Astronomia: svelata l’esistenza di due nuovi pianeti gioviani caldi

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La grande famiglia dei gioviani caldi da oggi conta due membri in più. Come suggerisce la parola questi pianeti assomigliano a Giove, ma sono fuori dal Sistema Solare e al contrario del nostro gigante gassoso orbitano vicinissimi alla loro stella madre. Sono mediamente otto volte più prossimi alla superficie del loro astro rispetto alla distanza Mercurio-Sole: caratteristica che spiega la loro elevatissima temperatura, da cui l’aggettivo ‘caldo’. Un altro segno particolare che accomuna l’identikit degli hot Jupiter ad oggi conosciuti è la loro massa, che di solito è circa il 20% in meno rispetto a Giove.

Ma le due new entry in questa speciale famiglia planetaria – spiega Global Science – si distanziano un po’ dai loro cugini. Gli esopianeti appena scoperti, nomi in codice EPIC 229426032 b ed EPIC 246067459 b, sembrerebbero più grandi di quanto previsto dai modelli teorici. Si tratta dunque di due mondi ‘ingrassati’, la cui natura potrebbe svelare molto sui mondi distanti appartenenti alla famiglia dei gioviani. La scoperta, raccontata in un articolo disponibile su arXiv, è stata effettuata da un team di astronomi coordinato dall’Università del Cile. Gli scienziati hanno utilizzato i dati di Kepler, il cacciatore di esopianeti che detiene il record di mondi lontani scovati.

In generale, la caccia della ‘Terra gemella’, un pianeta simile al nostro nascosto da qualche parte nell’Universo, è uno degli obiettivi principali dell’astronomia moderna. E negli ultimi anni, grazie al lavoro incessante dei cacciatori di pianeti – primo tra tutti Kepler – i candidati sono aumentati sempre più. I dati aggiornati a inizio febbraio parlano di 3.728 esopianeti confermati in 2.794 sistemi planetari; tra questi, i mondi dichiarati potenzialmente in grado di ospitare la vita sono centinaia. Negli ultimi i tempi i riflettori si sono accesi sul sistema Trappist-1, che proprio ieri ha suscitato nuovi entusiasmi grazie a quattro studi secondo cui tutti e sette i pianeti sarebbero rocciosi e adatti a ospitare acqua liquida.  Ma non tutto è oro quel che luccica, e gli astronomi sanno bene che tra potenziale abitabilità ed effettiva capacità di ospitare la vita c’è molta differenza. La prima selezione naturale riguarda la posizione del pianeta, che deve trovarsi nella cosiddetta fascia di abitabilità: una zona che varia da un sistema all’altro (nel nostro sistema solare, ad esempio, significa tra Venere e Marte). Un altro elemento cruciale è la dimensione dell’esopianeta, che non deve essere né troppo grande né troppo piccolo: questa caratteristica esclude molti dei candidati. C’è poi la temperatura, che è strettamente legata alla distanza del pianeta dalla sua stella. Gran parte della scrematura avviene qui: molti dei nuovi mondi scoperti sono troppo vicini al loro astro e hanno per questo temperature estremamente elevate – è il caso ad esempio di due nuovi esopianeti appena scoperti, appartenenti alla famiglia dei gioviani caldi. Infine, non dobbiamo dimenticarci la distanza da noi: gran parte dei mondi potenzialmente abitabili, come il tanto discusso Kepler 452b, sono semplicemente irraggiungibili.

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