Allerta Meteo: probabile sviluppo di un vero e proprio “TLC” sui mari del Sud Italia, le conseguenze sarebbero disastrose

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Allerta Meteo: al momento le possibilità di vedere un “TLC” sui mari del Sud Italia tra mercoledì e giovedì sono del 50%, ecco perchè

Anche se non tutti i modelli matematici sono concordi nell’indicare la linea sull’imminente peggioramento che mercoledì interesserà l’estremo sud, e in modo particolare la Sicilia, purtroppo non possiamo escludere la possibilità che la piccola depressione in uscita dalle coste tunisine, transitando sopra i mari molto caldi che circondano Sardegna e Sicilia, possa evolversi in un vero e proprio sistema ciclonico con caratteristiche tropicali, analogo alle tempeste tropicali che si formano sul finire della stagione calda sui mari tropicali. Le possibilità di una tale evoluzione si aggirano attorno il 50% (possibilità medie), sempre se i valori di vorticità positiva isoentropica non rientrano prima che la depressione si sia allontanata sull’alto Ionio.

CNMC_LAM_201509071145_ITALIA_IRLI@@@@_@@@@@@@@@@@@_@@@_000_@@@@Questo particolare tipo di perturbazioni vengono classificate con il termine di “TLC”, o “Tropical Like Ciclones”. Per caratteristiche interne e per forza i “TLC” non hanno nulla da invidiare ai classici cicloni tropicali che sferzano il settore tropicale dell’Atlantico, il Pacifico e l’oceano Indiano. L’unica differenza dai cicloni tropicali classici riguarda proprio il loro sviluppo che richiede l’ingresso di intensi rami del “getto” che esacerbano la vorticità positiva, facendo degenerare la depressione in un vero e proprio ciclone, con una intensa forza centrifuga interna e una marcata attività convettiva interna “autoalimentata” dal calore latente di evaporazione. Essendo caratterizzati internamente da un “core caldo”, ben presente soprattutto nei bassi strati, i “TLC” si differenziano notevolmente dai più comuni cicloni extratropicali che si formano continuamente tra l’Europa e il bacino del Mediterraneo.

TLC Ciclone MediterraneoInoltre questi vortici hanno una estensione molto più limitata, ma attorno al profondo minimo barico riescono a conservare una grandissima potenza che spesso si traduce con una intensa attività convettiva al centro, dove si possono celare dei sistemi temporaleschi particolarmente attivi, e da venti molto forti e turbolenti, spesso sotto forma di tempesta anche se il “Fetch” non raggiunge mai grandi estensioni concentrandosi proprio a ridosso dell’occhio. Un’altra caratteristica dei “TLC” è rappresentata dalla loro grande “barotropicità”, tipica delle perturbazioni tropicali, al contrario delle depressioni extratropicali delle medie latitudini che sono caratterizzata da “baroclinicità”. Questi profondi vortici ciclonici tropicali mediterranei si formano molto spesso nella stagione autunnale, fra Agosto e il mese di Gennaio, nel periodo dell’anno in cui le temperature delle acque superficiali dei mari mediterranei raggiungono i massimi valori, anche con picchi di +27°C +28°C su tratti del mar Libico. Mari cosi caldi durante i primi transiti di masse d’aria instabili in quota e il passaggio della “Jet Stream“, divengono delle fucine temporalesche, con la genesi di grossi nuclei temporaleschi come gli “MCS” o sistemi temporaleschi a mesoscala che interagendo in aree dove sono in atto significative avvezioni di vorticità positiva alle quote superiori della troposfera possono successivamente evolvere in sistemi ciclonici a cuore caldo, e di tipo tropicale, apportatori di precipitazioni torrenziali, in grado di scatenare degli eventi alluvionali lungo le aree colpite, scaricando anche oltre 400-500 mm nel giro delle 24 ore.

mercoledì seraNon per caso parte degli eventi alluvionali che hanno sconvolto negli ultimi anni il nostro paese o altre nazioni dell’area mediterranea sono da attribuire al passaggio di questo tipo di perturbazioni dalla struttura tropicale. Più rari ma non impossibili i casi in cui dei sistemi a cuore freddo, come un semplice “CUT-OFF” in quota o un vecchio ciclone extratropicale, riescono a tramutarsi in sistemi a cuore caldo, acquistando spiccate caratteristiche tropicali. Un’altra caratteristica dei “TLC”, che li distingue dai comuni cicloni extratropicali, è rappresentata dalla loro grande “barotropicità”, tipica delle perturbazioni tropicali, al contrario delle depressioni extratropicali delle medie latitudini che sono caratterizzata da “baroclinicità”. In genere un sistema depressionario assume piene caratteristiche “barotropiche” solo quando i minimi di pressione corrispondono perfettamente alle varie quote, uno sopra l‘altro. Di solito le circolazione di tipo “barotropico” si sviluppano durante il termine del processo di “CUT-OFF”, ossia quando avviene la cessazione dell’alimentazione fredda in quota e si chiude l’onda principale (taglio della saccatura ad opera di una spinta zonale dell’anticiclone oceanico o del rinforzo della “Jet Stream” lungo il bordo settentrionale di quest’ultimo) che ha dato origine alla circolazione depressionaria strutturata in quota, isolandola dal flusso perturbato principale.

