Terremoto Toscana, l’esperto INGV: “lo sciame di oggi nel Chianti simile alle scosse del 19 dicembre”

MeteoWeb

intensityNella notte la Toscana è stata interessata da uno sciame sismico, ben 18 scosse, le più rilevanti di magnitudo 3.3 e 3.7, con ipocentro tra gli 8,5 ed i 10,9 km di profondità. La zona epicentrale è vicina a quella dello sciame sismico che si è verificato sempre in Toscana il 19 dicembre. In quel caso, la scossa più rilevante aveva raggiunto magnitudo 4.1.  Le scosse sismiche di stanotte si sono verificate di circa 5 km verso ovest alle zone  interessate di dicembre. In entrambi i casi sono state tutte scosse superficiali. Le 18 scosse, in particolar modo quelle superiori a magnitudo 3, sono state ben avvertite nelle zone circostanti l’epicentro, considerando che a Firenze, che dista 25 Km dall’epicentro, sono state avvertite dalla popolazione in modo ben distinto. Ciò che ha interessato gli esperti dell’INGV è l’analogia fra lo sciame del 19 dicembre e quello di stanotte, per quanto riguarda il movimento delle faglie terrestri. Proprio su questo aspetto si stanno concentrando le rilevazioni e gli studi dei sismologi, fra cui Alessandro Amato  che ha risposto alle domande di MeteoWeb.

terremoto firenze2Il meccanismo focale del movimento della faglia è analogo a quello della scossa del 19 dicembre, un meccanismo trascorrente ovvero un movimento laterale fra due blocchi distinti. Mentre , generalmente, in special modo per i terremoti appenninici il movimento è “verticalizzato” ossia le faglie tendono a muoversi da Nord a Sud. In Toscana, invece, sia nel caso di Dicembre che nel caso di stanotte, il movimento è appunto laterale. Nel caso in cui il movimento sia laterale, è un’importante elemento per i sismologi e geologi perché è possibile raccogliere quei dati che suggeriscono il grado di deformazione terrestre che subisce la zona. Il movimento delle faglie di tipo trascorrente, come appunto quello verificatosi in Toscana, sottopone la zona ad una deformazione di tipo “compressivo”, in parole meno tecniche e più semplici possibili, il territorio tende a subire una compressione verso la zona della fascia appenninica, ed invece una deformazione di tipo dilatativo (cioè tende ad espandersi)  in senso perpendicolare all’asse appenninica”. Questi dati, peraltro aggiunge il Dott. Amatosono perfettamente in linea con i dati rilevati a seguito di altre scosse sismiche verificatesi nel territorio toscano in passato”.

terremoto firenze5L’intuizione degli esperti di INGV dunque si rafforza anche dinnanzi ai nuovi dati rilevati a seguito del sisma di stanotte.  E sempre riguardo all’aspetto del meccanismo di movimento delle faglie, l’esperto afferma che “ancora, non è chiaro se la faglia oggetto dello sciame sismico di stanotte sia una continuità di quella del 19 Dicembre, se dunque sia un semplice allineamento tra due faglie o se , invece, si tratta a tutti gli effetti di un’altra faglia diversa, parallela a quella relativa al terremoto di dicembre.” L’esperto lascia intendere però che ciò sia in parte improbabile poiché se così fosse dovesse trattarsi di una faglia molto estesa, che comprenderebbe sia la zona colpita a Dicembre sia quella di stanotte e dunque una fascia chilometrica abbastanza estesa.

terremoto firenze3Generalmente, continua l’esperto, “si tratta di faglie di ridotte dimensioni. Il nostro lavoro in questi giorni verterà proprio su questo aspetto. Continuare a studiare i dati rilevati fino ad oggi per comprendere la deformazione terrestre”.  La regione della Toscana, per quanto riguarda la sua intensità sismica, è un territorio disomogeneo: “la zona che è più attiva dal punto di vista sismico è infatti quella lungo l’appennino tosco emiliano, al confine con l’Emilia e le Marche, in particolar modo nel Mugello, la Garfagnana e l’alta valle tiberina. La zona invece a sud della fascia appenninica, solitamente è stata interessata da scosse sismiche in modo non rilevante  e meno frequente. Unodei terremoti più importanti verificatesi nella regione risale al 1895, in cui il magnitudo sfiorò i 5.4 gradi: in quell’occasione i danni nella città di Firenze  ed in tutte le zone abitate furono rilevanti”. “Purtroppo, però, all’epoca dei fatti gli strumenti tecnici non erano sofisticati come quelli di oggi, dunque seppur utili nel rilevare i dati relativi all’epicentro o ipocentro e magnitudo, poco si sa ad oggi per quanto riguarda il movimento delle faglie e dunque la relativa deformazione del territorio che si è verificata all’epoca”. I terremoti del passato quindi poco possono aiutare gli esperti a compiere delle ricostruzioni più approfondite su ciò che si verifica negli strati più profondi della superficie terrestre. Non per questo essi devono essere considerati superflui ed inutili. Al contrario. Incrociando e combinando i dati relativi alla natura dei più recenti terremoti, come quello di dicembre e di oggi con quelli del passato, è possibile capire sempre in modo più approfondito ed analitico la natura del territorio, in questo caso quello toscano, e dunque possono essere importanti campanelli di allarme per far sì che non si abbassi mai la guardia.

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