“In una grotta della Calabria batte il cuore di Zeus”: i geologi scendono nella pancia d’Italia

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Lamia1E’ in Calabria la “Grotta del Cuore di Zeus” dove nel sottosuolo si incontrano mitologia e geologia. Un vero museo naturale nel ventre dell’Italia con meravigliose e lucenti stalattiti e stalagmiti scolpite nel tempo, in compagnia di misteriose leggende e miti arcaici. Durante La Settimana del Pianeta Terra, ci inoltreremo nel ventre dell’Italia. Stiamo parlando della “Grotta della Lamia”, considerata ancora oggi la più grande ed estesa emergenza ipogea naturale nota nella provincia di Reggio Calabria. Un sito di rilevante interesse geologico, naturalistico ed antropologico”.

Lo ha affermato Serena Palermiti , Vice Presidente del Centro Studi per le Politiche Comunitarie e Territoriali di Reggio Calabria, annunciando la straordinaria geoescursione nell’ambito della Settimana del Pianeta Terra, grande kermesse con 152 eventi in tutta Italia ed organizzata dalla Federazione Italiana Scienze della Terra.  “La storia geologica della Terra d’Aspromonte è ancora più affascinante – ha proseguito Palermiti – se si ha la fortuna di ascoltarla, camminando con passi leggeri sulla sabbia bruna di antichi fondali marini, nei selvatici antri illuminati e in penombra di un’amena Grotta, quale quella della Lamia, collocata nella cosiddetta “Area Grecanica”, nel Comune di Montebello Ionico, a circa 900 metri s.l.m., alle pendici meridionali del Massiccio cristallino-metamorfico dell’Aspromonte.  Rivivremo quasi quel “tempo geologico” in cui il mare occupava questi luoghi, diversi milioni di anni fa’.

Lamia3L’incontro con la Lamia è ricco di giochi di luci ed ombre . Subito si ha la dimensione mitica   e leggendaria di questo straordinario sito . Qui la geologia e la memoria della Terra incontrano, con singolare e stupefacente sensibilità, quella dell’uomo, rendendo l’esperienza, di scoperta, di esplorazione e di conoscenza, unica nel suo genere.

Le rocce sedimentarie della Lamia si sono formate in un ambiente marino, quando i vari frammenti della storia geologica della Terra d’Aspromonte si erano già composti originando il Massiccio aspromontano che, a quel tempo però, non era ancora emerso, tranne per un lembo ridottissimo.

Successivamente al sollevamento tettonico dell’Aspromonte, così costituito, solamente 1.5 milioni di anni fa, è iniziata la lenta, costante e tenace azione erosiva da parte dell’acqua delle tenere rocce calcarenitiche e arenacee che affioravano in quest’area.

La Grotta della Lamia ha iniziato, quindi, a prendere forma; l’acqua proseguiva la propria azione erosiva e di trasporto, verso valle, dei nascituri granuli sabbiosi, facendosi spazio tra la roccia più consistente e cementata, generando fantasiosi meandri lungo il cammino e suggestive levigature sulla volta della grotta.

L’effetto, osservabile oggi, è di un mirabolante alternarsi e susseguirsi di meandri, anfratti, colonne, pilastri e grandi stalattiti; quest’ultime sono state rese candide dal carbonato di calcio che lascia sulla roccia una patina bianca e crea un affascinante contrasto con la terra scura depositata al suolo.

Sulle volte e sulle pareti si osservano raggruppamenti di conchiglie fossili, resti di quegli organismi marini, abitanti nell’antico mare d’Aspromonte, qui presenti in esemplari eccezionalmente grandi e ben conservati, prevalentemente del genere Pecten”.

Ed ecco la Leggenda

“Il termine “Lamia” attinge al mito e alle leggende. Lamia era, infatti, la mitologica e bellissima regina della Libia – ha concluso Palermiti –  figlia di Belo, che entrò presto nel cuore di Zeus da cui ebbe molti figli; una discendenza, questa, però invidiata da Era che non sopportando quest’amore scatenò l’incontrollabile odio contro i loro figli uccidendoli tutti ad eccezione di Scilla e Sibilla.

Così, Lamia, travolta dal dolore si trasformò in quello che mai avrebbe voluto essere…e si rifugiò nel buio delle grotte per il suo orribile aspetto. Per questa ragione, ci piace pensare che proprio alla Grotta della Lamia sia rimasto legato il “cuore di Zeus”. In quanto al toponimo, probabilmente i Greci, per il contrasto tra la bellezza e la paura generata dalle grotte, diedero alla località che le ospita il nome di “Lamia” quale ricordo del mostro mitologico.

E la “bocca” del mostro, infatti, la troviamo all’ingresso della cavità; una bocca che, nelle antiche storie tramandate dagli anziani dei paesi di Montebello e di Fossato ionico era in grado di inghiottire intere greggi…qualche altro racconta tutt’ora di cunicoli che arriverebbero addirittura all’abitato di Motta San Giovanni. Altri ancora affermano, invece, che le grotte si estendono in profondità fino a raggiungere il greto del fiume”.

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