Smaltimento dei rifiuti radioattivi: il deposito nazionale per adeguarsi all’Europa, fondamentali gli aspetti geologici ed ambientali

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A Roma, venerdì 8 maggio 2015, all’Università la Sapienza il convegno “Il deposito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi: aspetti geologici ed ambientali”.

Per discutere degli aspetti tecnici legati allo smaltimento delle scorie nucleari, l’Ordine dei Geologi del Lazio e la Società Geologica Italiana hanno organizzato il convegno “Il deposito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi: aspetti geologici ed ambientali”, che si terrà a Roma, venerdì 8 maggio 2015, presso l’Aula 1 del Dipartimento di scienze della terra dell’Università Sapienza, a partire dalle ore 14.
Nonostante il nucleare come fonte energetica in Italia non esista più, sul nostro territorio esistono ancora 8 siti “nucleari”, tra ex centrali e centri di stoccaggio, che continuano a custodire materiale radioattivo. Inoltre ogni anno vengono prodotti diverse centinaia di metri cubi di rifiuti radioattivi nell’industria, nei laboratori di ricerca e soprattutto negli ospedali, dove si utilizzano per scopi diversi sostanze radioattive.
La Direttiva Euratom del luglio 2011, che istituisce un quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, prevede che gli Stati membri gestiscano autonomamente e smaltiscano i rifiuti nucleari nel loro territorio.
scorie nucleariIl deposito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, nel rispetto delle direttive europee, consentirà all’Italia di adeguarsi ai Paesi che da tempo hanno in esercizio sul loro territorio depositi analoghi, e di gestire sul territorio nazionale i rifiuti prodotti dallo smantellamento degli impianti nucleari esistenti, nonché quelli derivanti dalle quotidiane attività di medicina nucleare, dall’industria e dalla ricerca.
Si tratta di un’infrastruttura di superficie, con “barriere” naturali e ingegneristiche, progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali e secondo i più recenti standard Aiea, dove si prevede di mettere in sicurezza per 200-300 anni i rifiuti radioattivi a bassa e media attività prodotti in Italia. Rappresenta uno dei maggiori progetti infrastrutturali futuri dell’Italia, con un investimento previsto di circa 1,5 miliardi di euro.
Dei circa 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi di cui è previsto lo smaltimento, il 60% deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40% dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca. La realizzazione del deposito nazionale consentirà all’Italia di terminare lo smantellamento degli otto impianti nucleari esistenti, assicurando la gestione in un’unica infrastruttura dei rifiuti radioattivi attualmente stoccati in diversi depositi temporanei, non sempre sicuri, e di quelli prodotti da ospedali e industrie.

Insieme al Deposito Nazionale sarà realizzato il Parco Tecnologico: un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile.

“Il trasferimento dei rifiuti radioattivi in un’unica struttura adeguata – ha assicurato il presidente dell’Ordine dei geologi del Lazio Roberto Troncarelli – garantirà la massima sicurezza per i cittadini e la salvaguardia dell’ambiente, e permetterà di completare le attività di smantellamento delle centrali nucleari esistenti. I criteri per la localizzazione dell’impianto, elaborati dall’Istituto superiore per la protezione ambientale (ISPRA), sono per lo più geologici, proprio per assicurare che il sito che ospiterà il deposito sia esente da rischi naturali. Con questo incontro noi intendiamo preparare la nostra categoria a fornire il supporto tecnico che si dovesse rendere necessario per chiarire eventuali dubbi che avanzeranno gli Enti Locali o la popolazione interessati dall’ubicazione del Deposito. Questo perché la regione Lazio potrebbe rientrare tra quelle candidate ad ospitare il deposito proprio per le sue caratteristiche geologiche”.

La Sogin, società incaricata di localizzare, realizzare e gestire il Deposito Nazionale, ha elaborato la proposta di Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad ospitare il Deposito Nazionale che è attualmente al vaglio dei Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente, i quali hanno chiesto degli approfondimenti tecnici prima di dare il nullaosta.

“La pubblicazione della carta che individua i siti con le caratteristiche idonee ad ospitare il deposito in sicurezza – ha aggiunto Tiziana Guida, segretario dell’Ordine dei Geologi del Lazio – dovrebbe avvenire entro giugno di quest’anno. Una volta noti i siti idonei, si aprirà la fase della consultazione pubblica, e gli Enti Locali in cui ricadono potranno candidarsi per ospitare il Deposito. I geologi potranno dare il loro contributo anche per questo aspetto, oltre che, ovviamente, nella progettazione e realizzazione dell’opera”.

“Il tempo per la posa della prima pietra – conclude il presidente Troncarelli – sarà comunque lungo. Una volta resa pubblica la mappa, passeranno almeno 4 anni prima dell’inizio della costruzione. Le consultazioni pubbliche, le osservazioni e le indagini geologiche prenderanno molto tempo, sempre che la politica sia compatta sulla scelta finale. Nel nord Europa è successo che due paesi si sono addirittura fatti concorrenza per avere nel proprio territorio il deposito di scorie nucleari. Ma la fiducia nella costruzione di un tale impianto non è certamente analoga anche in Italia. Occorre dunque smantellare le paure, informare bene e coinvolgere la popolazione, affinché i cittadini partecipino in maniera attiva ai processi decisionali relativi alla gestione del combustibile esaurito e dei residui radioattivi, per operare nella massima trasparenza”.

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