Transito di Venere sul Sole: partite le prime spedizioni osservative

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Credit: NASA

Non sempre un evento astronomico è visibile nel corso di una vita, e talvolta perdere un’occasione vuol dire non avere una seconda possibilità di osservazione. E’ il caso del transito di Venere del 5-6 Giugno 2012, un evento molto raro che tornerà a rendersi visibile soltanto nel 2117. Si verifica solo quattro volte in 243 anni, tuttavia la distanza tra gli eventi è molto irregolare. Fortunatamente a differenza del cono d’ombra di un’eclissi che si rende visibile soltanto in uno stretto e fugace sentiero, il transito di Venere avrà una durata di 6 ore e mezza e sarà visibile da oltre metà della superficie terrestre. Le aree favorite per le osservazioni saranno l’Asia e l’Australia orientale, l’Alaska, la Nuova Zelanda e tutto il Pacifico ad ovest delle isole Hawaii. Queste zone di mondo avranno l’esclusiva di poter osservare tutto il transito. Ma questa volta lo spettacolo sarà visibile anche dall’Europa, e quindi dall’Italia. Al mattino del 6 Giugno, al sorgere del Sole, il pianeta Venere starà già transitando sul disco del Sole, e ne uscirà alle 6:55. Venere apparirà come una sagoma nera ampia 58 secondi d’arco, circa il 3% del diametro solare. Dimensioni che consentiranno la visione anche senza l’ausilio di alcuno strumento ottico, purchè si faccia utilizzo di un filtro adeguato per proteggere la vista. E’ assolutamente sconsigliato osservare il Sole non facendo uso di filtri che evitino danni anche permanenti alla retina. Ideale sarebbe utilizzare un vetro da saldatura, facilmente reperibile nelle aziende specializzate. Ma anche utilizzare la tecnica del cartoncino bianco, dove la luce dello strumento utilizzato viene riflessa e focheggiata a seconda della distanza dall’oculare. Un filtro in Mylar da anteporre all’obiettivo di un telescopio è la soluzione migliore di osservazione per i possessori di questi strumenti. Diffidare dai filtri venduti in dotazione che si avvitano all’oculare dello strumento. Non utilizzare semplici occhiali da Sole o polarizzatori.

Credit: NASA

La prima nota osservazione di un transito di Venere si verificò il 4 Dicembre 1639. Un giovane astronomo inglese  Jeremiah Horrocks, predisse l’evento dopo i calcoli di Giovanni Keplero. Horrocks informò tempestivamente i suoi amici e li spinse ad osservare l’evento con la massima cura. Sapeva che il transito avrebbe fornito agli astronomi la possibilità di misurare il diametro apparente di Venere, un compito quasi impossibile da raggiungere in qualsiasi altro momento, a causa dell’intenso bagliore del pianeta. Ma l’astronomo perse l’occasione di scrivere la storia in quanto individuò il transito del pianeta con un piccolo telescopio rifrattore soltanto mezz’ora prima del tramonto. Anni dopo Edmond Halley, noto scopritore dell’omonima cometa, si rese conto che l’evento rappresentava un’occasione per poter determinare la distanza di Venere, e quindi del Sole e degli altri pianeti conosciuti. Questo portò l’astronomo a una vera e propria spedizione per gli eventi del 1761 e del 1769. Tra questi vi era l’osservatore francese Guillaume Le Gentil, il quale viaggiò molto per recarsi nei luoghi più opportuni, ma sbagliò i suoi calcoli, e la sua missione fallì. Il capitano James Cook ebbe invece più fortuna, visto che riuscì ad osservare il transito nel 1769 da Tahiti in un luogo oggi conosciuto come punto di Venere. Molti osservatori moderni, suddivisi tra professionisti e astrofili, si stanno già recando da ogni parte del mondo nell’area del Pacifico per osservare l’intero evento. Altri sono già in viaggio per Tahiti per osservare il transito dal punto in cui il capitano Cook osservò il fenomeno prospettico 2 secoli e mezzo prima. Altri si dirigeranno verso le isole Hawaii, dove lo spettacolo si concluderà mezz’ora prima del tramonto. Naturalmente la riuscita delle osservazioni non dipenderà solo dall’area scelta, ma anche dalle condizioni meteorologiche di quel giorno. Ed ecco che in molti stanno scegliendo l’area anche in relazione alle medie climatiche di soleggiamento, che nel caso del Queensland, è pari in media al 90% di tutto il mese di Giugno. Insomma, un evento che affascina anche maggiormente di un’eclissi, se non altro per la rarità con cui si ripresenta.

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