65Cosa ben diversa sono le circolazioni “barocline”, tipiche dei cicloni extratropicali o delle gocce fredde in quota, i cui minimi alle varie quote non coincidono mai nella stessa posizione. In più, in questo tipo di circolazioni depressionarie extratropicali, le avvezioni fredde dalle alte latitudini si accompagnano sempre al margine occidentale della struttura ciclonica, seguendo le ondulazione del “getto polare” che funge da nastro trasportare per le profonde aree cicloniche delle medie e alte latitudini. La grande potenza di queste ciclogenesi di tipo tropicale deriva dalla grande energia termica sprigionata dalle calde acque del mare. Tutta questa energia potenziale viene poi trasformata in energia cinetica che produce un improvviso scoppio dell’attività convettiva (correnti ascensionali in rotazione vorticosa) attorno il centro della bassa pressione, comportando un notevole approfondimento di quest’ultima a seguito del calore latente sprigionato dalla condensazione del vapore acqueo messo a disposizione dalla calda superficie del mare.

Piccolo "Medicanes" sullo Ionio
Piccolo “Medicanes” sullo Ionio

In questi casi il ciclone diventa pienamente autonomo e prende la sua energia dal calore latente fornito dal mare, di conseguenza la convenzione esplode nel centro del sistema, il “gradiente barico” attorno il sistema si rafforza notevolmente, divenendo anche molto fitto, mentre i venti si intensificano improvvisamente fino a superare i 100-120 km/h, favorendo la formazione del tipico occhio del ciclone dentro la massa temporalesca, molto ben visibile dalle moviole satellitari. Come i cicloni tropicali per stimare la forza dei “TLC” si fa ricorso ad una scala simile alla più famosa scala “Saffir-Simpson” la quale, in base alla velocità dei venti medi sostenuti e alla pressione centrale, li suddivide a sua volta in; “Mediterranean Tropical Depression” quando la velocità del vento medio sostenuto è inferiore ai 63 km/h; “Mediterranean Tropical Storm” quando il vento si aggira fra i 64 e 111 km/h e “Medicane o Mediterranean Hurricane” quando il vento medio supera la soglia dei 111 km/h.

Altro esempio di ciclone mediterraneo dalle caratteristiche tropicali
Altro esempio di ciclone mediterraneo dalle caratteristiche tropicali

Spesso i “TLC” che si formano sul Mediterraneo, la media annuale è di almeno 2-3 formazioni, raggiungono lo stadio di “Mediterranean tropical depression” oppure “Mediterranean Tropical Storm”. Molto più rari sono i cosiddetti “Medicanes” (Mediterranean Hurricanes), il massimo grado dei sistemi “TLC”. Per “Medicane” si intende un vero uragano mediterraneo, si tratta delle tempeste più potenti e devastanti che il mare Mediterraneo può sfornare. Pur avendo la forma di un “Mediterranean Tropical Storm” o di una più semplice “Mediterranean Tropical depression” il “Medicane” è contraddistinto da venti molto più violenti, spesso possono toccare punte di 140 km/h e da una pressione centrale molto più profonda che può scivolare persino sui 975 hpa, valore estremamente basso per l’area mediterranea. Poi nel “Medicane” il valore barico così profondo porta a generare il tipico occhio persistente al centro del sistema temporalesco principale. La media degli ultimi decenni vede la formazione di un “Medicane” almeno una volta ogni 3-4 anni.

ciclone mediterraneo medicaneNell’ultimo secolo il servizio meteorologico nazionale ha catalogato diversi casi di “Medicanes” e più precisamente nel Settembre 1947, Settembre 1969, Settembre 1973, Agosto 1976, Gennaio 1982, Settembre 1983, Dicembre 1984, Dicembre 1985, Ottobre 1994, Gennaio 1995, Ottobre 1996, Settembre 1997 e Dicembre 2005. Tra i casi più “recenti” ai nostri tempi non possiamo non parlare delle distruzioni portate dal “Medicane Cornelia” nell’Ottobre del 1996.

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