I viaggi interstellari: l’uomo riuscirà un giorno a raggiungere altre stelle?

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CREDIT: David A. Hardy

Se anche gli esseri umani riuscissero un giorno a costruire un’astronave interstellare capace di raggiungere altre stelle, saprebbe dove dirigersi? Gli scienziati si sono incontrati nel week-end per discutere di un’eventuale pianificazione qualora la cosa fosse possibile. Ne è venuto fuori che la principale priorità di scelta sarebbe la possibilità che questa stella possa avere un sistema planetario capace di ospitare la vita. Uno degli obiettivi a cui servirebbero i viaggi interstellari sarebbe proprio quello di risolvere il quesito più grande della storia dell’umanità: “siamo soli nell’universo?”.  Gli esperti quindi opterebbero da subito per alcuni pianeti che siano alla giusta distanza dalla stella affinchè ci possano essere le condizioni per un’eventuale popolazione aliena. Ma avere pianeti adatti ad ospitare la vita non sarebbe però l’unico requisito fondamentale. Un altro criterio molto importante è la distanza dell’eventuale sistema planetario dalla nostra Terra. Naturalmente maggiore sarebbe la sua distanza, più difficile sarebbe raggiungerlo. La stella più vicina a noi è Alpha Centauri, distante “solamente” 4,4 anni luce dal nostro sistema solare. Tuttavia, sapendo che un anno luce equivale a 10.000 miliardi di Km ci rendiamo subito conto che anche in questo caso le difficoltà al momento sono insuperabili. Attualmente l’oggetto artificiale più lontano da noi è la sonda Voyager, che al momento sta viaggiando a 61.000 Km/h e si trova alla periferia del nostro sistema solare. A primo impatto potrebbe sembrare una velocità elevatissima se considerassimo le velocità a cui siamo abituati sulla Terra, ma tenendo in considerazione queste distanze, ci accorgiamo come sia ancora troppo, ma troppo piccola. La luce viaggia a 300.000 Km/s, e per arrivare sino a noi ci impiega ben 4 anni e mezzo circa. Capiamo quindi che per una vera missione interstellare gli scienziati dovrebbero sviluppare nuovi mezzi di propulsione, magari a propulsione nucleare.  Un gruppo di lavoro da parte della fondazione  Tau Zero e la Società interplanetaria britannica, si sono riuniti per progettare una navicella interstellare. Questa prima missione potenziale non avrebbe portato l’uomo a bordo, ma avrebbe avuto lo scopo di inviare sonde robotiche per indagare su una stella vicina e dintorni. Il progetto Icaro ha scelto di darsi un termine di 100 anni, il che significa che la sonda deve essere in grado di raggiungere la sua destinazione all’interno di un secolo o preferibilmente prima, dal lancio. I progettisti Icaro si stanno concentrando sulla costruzione di una navicella spaziale a propulsione nucleare, che sperano sarebbe in grado di viaggiare fino al 15 per cento della velocità della luce. Di questo passo, il punto più lontano che la nave spaziale potrebbe raggiungere in 100 anni sarebbe di circa 15 anni luce. Una distanza che lascia tante opzioni di scelta. Entro 15 anni luce dal Sole ci sono infatti 58 stelle conosciute in 38 sistemi stellari separati. Di queste 58 stelle, 2 sono note per avere al loro seguito un sistema planetario lungo l’orbita.  Una è chiamata Epsilon Eridani e dista 10,5 anni luce di distanza. E’nota per avere un pianeta con massa superiore di 1,5 quella di Giove, e un disco di polvere attorno ad essa suggerisce che ce ne siano altri, più piccoli. La seconda è chiamata GJ 674. Dista 14,8 anni luce dalla Terra, che è quasi al limite della destinazione prevista, ma che potrebbe ancora rientrare in un eventuale progetto futuro. Senza dimenticare Alpha Centauri, attorno alla quale non sono ancora stati scoperti dei pianeti, ma che non è detto che non ci siano. Certo, il fatto che sia così vicina e che non ne siano stati scoperti, vuol dire che le probabilità che non ci siano davvero è molto alta. Insomma, questi discorsi ci sembrano un tantino fuori luogo, forse affrettati, o forse da pazzi. Ma un tempo nessuno avrebbe scommesso che l’uomo potesse guardare la Terra dall’esterno o potesse raggiungere la Luna. Senza dubbio saranno forse i nostri pronipoti a beneficiarne, ma chissà, forse davvero un giorno potremo ammirare da vicino altri sistemi planetari.

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