Esaurite, ad oggi, le risorse che la natura mette a disposizione per tutto l’anno. E’ quanto ha calcolato per il 2016 il Global Footprint Network, organizzazione di ricerca internazionale che ogni anno misura il consumo delle risorse disponibili sul Pianeta. Il giorno del sovrasfruttamento della Terra (Earth Overshoot Day), che quest’anno cade dunque l’8 agosto, indica la data in cui la domanda annuale di risorse naturali da parte dell’umanità supera le risorse che la Terra può rigenerare in un anno. In pratica emettiamo più anidride carbonica nell’atmosfera di quanto gli oceani e le foreste siano in grado di assorbire e deprediamo le zone di pesca e le foreste più velocemente di quanto possano riprodursi e ricostituirsi. Le emissioni di carbonio costituiscono la componente del sovrasfruttamento ecologico che sta crescendo più velocemente: l’impronta dovuta al carbonio (carbon Footprint) genera il 60% della domanda di risorse naturali da parte dell’umanità (impronta ecologica). Per rispettare gli obiettivi fissati dall’accordo sul clima di Parigi adottato da quasi 200 Paesi nel dicembre 2015, l’impronta dovuta alle emissioni di carbonio dovrà calare gradualmente fin quasi a zero entro il 2050. Ciò richiede di trovare un nuovo modo di vivere sul Pianeta. “Un tale nuovo modo di vivere porta molti vantaggi ma richiede anche impegno per realizzarlo“, dice Mathis Wackernagel, co-fondatore e Ceo di Global Footprint Network. “La buona notizia è che tutto ciò è attuabile con le tecnologie disponibili ed è economicamente vantaggioso dato che i benefici complessivi sono superiori a costi – osserva – Si stimoleranno settori emergenti come le energie rinnovabili, riducendo i rischi e i costi connessi a settori imprenditoriali ormai senza futuro perché basati su tecnologie caratterizzate da alte emissioni di carbonio o perché soggetti ai rischi connessi al cambiamento climatico. L’unica risorsa di cui abbiamo più bisogno è la volontà politica“.
Alcuni Paesi – segnala il Global Footprint Network – stanno raccogliendo la sfida. Per esempio, il Costa Rica ha generato il 97% della sua elettricità da fonti rinnovabili nel corso dei primi tre mesi del 2016. Anche il Portogallo, la Germania e la Gran Bretagna quest’anno hanno dimostrato livelli molto avanzati riguardo alla capacità di produrre energia rinnovabile, quando il 100% della loro domanda di energia elettrica è stata soddisfatta da fonti rinnovabili per diversi minuti o, nel caso del Portogallo, per diversi giorni. In Cina, nel frattempo, il governo ha delineato un piano per ridurre del 50% il consumo di carne dei suoi cittadini prevedendo in questo modo di abbassare di un miliardo di tonnellate entro il 2030 le emissioni di biossido di carbonio equivalente per il comparto cinese dell’industria del bestiame. Allo stesso tempo, come singoli, ognuno può impegnarsi per il cambiamento del proprio stile di vita quotidiano. Sulla scia dello storico accordo di Parigi, il Global Footprint Network e i suoi 25 partner dell’Earth Overshoot Day hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione, al fine di evidenziare l’importanza di poter contare sulla certezza delle risorse data da un mondo sostenibile in cui le persone e il Pianeta possano prosperare. Con la campagna #pledgefortheplanet (Impegno per il Pianeta) lanciata il 22 aprile, Giornata della Terra, le persone sono invitate a scegliere un #pledgefortheplanet (dall’ospitare un party vegetariano a ridurre il consumo di energia…) e a condividere selfie attraverso i social media. Poiché la popolazione mondiale è cresciuta e il consumo è aumentato, soprattutto per quanto riguarda le emissioni di carbonio, la data dell’Earth Overshoot Day nel tempo si è spostata da fine settembre del 2000 all’8 agosto di quest’anno. Un dato positivo é che la velocità con cui la data dell’Earth Overshoot Day negli anni è via via anticipata è scesa a meno di un giorno all’anno, in media, negli ultimi cinque anni, rispetto a una media di tre giorni all’anno da quando nei primi anni 1970 è iniziato il sovrasfruttamento. “L’accordo sul clima di Parigi è ancora la dichiarazione più forte riguardo alla necessità di ridurre drasticamente l’impronta di carbonio. In ultima analisi, la scelta è tra collasso o stabilità“, sottolinea Wackernagel. (AdnKronos)