Analisi tecnica del tornado che ieri si è abbattuto sulla laguna di Venezia e caratteristiche delle trombe d’aria italiane

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Mentre le regioni meridionali e le isole maggiori sono rimaste inglobate dalle propaggini più settentrionali dell’anticiclone sub-tropicale nord-africano, le regioni del nord, in particolare il nord-est, sono rimaste in balia dell’umido, instabile e fresco flusso oceanico che è stato pilotato da un ampia circolazione depressionaria collocata fra il nord-est della Francia e il nord del Belgio. Queste infiltrazioni di aria umida e fresca in quota, provenienti dai quadranti occidentali, scorrendo sopra lo strato di aria più calda e umida preesistente nei bassi strati, hanno inasprito il “gradiente termico verticale”, agevolando lo sviluppo di intensi moti convettivi che hanno alimentato grandi cumulogenesi. Molte di queste cumulogenesi, cresciute nel giro di pochissime ore, sono poi sfociate in diverse Cellule temporalesche e nuclei convettivi che nella giornata di ieri hanno interessato diverse aree del Veneto, spostandosi nel pomeriggio, in seno ad un teso flusso sud-occidentale in quota,verso l’alto Adriatico e la Croazia, dove si sono verificati forti rovesci temporaleschi, con grandinate e colpi di vento. I temporali più intensi, nel corso della mattinata di ieri, hanno colpito le coste del Veneto, ed in particolare la zona del veneziano e la laguna di Venezia, con forti scrosci di pioggia, chicchi di grandine e colpi di vento che hanno preceduto e accompagnato il sistema convettivo che procedeva verso l‘alto Adriatico.

Poco prima delle 11:00 dalla base, piuttosto bassa, dell’esteso Cumulonembo temporalesco che sovrastava la laguna di Venezia si è venuto a formare dapprima una “nube ad imbuto” che ha cominciato ad ingrossarsi fino a toccare la superficie della laguna, divenendo un grande “Waterspout”, molto ben pronunciato, che da molti osservatori sul posto e dalla stessa città di Venezia è stato scambiato per un vero e proprio tornado, come quelli che si formano spesso lungo le grandi pianure centragli degli Stati Uniti. La grande tromba d’aria si è formata nello specchio d’acqua antistante l’isola di Sant’Elena e ha poi colpito in pieno l’isola, provocando ingenti danni alle colture arboree e alle abitazioni. Il vortice ha investito pure il locale diporto velico dell’isola, dove i vigili del fuoco sono dovuti intervenire per mettere in salvo circa quindici bambini, molti di questi stavano seguendo il corso di vela, che si erano rifugiati all’interno di un container che è stato spostato dal vento per ripararsi dalla tromba d’aria. La furia del vento ha scoperchiato il tetto della biglietteria Actv.

La Cellula temporalesca che ha originato la tromba d'aria sul veneziano

Dopo aver devastato Sant’Elena il “Waterspout” si è poi spostato verso nord-est, seguendo cosi lo spostamento della Cellula temporalesca (e quindi del temporale) che lo ha generato, andando ad investire altre isole della laguna veneziana, fra cui l’isola di Sant’Erasmo e Punta Sabbioni, dove sarebbero stati registrati diversi danni, con decine di alberi sradicati e persino un muro di cinta abbattuto. Molte imbarcazioni sono state sollevate per aria e scaraventate a diversi metri di distanza. Durante il suo passaggio la navigazione è stata temporaneamente sospesa in molti punti della laguna per circa 15-20 minuti. Evolvendo verso nord-est il grande vortice si poi progressivamente indebolito fino a dissiparsi quasi del tutto. Fortunatamente, malgrado gli ingenti danni nelle principali isole della Laguna, la grande tromba d’aria non ha provocato ne feriti e neppure vittime. Inoltre ha risparmiato la città di Venezia, evitando di cagionare enormi danni e feriti. In molti hanno usato il termine “tornado” per descrivere il fenomeno che ha generato molta apprensione nella città lagunare che non è nuova a fenomeni vorticosi, anche se sono molto rari quelli di queste dimensioni.

