Ecco il vademecum per l’albero di Natale più ecologico

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albero_nataleIl Natale si avvicina e per i più eco-sensibili si affaccia il solito dilemma: è più ecologico un albero sintetico o uno naturale? “L`albero finto può rappresentare la soluzione più `eco` se viene riutilizzato ogni anno e per più generazioni, altrimenti è senz`altro meglio un albero vero. Basti pensare che per produrre un albero finto si emettono 23 kg di anidride carbonica (CO2), mentre gli alberi coltivati assorbono CO2 nella misura di circa 47 grammi per pianta e un ettaro di vivaio produce ossigeno per 45 persone”. A spiegarlo è Antonio Brunori del Pefc Italia, il sistema di certificazione per la gestione forestale sostenibile più diffuso al mondo, nonché consulente del progetto Europeo Forest in The World promosso in Italia dalle ong Cisv, Cospe e Gvc.
Complessivamente in Italia, considerando che verranno acquistati più o meno 6 milioni di alberi veri, l`effetto positivo per l`ambiente è la cattura di 282 tonnellate di CO2. L`acquisto stimato di circa mezzo milione di alberi finti di plastica all`anno provoca invece – conclude la Coldiretti – la liberazione di 115 mila tonnellate di CO2, pari all`inquinamento provocato da 6 milioni di chilometri percorsi in auto.
“Senza contare il problema dello smaltimento rifiuti nel caso dei materiali sintetici”. Gli alberi di Natale di plastica sono ottenuti con materiali che comprendono anche varie leghe metalliche e plastiche tipo polivinilcloruro (Pvc) e polietilene tereftalato (Pet). Oltre a un notevole consumo di energia nel processo di produzione, ciò comporta inquinamento durante la fabbricazione, il trasporto e lo smaltimento dell’albero. La plastica impiega oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente.
“L`ideale sarebbe addobbare le piante vive che si hanno a disposizione in giardino, ma ovviamente non tutti ne hanno la possibilità” ha continuato Brunori. “Se si opta per l`acquisto di alberi naturali, va tenuto presente che quelli di origine italiana (abete rosso e bianco) derivano per il 90% da coltivazioni specializzate che danno lavoro a oltre 1.000 piccole aziende agro-forestali, creando un`economia integrativa per molte famiglie nelle aree marginali di Alpi e Appennini”. Il restante 10% è costituito da alberi venduti senza radici (che quindi non si possono ripiantare per l`anno successivo) ricavati dai lavori di sfoltimento e pulitura dei boschi, utili a migliorare l`assetto idrogeologico del territorio”.
I circa 6 milioni di abeti acquistati quest’anno dalle famiglie ha un valore stimato in 150 milioni di euro [dati del Corpo Forestale dello Stato, ndr]. Una volta comperato l’alberello, però, i problemi non sono ancora finiti: occorre prendersene cura in modo da conservarlo e poterlo riutilizzare in futuro. Perciò la Coldiretti ha elaborato un decalogo con tutti i “trucchi” per un corretto uso dell`abete. L’obiettivo è favorire il vero abete, contro l’accumulo di plastica, di rifiuti e di oggetti usa-e-getta.
1) Acquistare l’abete qualche giorno prima, in modo che possa adattarsi al meglio all’ambiente domestico.
2) Prima di acquistare l’albero, è bene decidere il posto ideale in cui metterlo, prendendo bene le misure.
3) Se ci rivolgiamo ad un vivaio non pretendiamo l’albero perfetto, è inutile che cerchiamo un albero senza difetti e con rami della stessa lunghezza. Non esiste! 4) L’abete perde aghi e il fatto che succeda non significa che sia vecchio.
5) Una volta portato a casa, è bene sistemare l’albero in un luogo luminoso, fresco e possibilmente lontano da fonti di calore.
6) Cerchiamo di addobbarlo a ridosso del 24 dicembre ed evitiamo di appesantirlo troppo, rischieremmo di rompere i rami.
7) Teniamo presente che l’abete è una pianta viva, che ha bisogno di respirare: non usiamo la neve spray.
8) Poiché si parla di una pianta viva, manteniamo la terra umida, aiutandoci con un nebulizzatore, ma solo se non abbiamo messo le luci colorate.
9) Una volta finite le feste, mettiamolo su un balcone o piantiamolo in giardino.
10) In alternativa, se non possiamo più tenerlo, doniamolo ai centri di raccolta indicati dai vivaisti, dai Comuni o dal Corpo Forestale dello Stato.
Infatti, se non c’è lo spazio per piantarlo e recuperarlo l`anno dopo, “niente paura” rassicura Brunori, “alcuni vivai o grandi negozi prevedono di ritirare l’albero di Natale una volta finite le feste; in alternativa, possiamo donarlo ai centri di raccolta indicati dai vivaisti, dai Comuni o dal Corpo forestale dello Stato”.
Un`altra possibilità, suggerita da Wwf e Greenpeace, è ricorrere ad alberi realizzati con materiale riciclato o attraverso il fai-da-te, ad esempio recuperando i rami provenienti dalla potatura dei nostri boschi.

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