“La Calabria, povera, bella e apatica”: così il celebre quotidiano francese Le Monde parla della regione “dove regna la potente ‘ndrangheta”

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I soliti luoghi comuni, i soliti cliché che, come spesso accade, diventano delle certezze per chi parla delle nostre regioni del sud. Questa volta nel mirino del quotidiano francese Le Monde è finita la Calabria, raccontata però attraverso gli occhi di un italiano, il fiorentino Simone Donati, che ne fornisce una descrizione a volte spietata. Ma viene naturale chiedersi: questo ritratto è proprio così surreale e intriso di preconcetti, o cela in parte la realtà?

Ecco quanto si legge su Le Monde: “I turisti scoprono il suo patrimonio, le sue spiagge sublimi, la sua cucina divina. Ma questa regione diseredata del sud Italia, dove regna la potente mafia ’Ndrangheta, rimane rustica e anacronistica. Un po’ alla volta la Calabria cerco di stare al passo con i tempi. Dalle sublimi località balneari di Tropea e Scilla all’affascinante panorama sullo Stretto di Messina offerto dal lungomare di Reggio Calabria, questa regione dell’estremo Sud italiano inizia ad attirare i turisti, a dispetto della sua reputazione ‘scontrosa’.

E persino il New York Times l’ha inserita, da qualche mese, tra i 52 luoghi del mondo da visitare nel 2017. Di fatto, con il suo inestimabile e sottovalutato patrimonio archeologico, la sua cucina succulenta e le sue spiagge paradisiache – il tutto a prezzi modici –, la Calabria non manca di offerte ‘seducenti’ e interessanti. Ma il paese mostrato dal fotografo fiorentino Simone Donati è molto  diverso. “Quando parliamo della Calabria, si tratta solo per storie di criminalità o di turismo. Ma io volevo andare ben oltre“. Per uscire da ‘sentieri già battuti’ e oltrepassare le apparenze, è sufficiente fare qualche chilometro nell’entroterra. Questo passo fondamentale è il punto di partenza del suo lavoro sui confini meridionali dell’Italia, intitolato There’s Nothing Here“.

“L’Appennino meridionale – continua l’articolo -, che si getta a picco nel mar Ionio e nel mar Tirreno, funge da colonna vertebrale ad una regione in merito alla quale tutte le statistiche confermano che si tratta di una delle più povere del Pese – il prodotto interno lordo pro capite, inferiore a 16.000 euro, è solo la metà della media nazionale. La Calabria è anche, ormai da decenni, luogo di emigrazione. Numerosi giovani sono costretti a partire per studiare, trovare un lavoro o semplicemente sfuggire al proprio destino. Durante i suoi cinque soggiorni, da una settimana a dieci giorni, che ha effettuato nella regione dall’inizio del 2016, Simone Donati ha cercato di esplorare i suoi paesaggi che sembrano immobili e senza tempo, ma anche di incontrare le donne e gli uomini che la popolano, per poter meglio raccontare questa terra d’esilio dal punto di vista di chi resta o di chi vi ritorna”.

Per Donati si tratta dunque di una regione abbandonata a sé stessa. “Ho voluto iniziare questa ‘avventura’ perché, come molti italiani del nord, non conoscevo la realtà calabrese. Nessuno ne parla mai. Ma io lo considero anche come un ritorno alle origini – spiega -. Negli ultimi anni ha fatto molte fotografie politiche. È una questione di istanti, riflessi e istinto. Qui, invece, ho sentito la necessità di seguire il percorso inverso. Il mio progetto consisteva innanzitutto nel lasciare agire la lentezza“. “Oltre che dai paesaggi e dai ritratti – conclude l’articolo -, si resta rapiti anche da un’assenza: quella dello Stato italiano che sembra aver deciso di lasciare la Calabria a sé stessa. L’altra entità le cui tracce sono difficile da individuare è il suo principale rivale locale: la ’Ndrangheta, che è nata nel cuore di queste terre dimenticate, e che si impone al giorno d’oggi come l’organizzazione mafiosa più potente d’Italia. Ma di lei, non si dice che la sua forza maggiore sia quella di essere rimasta discreta?”.

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