Aereo scomparso: due segnali prolungati dal fondo dell’oceano rilanciano le speranze

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aereoDue segnali prolungati, captati dal fondo dell’Oceano Indiano, hanno rilanciato oggi le speranze di individuare le scatole nere del volo MH370, scomparso un mese fa con 239 persone a bordo. Dato che le frequenze sono “compatibili” con gli ultrasuoni degli apparecchi che potrebbero custodire la chiave del mistero, la scoperta e’ stata definita “molto incoraggiante” dal coordinatore australiano delle ricerche. I segnali sono stati intercettati ieri dalla nave australiana “Ocean Shield” per una durata prolungata: il primo per circa due ore e 20 minuti, mentre quello successivo – il contatto era stato perso dopo una virata della nave – e’ stato ascoltato per 13 minuti. “Nel secondo segnale, erano udibili due distinti segnali acustici. Cio’ sarebbe compatibile con le trasmissioni sia del registratore dei dati di volo sia di quello della voce in cabina”, ha detto Angus Houston, l’ex capo dell’aeronautica australiana, ora a capo della task force multinazionale impegnata nella laboriosa procedura di recupero del Boeing 777-200 della Malaysia Airlines. La “Ocean Shield” sta ora cercando di captare di nuovo i segnali ed e’ quindi rimasta nella zona, circa 1.600 km a nord-ovest di Perth (Australia occidentale), nella parte nord dell’area di ricerca identificata dagli esperti come il punto piu’ probabile in cui si presume sia precipitato l’aereo. Si tratta di una zona distante 550 chilometri da quella in cui venerdi’ e sabato una nave cinese aveva captato – con strumenti alquanto artigianali in confronto a quelli degli australiani, si notava dalle immagini – due segnali piu’ brevi ma comunque dalla frequenza identica a quelli di una scatola nera. Dato che la batteria di quegli apparecchi dura circa un mese, si potrebbe gia’ essere fuori tempo massimo: oggi e’ il giorno numero 31 dalla scomparsa del Boeing. Indonesia Malaysia PlaneUna volta fuori uso, le scatole nere potrebbero comunque tecnicamente essere ritrovate grazie ai sonar montati sulle navi impegnate nella ricerca. Houston ha pero’ messo in chiaro che qualsiasi operazione di recupero rischia di essere lunga. Intanto serve una conferma ulteriore che quei segnali siano davvero relativi al MH370. Inoltre, il fondale dell’oceano in quel punto e’ profondo quattro chilometri e mezzo, al limite della capacita’ di esplorazione degli appositi sottomarini. “Nelle profonde acque dell’oceano, niente accade velocemente”, ha concluso Houston. Ma se finora per la ricerca alle scatole nere era stata piu’ volte usata la metafora dell’ago e del pagliaio, anche data la difficolta’ dell’individuare almeno una zona dove iniziare a setacciare per davvero, i nuovi rilevamenti sembrano restringere lo spazio della ricerca. “Credo che abbiamo trovato il pagliaio”, ha detto oggi l’esperto di audio Paul Ginsberg alla Cnn. Definita un mistero “senza precedenti”, la scomparsa del volo MH370 e’ avvenuta con una successione di eventi che fanno pensare a una deliberata azione di dirottamento; l’ultima rivelazione, annunciata dalla Cnn, riguarda l’abile aggiramento dello spazio aereo indonesiano dopo l’improvvisa virata dalla rotta originaria. Le indagini sui passeggeri non hanno pero’ evidenziato alcun sospettato di terrorismo. La dinamica del volo – a partire dallo spegnimento manuale dei sistemi di comunicazione – fa presupporre un’elevata competenza da parte di chi controllava l’aereo in quel momento. Anche per questo, gli investigatori continuano a indagare in particolare sui due piloti, senza pero’ avere finora in mano niente di certo.

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