Auto elettriche, Italia al palo: mancano incentivi, rete di ricarica e politiche unitarie

MeteoWeb

Auto elettriche: il futuro è tracciato ma l’Italia resta indietro. E mentre in Norvegia le vendite di questi veicoli rappresentano già il 27% del totale (e come se non bastasse il governo norvegese si pone l’ambizioso obiettivo di raggiungere le 50.000 unità per la fine del 2018), in Olanda il 9,9% e in Svezia il 2,7%, l’Italia si ferma allo 0,14% piazzandosi all’ultimo posto della classifica, dopo Francia (1,7%), Inghilterra (1,3%), Austria (1,7%), Germania (0,8%) e Spagna (0,3%).
I dati, aggiornati al primo trimestre del 2016 da Cei-Cives, mostrano un divario importante dovuto ai tanti fattori che concorrono alle scelte del consumatore: prestazioni dei veicoli, scarsa informazione, presenza o meno di incentivazioni economiche, indirizzo politico.
Negli altri Paesi sono state fatte scelte politiche precise che non riguardano solo la rete di ricarica, ma anche gli incentivi all’acquisto, anche di 5mila euro a vettura, grazie ai quali è stato superato l’ostacolo del costo elevato”, spiega all’Adnkronos Pietro Menga, presidente Cives, la Commissione italiana veicoli elettrici stradali, a batteria, ibridi e a celle combustibili.
In Italia, invece, “oggi non ci sono incentivi per l’acquisto di un’auto elettrica, ma solo l’azzeramento del bollo per 5 anni, o a vita in alcune regioni. Basterebbe incrementare il bollo delle auto di un euro per riuscire a destinare un incentivo sufficiente per 10mila auto elettriche l’anno”, aggiunge Menga.
A questo poi si aggiungono le reti di ricarica. Sempre secondo la classifica Cei-Cives, se in Olanda esistono 21mila punti di ricarica accessibili al pubblico, 12.500 in Francia, 11mila in Gran Bretagna, 7.500 in Norvegia, in Italia se ne contano circa 2.750. “Sebbene metà delle famiglie italiane abbiano un box o un garage, non hanno però la potenza elettrica sufficiente per ricaricare l’auto e sono per lo più collegati alla rete condominiale”.
Altro ostacolo da superare, dunque. Come? “Serve una politica di sostegno economico per adeguarci a questa esigenza. In Italia sono previsti crediti d’imposta per altri tipi di intervento, ma non per l’adeguamento impiantistico per la ricarica domestica”, spiega il presidente Cives.
Terzo ostacolo: la frammentazione delle politiche di mobilità nelle città. Così mentre negli altri Paesi chi guida un’auto elettrica gode di tutta una serie di ulteriori incentivi ‘motivazionali’, dalla sosta gratuita all’accesso libero alle ztl, dalla liberalizzazione dell’orario di carico e scarico all’esenzione dai pedaggi autostradali, in Italia restano delle iniziative singole legate a poche città virtuose. “Su questo serve una cabina di regia – sottolinea Menga – perché queste politiche sono trasversali e coinvolgono Stato, Regioni e Comuni”.
Insomma, un cambio di rotta è necessario e urgente, perché gli obiettivi climatici Ue e i limiti alle emissioni medie di Co2 delle nuove automobili (95 g/km nel 2021) richiederebbero che almeno un decimo dei veicoli venduti in Italia alla fine del decennio fosse elettrico: 100mila auto elettriche l’anno. Invece siamo a 2.550 circa tra elettrico e ibrido. (Adnkronos)

Condividi