Trattato di Parigi, Galletti: “è un percorso lungo, ma vale la pena intraprenderlo”

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Il ministro Galletti si accoda a quanto affermato qualche giorno fa da Fabius, l’accordo non prevede sanzioni ma non ratificarlo potrebbe danneggiare l’immagine del Paese

Da qualche giorno si è conclusa la Conferenza del clima di Parigi e l’accordo elaborato è stato definito da molti un impegno “storico”, grazie alla volontà di porsi come obbiettivo il mantenimento dell’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C. Quali differenze sostanziali esistono con il famoso Protocollo di Kyoto? “Il protocollo di Kyoto era qualcosa di completamente diverso dall’accordo di Parigi. Allora, nel 1997, gli impegni vennero assunti da Paesi che rappresentavano appena il 12 per cento dei produttori di gas serra. Di fatto si trattava dell’Europa e poco piu’. A Parigi, invece, l’intesa e’ stata sottoscritta da 180 Paesi, fra cui Cina, India e Stati Uniti, pari al 96 per cento delle emissioni globali“, a spiegarlo è il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, durante la trasmissione radiofonica Voci del Mattino in onda su Radio1 Rai.

LaPresse/Reuters
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 “Certo, nei 18 anni trascorsi da Kyoto si e’ perso molto tempo e diverse conferenze si sono risolte in completi fallimenti, come nel caso di Copenaghen 2009. Ma ora si e’ acquisita una enorme consapevolezza e possiamo dire che la Cop21 rappresenti un buonissimo inizio. D’altra parte, in questi anni l’Italia si e’ data da fare, riducendo le emissioni del 20 per cento e sviluppando le energie rinnovabili al punto che oggi costituiscono il 43 per cento dell’energia consumata nel nostro Paese. Tornando al palcoscenico internazionale, e’ vero che il protocollo di Parigi non contiene sanzioni per chi non rispetta gli impegni assunti ma questo e’ un tratto comune a tutti i protocolli nati sotto l’egida dell’Onu che non prevedono sanzioni perche’ non e’ possibile prevederle, se non in termini di dispregio internazionale. Esistono però obiettivi che i Paesi si sono impegnati a rispettare per la riduzione di C02“, ha spiegato il ministro rispondendo alle polemiche sollevate da molti esperti.”C’e’ chi lo fa in maniera piu’ virtuosa, chi in maniera meno virtuosa, chi lo fara’ subito e chi lo fara’ diluendo i tempi, chi, come la Cina, ha dichiarato che continuera’ ad aumentare le emissioni per poi gradualmente ridurle nel tempo“, continua il ministro. “Parliamo di un protocollo che ha un orizzonte molto ampio, ben 85 anni. Per quanto riguarda la politica ambientale ed energetica del nostro Paese, c’e’ da dire che abbiamo rinnovato gli ecobonus e che nel 2017 entrera’ in funzione la nuova incentivazione delle energie rinnovabili su base europea. Poi, a differenza di quanto accade con il protocollo della Cop 21, in Europa l’accordo firmato dai 28 paesi membri e’ vincolante e prevede sanzioni. Ci siamo impegnati entro il 2030 a ridurre le emissioni di Co2 almeno del 40%. Mancano ancora 15 anni a quella scadenza ma io credo che entro il 2020 l’Europa possa anche rivedere questi obiettivi in termini piu’ ambiziosi. Certo il costo del petrolio sta calando e questo potrebbe disincentivare in parte il perseguimento delle politiche ambientali ma anche il costo delle rinnovabili si sta abbassando. E’ un percorso lungo e impegnativo ma vale la pena di intraprenderlo“, conclude il ministro.

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