Avezzano del 1915: a quel tempo però la città era ancora molto modesta come dimensioni, e non esistevano le sterminate periferie oggi presenti. Il tema della vulnerabilità degli edifici romani sta diventando sempre più di attualità dopo i crolli parziali avvenuti nel 2016.

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