Trombe marine gemelle

Analizzando i numerosi documenti fotografici e i tantissimi video pubblicati sul web, da veneziani e turisti sorpresi dall’improvvisa manifestazione del singolare fenomeno, possiamo dire che il vortice che si è originato sopra la laguna di Venezia è identificabile in un “Waterspout” di grosse dimensioni o un piccolo tornado non mesociclonico, particolarmente potente e ben alimentato, soprattutto nei minuti iniziali, durante il passaggio sull’isola di Sant’Elena, poi muovendosi verso nord-est ha cominciato a perdere potenza. Questi piccoli tornado, più comuni di quanto si possa pensare nella pianura Padana durante il periodo estivo, seguono quindi l’evoluzione di un normale temporale o di semplici Cellule temporalesche, come quella che ieri è passata su Venezia. Rispetto ai veri Twister nord-americani sono poco duraturi, spesso di scarsa intensità e si spostano lentamente, per esaurirsi nel giro di 15-20 minuti seguendo il corso del temporale. Nonostante ciò questi vortici sono in grado di provocare danni significativi o persino uccidere persone, per cui anche in assenza di “Wall Cloud” non è escluso che si possano formare questi vortici cosi grossi, ma pur sempre di dimensione ridotta rispetto ai comuni “tornadoes” statunitensi. Bisogna anche tenere presente che a differenza dei tornado normali questi non hanno alcun tipo di riscontro visivo (“Wall cloud“) e al radar (presenza del Mesociclone, con il classico uncino). Di solito i “Waterspout”, come quello visto in laguna, si originano durante la fase di sviluppo e maturità delle singole Celle e delle Celle più giovani inserite in un più ampio sistema Multicellulare, quando le corrente ascendenti prevalgono sui moti discendenti.

L'impressionante vortice che ieri ha attraversato la laguna di Venezia

Caratteristiche e particolarità dei fenomeni vorticosi che interessano il territorio italiano

In Italia, come su buona parte del continente europeo, i fenomeni vorticosi sono tutt’altro che rari. Sul nostro paese, visto la particolare disposizione orografica, l’intero territorio nazionale quasi ogni anno è soggetto al passaggio di fenomeni vorticosi di debole e media intensità, F-0 F-1 F-2 sulla scala Fujita, ben più rari sono gli eventi sopra i F-3 che per nostra fortuna si ripetono dopo svariati anni. L’area di massima formazione, tra la tarda primavera, l’estate e l’inizio dell’autunno, è proprio la pianura Padana, la costa fra Veneto e Friuli, dove gli avvistamenti dei fenomeni vorticosi sono molto frequenti. Le situazioni sinottiche ideali alla formazione dei fenomeni vorticosi sulla pianura Padana si ottengono solitamente in presenza di richiami d’aria calda e molto umida da SO e S-SO, mentre da Ovest o da NO, avanza un fronte freddo o un nucleo di aria più fredda in quota che scorre sopra l’aria calda e molto umida preesistente nei bassi strati, scalzandola verso l’alto e originando le forti turbolenze che favoriscono l’esplosione dei Cumulonembi.

Durante l’autunno e l’inverno invece sono comuni i cosiddetti “Waterspout” che molto spesso si osservano durante il passaggio delle intense “Squall line pre-frontali” fra l’area del golfo di Genova, le coste tirreniche e adriatiche e lo stretto di Messina. In sostanza qualunque moto ascendente che sia rapido e che abbia diverse velocità ai vari livelli troposferici è potenzialmente carico di moti vorticosi, che possono poi rappresentare un buon potenziale per produrre delle possibili trombe d’aria. La stragrande maggioranza dei fenomeni vorticosi che si vedono in Italia sono originati da “Shelf Cloud” molto attive e ben formate. In questi casi il moto rotatorio che forma la tromba d’aria viene innescato dal “Downdraft”associato alla precipitazione. In genere se il “Downdraft” annesso non ha intensità omogenea lungo tutta la “Shelf Cloud” essa può subire una inclinazione o addirittura una frattura per la diversa spinta da esso generato. L’inclinazione della “Shelf Cloud” può essere cosi spinta che una parte di essa può arrivare a toccare il suolo formando una tromba d’aria. L’evoluzione del fenomeno è cosi rapida che sovente si osserva la tromba d’aria già formata e sviluppata. In altre occasioni, ben più rare, le trombe d’aria o i “Waterspout” che si generano in seguito a forti turbolenze proprie della “Shelf Cloud” che riescono a sfondare e a raggiungere il suolo. Il moto rotatorio necessario per la formazione della tromba d’aria viene quasi generato dalla linea di demarcazione esistente tra la corrente ascensionale e quella discendente che non sempre origina “Shelf Cloud”. La linea di demarcazione insiste fino a quando la Cella convettiva è attiva da avere contemporaneamente forti moti ascensionali e discendenti.

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