Se le città diventano zoo: ecco perché gli animali selvatici “sconfinano” nei centri urbani

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Un cinghiale che corre indisturbato nelle strade di una grande città è una scena che sempre più spesso può capitare di vivere dal vivo o nelle immagini di web e tg. Sono infatti sempre più comuni i casi di animali selvatici avvistati in centri urbani anche grandi come Roma, Torino, Genova, Bologna, ed eventi analoghi capitano anche all’estero. L’inurbamento – spiega Edward Bartolucci sull’Almanacco della Scienza del CNR – vede principalmente coinvolte specie autoctone terrestri e volatili; in Italia soprattutto cinghiali, volpi, gabbiani, ma anche rettili e invertebrati.

In effetti, il fenomeno è frequente. Va innanzitutto spiegato che questi animali in genere non sono aggressivi con l’uomo, anzi ne stanno alla larga il più possibile”, spiega Giovanni Amori dell’Istituto per lo studio degli ecosistemi (Ise) del Cnr. “Le circostanze in cui l’uomo è attaccato sono per fortuna rarissime e accadono quando gli animali si sentono braccati o quando, nell’incontro ravvicinato con l’uomo, viene loro preclusa ogni via di fuga. Oppure se perdono l’orientamento a causa delle luci e del frastuono delle città, e corrono via smarriti, vagando senza una meta, come è accaduto con i cinghiali”.

I motivi di tali visite sono imputabili prima di tutto alla facilità di reperire cibo dai rifiuti lasciati in strada, molte specie che si adattano all’ambiente urbano sono infatti onnivore. Inoltre, il divieto di sopprimere o catturare questi animali li fa sentire tranquilli di circolare, costruire tane, nidificare e creare nuclei familiari anche numerosi, non lontano dalle nostre case. “Per una corretta analisi del fenomeno, bisogna però ribaltare quello che è il punto di vista comune; è infatti l’uomo a invadere sempre più l’habitat di questi animali, non il contrario. Emblematico il caso di Backersfield, in California, dove anni fa il rapido sviluppo urbano andò a irrompere nell’ecosistema di una piccola volpe endemica, le cui poche migliaia di esemplari ora vivono quasi tutte all’interno della città”, precisa Amori. “L’antropizzazione dell’ambiente tipico di molte specie, attraverso l’intensa urbanizzazione di aree rurali e boschive, vede spesso gli animali intrappolati tra i confini di piccoli e grandi centri. Alcune specie riescono ad adattarsi a questa nuova situazione: la volpe è in grado di costruire tane anche nei parchi urbani; il cinghiale, trova facilmente in città importanti quantità di cibo. I gabbiani poi, riescono a sopravvivere in qualunque ambiente. Ma ci sono anche specie incapaci di adattarsi a che, a causa dell’espansione urbana, migrano o progressivamente spariscono da zone in cui vivevano stabilmente”.

Altro fenomeno da tenere in considerazione è quello che vede le aree urbane trasformarsi in luogo di incontro tra specie che normalmente non vivono assieme. Questo facilita l’ibridazione, come avvenuto in Grecia, dove lo sciacallo dorato si è ibridato con il lupo. “Gli incontri avvengono anche tra individui della stessa specie, con quelli che possono trasmettere malattie agli animali domestici. Oppure, anche in senso inverso, esemplari domestici possono essere esportatori di patologie non ancora presenti fuori dalle città”, conclude Amori.

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