Istat: si punta a città smart per migliorare la qualità della vita

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Tra i capoluoghi del Centro-sud Roma, Napoli e Bari conseguono performance superiori alla media delle grandi città

Puntare a citta’ e ambiti territoriali piu’ “smart” per avere una qualita’ della vita migliore. E’ questo l’orientamento che deriva dalle piu’ recenti indicazioni nazionali e comunitarie, che spingono le amministrazioni verso l’uso di strumenti di pianificazione e di forme di gestione integrati. Lo dice l’Istat nel suo rapporto annuale nel capitolo dedicato all’ambiente urbano. Si tratta di un approccio “organico” delle policy, trasversale rispetto al tradizionale approccio tematico all’obiettivo della qualita’ ambientale (inquinamento acustico e dell’aria o dotazione di aree verdi) e trasversale anche a quello settoriale all’erogazione di servizi ambientali (energetici, idrici, rifiuti e mobilita’ urbana). A questo scopo sono stati riclassificati sessanta indicatori di risposta secondo uno schema concettuale che considera sei aree di intervento: due trasversali, che considerano l’utilizzo degli strumenti di pianificazione e programmazione e le iniziative indirizzate a incrementare la trasparenza dei processi e la partecipazione attiva dei cittadini; due che mappano le scelte gestionali eco-sostenibili delle amministrazioni, applicative delle policy ambientali, e le azioni di self-governance eco-compatibili che i comuni prevedono per la gestione dei propri uffici e dei processi amministrativi; due focalizzate a descrivere le traiettorie smart delle citta’, considerando il contributo dell’innovazione tecnologica e dei progetti di innovazione eco-sociale alla qualita’ della vita e dell’ambiente nelle aree urbane. Per ciascuna delle aree considerate, viene proposta l’analisi della performance di alcune citta’, corrispondenti alle principali realta’ urbane nazionali, confrontabili con quella media e del complesso degli altri capoluoghi di provincia. In tema di pianificazione e programmazione ambientale si riscontrano carenze nell’applicazione delle normative e nell’aggiornamento e integrazione degli strumenti. Tale risultato deriva, ad esempio, dal mancato aggiornamento dello Strumento urbanistico generale (Sug) datato di oltre dieci anni in circa un terzo delle citta’ (incluse rilevanti realta’ metropolitane Torino, Trieste, Firenze, Reggio di Calabria e Catania) o dalla mancata approvazione di strumenti settoriali quali il Piano urbano della mobilita’ (Pum), approvato alla fine del 2013 nel 60 per cento dei capoluoghi con oltre 100mila abitanti, o il Piano d’azione per l’energia sostenibile (Paes), finalizzato a conseguire l’obiettivo della riduzione delle emissioni di CO2 e approvato da meno della meta’ delle citta’ (tra le grandi citta’ del Centro-nord, tutte tranne Milano, e nel Mezzogiorno solo Napoli e Bari). Considerando una misura complessiva che sintetizza la performance delle citta’ per questa dimensione (come per la generalita’ di quelle di seguito considerate), i grandi comuni del Nord, a eccezione di Trieste, mostrano un ricorso complessivo piu’ consistente all’utilizzo degli strumenti di pianificazione.

città smart1Tra i capoluoghi del Centro-sud Roma, Napoli e Bari conseguono performance superiori alla media delle grandi citta’. Rimanendo nell’ambito delle dimensioni trasversali, tra le iniziative che incrementano la trasparenza dei processi amministrativi e la partecipazione attiva dei cittadini si sta diffondendo l’utilizzo di strumenti di reporting ambientale e sociale quali il Bilancio sociale (redatto da 23 citta’ nel 2013) e il Bilancio ambientale (da 15) e di coinvolgimento diretto dei cittadini in forme di progettazione partecipata (76 citta’ le hanno gia’ applicate, 45 solo nell’ultimo anno). L’incremento della trasparenza amministrativa si rileva anche nella crescente diffusione di servizi on line, una pratica che si traduce anche in specifici benefici ambientali (per esempio, riduzione della congestione urbana). Le grandi citta’ sono particolarmente dinamiche in questo campo e hanno quasi tutte attivato almeno quattro tra i servizi considerati. Nell’ambito delle azioni volte a promuovere comportamenti individuali maggiormente sostenibili, e in un settore critico quale la gestione dei rifiuti, sono interessanti gli incentivi alla pratica del compostaggio domestico, applicati in 74 citta’. Il gruppo dei comuni con migliori prestazioni appare territorialmente piu’ variegato rispetto all’area precedente: alle ottime qualificazioni di Padova e Genova e di altre citta’ settentrionali si affiancano quelle di Firenze, Roma e Messina (tutte con posizionamenti sopra il valore medio dei grandi comuni); anche gli altri due capoluoghi veneti insieme a Catania, Bari e Palermo mostrano di aver investito per migliorare la trasparenza dell’amministrazione. Performance al di sotto della media risultano per citta’ del Nord (Milano e Trieste) e per citta’ del Mezzogiorno (Reggio di Calabria e Cagliari). Per la valutazione degli strumenti di programmazione settoriale sono state considerate alcune misure di eco-sostenibilita’: gestione ed erogazione dei servizi all’utenza e gestione dei processi amministrativi e delle strutture organizzative dei comuni. Sul versante della gestione dei rifiuti urbani, a fronte dell’ancora contenuto peso della raccolta differenziata (pari in media a meno del 40 per cento, e lontano dal target nazionale del 65 per cento previsto per il 2012), si registrano azioni intese ad agevolarla, quali ad esempio la raccolta porta a porta (realizzata nel 2013 in 101 capoluoghi), il ritiro su chiamata degli ingombranti (in 111) e la disponibilita’ di isole ecologiche (in 105 comuni). Uno dei settori dove si riscontrano maggiori carenze e’ quello dei servizi idrici. Anche se gli indicatori di utilizzo descrivono da oltre un decennio un miglioramento nei comportamenti di consumo dell’acqua potabile, le inefficienze sono comunque persistenti ed elevate (con dispersione delle reti mediamente superiore al 20 per cento in quattro comuni su cinque), e 14 comuni nel 2012 hanno fatto ricorso al razionamento nella fornitura dell’acqua potabile (tra le grandi citta’ Reggio di Calabria e Messina). Nel settore della mobilita’ urbana l’efficacia delle scelte strategiche, finalizzate ad aumentare la disponibilita’ di parcheggi e a incentivare la mobilita’ pedonale limitando la circolazione privata, risulta limitata dalla scala ancora ridotta della dotazione infrastrutturale: ad esempio quella dei parcheggi di scambio (disponibilita’ media di 18,7 stalli ogni mille auto) e delle aree pedonali (disponibilita’ media di 33,4 m2 per 100 abitanti). Il secondo fattore di gestione eco-compatibile si riferisce alle azioni di self-governance. Un numero crescente di citta’ rende i propri uffici e processi di gestione congruenti rispetto agli standard ambientali internazionali di settore (le certificazioni ISO 14001 e registrazioni EMAS sono conseguite dagli uffici delle amministrazioni o dagli enti partecipati, rispettivamente nel 36,2 e 9,5 per cento dei comuni, entrambe dall’8,6 per cento). Negli anni piu’ recenti le amministrazioni ricorrono, inoltre, agli acquisti verdi (Green public procurement) – pratica applicata nel 2013 negli acquisti di circa due terzi delle amministrazioni comunali – e applicano la raccolta differenziata nei propri uffici.

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