San Gennaro: vita e miracoli del Santo Protettore e Patrono di Napoli

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Si celebra oggi, 19 settembre, la festa di San Gennaro, Protettore e Patrono della città di Napoli. Gli storici sono concordi nell’affermare che Ianuarius fosse il vero nome di San Gennaro e che la sua famiglia, discendente da quella gentilizia romana (Gens Januaria), sacra al dio bifronte Janus (Giano), si fosse trasferita da Roma in Campania.

Quindi Gennaro, che dai napoletani viene chiamato Ianuario, non era il suo nome ma il cognome. C’e’ chi, però, afferma che il suo nome fosse Procolo e chi Publio Fausto Gennario; c’è anche chi sostiene che fosse figlio unico e chi, invece, dice che avesse una sorella di nome Agata. Si è concordi sul fatto che Gennaro nacque nell’anno 272, in un giorno di sabato del mese di aprile, pur non sapendosi nulla sul luogo di nascita. C’e’ chi afferma che sia nato a Benevento, dove poi divenne Vescovo, c’e’ chi dice che sia nato a Napoli, chi a Caroniti, una frazione del comune di Ioppolo, in provincia di Vibo Valentia.

SAN GENNARO 2Anche sulla sua famiglia non si hanno notizie certe: secondo alcuni sarebbe nato povero e, orfano di madre, per la povertà venne mandato, sin da piccolo, dal padre (che nel frattempo si era risposato) a lavorare come guardiano di maiali. Fu lì che conobbe un monaco asceta, un eremita del villaggio, intuendo che quest’ultimo avrebbe potuto aiutarlo nella sua istruzione.

Secondo un’altra versione, invece, Gennaro era un bimbo che sobbalzava e si dimenava nel grembo materno ogni volta che la madre si recava in chiesa per pregare, tanto da venire alla luce già con le mani giunte e le ginocchia piegate in atto di preghiera. In questa versione Gennaro discende da una famiglia illustre e agiata: suo padre si chiamava Stefano e sua madre Teonoria Amato. Sta di fatto che nella sua vita realtà e leggenda, spesso, si intrecciano e mescolano in un unico racconto.

SAN GENNARO 1Le principali fonti cui si attinge per conoscere la sua storia sono gli Atti Bolognesi e gli Atti Vaticani. Il fatto che portò alla consacrazione del Santo sarebbe avvenuto all’inizio del IV secolo, durante la persecuzione dei cristiani ad opera dell’imperatore Diocleziano. Allora Gennaro era Vescovo di Benevento e si recò insieme al lettore Desiderio e al diacono Festo in visita ai fedeli a Pozzuoli. Sossio, diacono di Miseno, già amico di Gennaro che in passato era venuto a trovarlo proprio a Miseno per discutere con lui di fede e leggi divine, che voleva recarsi ad assistere alla visita pastorale, venne invece arrestato per ordine del persecutore Dragonzio, allora governatore della Campania.

getmediaGennaro, Festo e Desiderio si recarono a far visita al prigioniero ma, avendo intercesso per la sua liberazione e avendo fatto professione di fede cristiana, furono anch’essi arrestati e condannati da Dragonzio ad essere sbranati dagli orsi nell’Anfiteatro di Pozzuoli. Ma il giorno dopo il supplizio, per assenza del governatore, impegnato altrove, venne sospeso. Allora Dragonzio comandò che a Gennaro e ai suoi compagni venisse troncata la testa. Condotti nei pressi del Forum Vulcani (l’attuale Solfatara di Pozzuoli), essi furono decapitati nell’anno 305. Il corpo di San Gennaro venne sepolto nelle catacombe napoletane di Capodimonte, dopo essere rimasto per poco più di 100 anni in un altro luogo: l’Agro Marciano. Presso le catacombe cominciò la venerazione popolare delle ossa del Santo che acquistò, progressivamente, il ruolo di grande protettore della città.

STATUA DI SAN GENNARO NEL CORTILE DEL MUSEO DEL TESORO A NAPOLIIl culto venne però turbato da avvenimenti clamorosi, come il trafugamento ad opera del duca longobardo Sicone del corpo del Santo, dopo averlo sottratto alla sua nicchia, nella citta di Benevento, di cui Gennaro era stato Vescovo. Per 325 anni le ossa restarono a Benevento, per poi essere trasportate nel rifugio sicuro del Santuario di Montevergine dove, già da allora, si venerava l’icona di “Mamma Schiavona”, la Madonna di Montevergine. Dopo molti anni, nel 1480, le reliquie del Santo, di cui si era perduta memoria, furono ritrovate nel Santuario di Montevergine sotto l’altare maggiore, per merito del cardinale Giovanni di Aragona, e questo fatto stimolo, nei napoletani, il desiderio di riavere il corpo del Santo.

San-GennaroCi vollero 17 anni affinchè le reliquie potessero tornare a Napoli… grazie alla famiglia dei Carafa che si impegnò, soprattutto per l’interessamento del cardinale Oliviero e con il sostegno di suo fratello, l’arcivescovo napoletano Alessandro Carafa, affinchè le reliquie tornassero a Napoli. Ciò avvenne nel 1497, nonostante l’opposizione dei monaci di Montevergine. Il cardinale Oliviero Carafa, per ospitarle degnamente, fece costruire nel Duomo di Napoli, al di sotto dell’altare maggiore, una cripta d’eccezione in puro stile rinascimentale: la Cappella del Succorpo. A Napoli si successero le dominazioni di Normanni, Svevi, Angioini, del ramo durazzesco dei d’Angiò e nonostante ciò il culto del Santo rimase un punto fermo per la città; anzi, gli stessi regnanti mostrarono grande ossequio e venerazione per San Gennaro. Fu il re Carlo II d’Angiò a disporre la realizzazione del busto d’oro e argento che custodisce le ossa del cranio, mentre Roberto d’Angiò volle la teca, in argento, in cui conservare le ampolline con il sangue.

Pope Francis in NaplesLa data del primo miracolo storicamente accertato del Santo è il 17 agosto 1389. Il Chronicon Siculum racconta che durante i festeggiamenti per la festa dell’Assunta, in cui peraltro si attendeva l’arrivo di notabili provenienti da Avignone, vi fu l’esposizione pubblica delle ampolle contenenti il sangue del Santo. Fu allora che accadde qualcosa di inimmaginabile: il sangue tutto d’un tratto da solido divenne liquido, “come se fosse sgorgato quel giorno stesso dal corpo del Santo”. Col tempo il miracolo divenne ripetitivo, concentrandosi in tre date: il sabato che precede la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre. Se la totale mancanza di miracolo è un segno infausto, lo è altrettanto una liquefazione troppo rapida. Preferibile è che la liquefazione avvenga dopo pochi minuti di preghiere, ma un ritardo non si è mai rivelato particolarmente pericoloso nei casi in cui non ha superato le tre ore.

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