Alieni: perché non abbiamo ancora scoperto segni di vita extraterrestre? Ecco cosa spiega il noto cosmologo Paul Davies

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Siamo soli nell’universo? Poche domande sono riuscite a catturare l’immaginazione pubblica più di questa. Fino ad ora siamo a conoscenza di una sola forma di vita: quella che esiste sulla Terra. Sebbene ci sia abbondanza di zone abitabili lì fuori, il termine “abitabile” non significa “abitato”, secondo Paul Davies, noto cosmologo e professore presso l’Arizona State University (ASU). Poiché nessun sa come la “non-vita” sia diventata vita sulla Terra, è impossibile stimare le probabilità di una sua diffusione verso altre parti dell’universo.

In un recente meeting dell’American Association for the Advancement of Science ad Austin, Texas, Davies ha esposto i suoi risultati: “Durante la mia carriera, le opinioni sull’origine della vita sono cambiate da un bizzarro caso unico nell’universo, quasi un miracolo, alla convinzione che l’universo pulluli di vita. Come possiamo risolvere la questione? Per diversi decenni gli astronomi hanno perlustrato i cieli con i radiotelescopi, sperando di imbattersi in un messaggio di E.T. Finora sono stati raggiunti solo da un misterioso silenzio”.

alieniDavies ha continuato: “Nel frattempo, gli astrobiologi hanno esaminato come segni di vita microbica potrebbero essere rilevabili nel sistema solare o nelle atmosfere di pianeti extra-solari. Se la vita davvero si forma facilmente in condizioni simili a quelle della Terra, avrebbe dovuto cominciare più volte proprio qui sulla Terra, quindi dovremmo cercare una “biosfera ombra” della vita, ma non come la conosciamo noi”.

Davies è un cosmologo, fisico teorico, astrobiologo e autore di best-seller. Il suo ultimo libro, “The Eerie Silence” è una celebrazione e una critica della ricerca di “compagnia nel cosmo”. Davies è stata la prima persona a sostenere l’idea che la vita sulla Terra possa aver avuto origine su Marte ed essere stata trasferita qui da materiale espulso a seguito di un impatto. Davies è direttore del Beyond Center presso l’ASU che ricerca come è iniziata la vita in termini di organizzazione delle informazioni in reti complesse – il “software” della vita. Il suo prossimo libro, “The Demon in the Machine”, è uno sguardo attento al potere dell’informazione per spiegare la fisica della materia vivente.

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