Un vero ed elusivo “nanetto” dei boschi calabresi, il Picchio rosso minore [FOTO]

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Di Gianluca Congi – Un frenetico e insistente tambureggiare si fa eco tra i tronchi del pacifico bosco, la primavera ancora non è arrivata ma c’è un minuscolo uccello che ha già ben pensato di delimitare il proprio territorio con un duplice intento: attirare l’attenzione della futura compagna e al contempo tenere a bada gli eventuali concorrenti; la potenziale relazione amorosa, servirà, come istinto primordiale, ad alimentare la sopravvivenza della specie, così come avviene da epoche immemorabili. Il Picchio rosso minore (Dendrocopos minor) è un piccolo picchio di appena 14-15 cm di lunghezza, con un peso che non arriva ai 25 grammi e un’apertura alare di massimo 24-29 cm. Si tratta di una specie prevalentemente sedentaria, nidifica nella più varia tipologia di boschi, con preferenza per quelli decidui ma non disdegna i frutteti, i castagneti vetusti, gli ambienti ripariali, i giardini e i parchi urbani. Non vi è dubbio che prediliga in ogni caso, gli ambienti aperti intervallati dalla vegetazione arborea, meglio se rappresentata da essenze caducifoglie. In Italia vive con una popolazione stimata in 3.000-6.000 coppie, le sue tipiche abitudini schive, facilitate anche dalle ridotte dimensioni, probabilmente ne sottostimano la reale consistenza, in particolar modo in alcuni settori dell’Appennino. Questo piccolo picchio è diffuso dalle Alpi agli Appennini, con esclusione d’importanti settori quali l’Italia Nord-orientale, la Puglia e le Isole maggiori. In Calabria, il Picchio rosso minore, trova il limite meridionale estremo della sua diffusione nel nostro Paese. Si riconosce molto facilmente rispetto al ben più diffuso e comune Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), sia per le ridotte dimensioni sia per la diversa livrea, che sul dorso si mostra nera barrata di bianco, con parti inferiori chiare e, fianchi solitamente striati di scuro e assenza di rosso sul ventre. La fronte è bianco sporco mentre sul capo è evidente anche un ampio spazio bianco. Solo nei maschi è riscontrabile una visibile macchia vermiglia sul vertice (nelle femmine è di colore nero). Il Picchio rosso minore è un autentico spazzino degli insetti dannosi del legno, al pari degli altri Picidae. Scruta con certosina pazienza oltre che con meticolosa attenzione, ogni millimetro della corteccia degli alberi, in cerca di insetti xilofagi, formiche e ragni che si annidano tra le fessure del legno, spesso non disdegna bacche o gherigli di noci. Questo picchio nidifica naturalmente sugli alberi, all’interno di minuscole cavità, con un foro d’ingresso non più grande di 3 – 3,5 cm, date le sue ridotte dimensioni. Il nido è situato molto spesso sui rami secondari delle piante, ma anche sui tronchi, in un caso l’ho trovato nidificante in una struttura lignea artificiale. In Calabria è presente in tutte le aree montane e collinari della regione, spingendosi pure in diverse zone di pianura dove è presente vegetazione decidua. Le mie osservazioni nella Calabria centrale (Marchesato, Sila e Presila crotonese – catanzarese e cosentina) l’hanno evidenziato nel periodo riproduttivo dai circa 200 metri fino ai quasi 1500 metri di quota. Si riproduce regolarmente nei pressi della cittadina di San Giovanni in Fiore (Cosenza), in un sito a poco meno di 1000 metri s.l.m. dove da molti anni, in ogni primavera, seguo alcune coppie che sistematicamente nel mese di maggio involano i piccoli ancora assistiti dai genitori fino alla prima decade di giugno. In quest’ambiente periurbano, l’esistenza di un frutteto alternato a un’ampia porzione di alberi a Robinia pseudoacacia, rappresentano la nicchia per la specie, che nidifica, invece, sfruttando un vecchio Castagno secolare, a dimostrazione, dell’importanza degli alberi maturi e stramaturi per le comunità ornitiche e per la biodiversità più nel complesso. La principale minaccia per questo minuscolo picchio, come del resto per tantissime altre specie tipicamente forestali o legate agli alberi, oggi è rappresentata dalla trasformazione e distruzione dei siti riproduttivi, dall’asportazione di tronchi secchi e marcescenti, dai tagli abusivi e scriteriati, dagli interventi silvoculturali e dai tagli attuati nel periodo di nidificazione. In alcuni ambienti europei, si è notato che ad esempio, l’ampia conversione di alcuni boschi decidui in foreste di conifere, ha rappresentato la perdita dell’habitat d’elezione con la conseguente rilevante rarefazione del piciforme in questione. In Sila Grande, su 12 siti riproduttivi censiti, che seguo più o meno regolarmente da un decennio a questa parte, l’ambiente principale è costituito per il 70% da boschi decidui – ambienti ripariali (ontani, pioppi e salici) o con presenza di vegetazione mista, mentre nel restante 30% si ha la prevalenza di pinete ma, tranne un solo caso, intervallate sempre da spazi aperti con presenza di alberi caducifogli, per cui l’elemento forestale delle aghifoglie non è quasi mai esclusivo. Il Picchio rosso minore, come già evidenziato, è assente da molte regioni e vasti territori d’Italia; resta da definire con esattezza l’areale distributivo in particolar modo sulle Alpi, in alcuni settori della Pianura Padana come del resto anche in molte zone degli Appennini; di certo, nell’Italia centrale e nell’estremo Meridione con Calabria in testa, la specie è storicamente nota oltre che nidificante. Alle porte di Cosenza, Rende, Zumpano, San Giovanni in Fiore, Savelli, Caccuri, Soveria Mannelli e altri piccoli e grandi centri urbani, questa specie negli ultimi anni ha fatto una silenziosa ma graduale comparsa. Su diversi settori della Sila, adesso è certamente in espansione, specie nell’area pedemontana, conquistando nuovi spazi e diverse tipologie di habitat. Il Picchio rosso minore, al pari di tutte le altre specie di picchi, appartiene agli uccelli particolarmente protetti dalla vigente normativa per cui è severamente vietato ucciderli, detenerli o catturarli. In questi giorni di metà febbraio, sembrerà strano ai tanti, ma i picchi rossi minori sono già in attività, specie con le belle giornate. All’orecchio attento, non sfuggirà certamente di ascoltarne il canto e il tambureggiamento, che seppur debole rispetto ad altri Piciformi, balza con un ritmo costante e una durata di 1,2-1,8 secondi. Timidi ma decisi segni di avvertimento per gli altri simili: quel territorio è occupato, attenzione!

Gianluca Congi © – www.gianlucacongi.it

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