Tumori: una combinazione di farmaci mirati riduce l’aggressività del cancro al seno

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Una combinazione di farmaci mirati, in aggiunta alla chemioterapia, per potenziare gli effetti contro il cancro al seno Her2-positivo. Si riduce così l’aggressività di questo tumore, e il rischio di metastasi a distanza di anni. Sono positivi i dati di uno studio internazionale di fase III, presentato al congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco), in corso a Chicago, e pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’. “Il tumore del seno Her2-positivo – spiega Lucia Del Mastro, oncologa medica e coordinatrice della Breast Unit dell’ospedale San Martino di Genova, uno dei centri che ha partecipato al trial – era fra i più aggressivi fino all’arrivo di farmaci specifici contro questo bersaglio molecolare, come trastuzumab, che ha cambiato la storia di questa malattia e oggi e’ la terapia standard. Una paziente su 4, però, sviluppa metastasi“. L’obiettivo dello studio protagonista all’Asco e’ stato appunto quello di “migliorare ancora di più i risultati ottenuti finora, riducendo le chance di recidiva. Si è partiti dall’ipotesi che aggiungendo un altro farmaco mirato contro il recettore Her2, pertuzumab, in fase precoce di malattia, subito dopo l’intervento chirurgico, si potesse ottenere una maggiore efficacia terapeutica“. Aphinity ha coinvolto oltre 2 mila pazienti in tutto il mondo. I risultati mostrano che “a 3 anni si ha una riduzione del rischio di recidiva del 19%. I dati sono ancora preliminari, perché appunto il follow up è di soli tre anni. Ma ci aspettiamo che successivamente i risultati possano essere ancora migliori“. Al momento il 93,2% delle donne trattate con la sola terapia standard e la chemio non ha sviluppato malattia invasiva, rispetto al 94,1% delle pazienti che hanno ricevuto la combinazione delle due molecole sempre in aggiunta alla chemioterapia. “Anche piccole percentuali di differenza e piccoli miglioramenti si traducono in un aumento di donne libere dal tumore“, sottolinea l’oncologa. Se trastuzumab ‘colpisce’ solo Her2, iper-espresso nelle donne con questo tipo di neoplasia, pertuzumab blocca sia Her2 sia Her3: usarli entrambi ha un effetto maggiore nel silenziare i segnali che stimolano la crescita delle cellule tumorali. “Lo studio rappresenta un altro esempio dell’importanza della collaborazione fra industria e accademia, fondamentale per il progredire delle terapie oncologiche. Questi primi dati suggeriscono che possiamo migliorare ancora i risultati ottenuti nel tumore Her2-positivo – commenta Gunter von Minckwitz, presidente del German Breast Group di Neu-Insern e coordinatore dello studio – a beneficio di diverse pazienti, aggiungendo un secondo farmaco della stessa famiglia, senza aumentare il rischio di seri effetti collaterali“. Un elemento evidenziato anche dalla Del Mastro: “La combinazione delle due molecole non accresce la tossicità del trattamento, in particolare quella cardiaca, la più preoccupante“.

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