Mortalità neonatale, Etiopia: nuovo intervento di Medici con l’Africa Cuamm in tre Neonatologie

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Tre neonatologie in cui intervenire, in tre ospedali strategici dell’Etiopia, per ridurre la mortalità neonatale. Questo l’obiettivo del progetto “Newborn Survival” sviluppato da Medici con l’Africa Cuamm con il sostegno di AICS e in partnership con l’Ospedale Bambino Gesù, Informatici senza Frontiere (ISF), Dipartimento Pediatrico Universitario Ospedaliero Tor Vergata (DPUO TV) e Ethiopian Pediatrics Society (EPS).

Il progetto dedicato al potenziamento di tre unità di terapia intensiva neonatali dell’Etiopia è stato lanciato ufficialmente ieri, mercoledì 10 ottobre, ad Addis Abeba, durerà tre anni e punta a migliorare le condizioni di salute di 15.200 neonati.

Un’emergenza silenziosa quella della mortalità neonatale, che ancora oggi in Etiopia causa la morte di 41 bambini su 1000 nei primi giorni dopo la nascita, molto spesso per la mancanza di mezzi adeguati a curarli nelle fasi immediatamente successive al parto: non solo incubatrici e ossigeno, ma anche personale formato per gestire gli effetti sui bambini di un parto complicato.

Per rispondere a questa emergenza, il progetto di Medici con l’Africa Cuamm coinvolgerà l’ospedale St. Paul di Addis Abeba, il secondo più grande del Paese, il St. Luke di Wolisso – di proprietà della Chiesa Cattolica Etiope, dove Cuamm è presente fin dalla fondazione del 2000 – e quello di Tulubolo.

«I tre ospedali in cui interverremo – spiega don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm – rappresentano i tre livelli di intervento del sistema sanitario che vogliamo contribuire a potenziare. Tulubolo è l’ospedale rurale, Wolisso l’ospedale regionale per i casi complicati, il St.Paul di Addis Abeba il grande ospedale metropolitano di riferimento. Questo progetto, frutto di un accordo con il Ministero della salute etiope, durerà tre anni e, grazie al sostegno di AICS e di molti altri partner qualificati, contribuirà al miglioramento delle linee guida nazionali per la gestione dei neonati. Siamo orgogliosi di poter contribuire allo sviluppo di queste buone pratiche, perché solo così si può far crescere un sistema sanitario sostenibile in Africa».

Nel corso dell’evento, Tiberio Chiari, direttore AICS Addis Abeba, ha sottolineato che:

«La Cooperazione, come in tutti i paesi, sta cercando l’efficacia dell’aiuto, quindi la cosa più importante per noi sono i risultati. Abbiamo molta fiducia nei partner coinvolti in questo progetto: sia quelli pubblici, che quelli istituzionali italiani e Medici con l’Africa Cuamm sono tutti orientati a ottenere risultati. Ci aspettiamo poi anche un impatto importante sulle comunità».

«Il Bambino Gesù in tutte le sue missioni internazionali ha un obiettivo – ha dichiarato Mariella Enoc, Presidente dell’Ospedale Bambino Gesù, presente all’evento – che è quello di portare nei paesi con cui sviluppa delle collaborazioni le proprie competenze di formazione. L’ospedale “dona sapere”, trasferendo quello che in tanti anni ha acquisito e quello che oggi sviluppa insieme a questi paesi che sentiamo essere nostri partner. In questo progetto il Bambino Gesù, che già collabora con il Cuamm per la neonatologia di Wolisso, porterà avanti soprattutto la parte relativa al trattamento del dato scientifico, all’organizzazione dei diversi livelli di una neonatologia. Inoltre, al fine di far crescere il numero di personale specializzato che presta servizio negli ospedali, in collaborazione con il Cuamm e con il Ministero della Salute, abbiamo previsto un periodo di formazione al Bambino Gesù che permetta ai neonatologi locali di accrescere la propria esperienza e di poterla applicare e trasferire ai propri colleghi una volta fatto ritorno in Etiopia (training for trainers)».

«Questo progetto è molto importante per il nostro Paese – ha ribadito Abraham Tariku, direttore dell’unità di salute pediatrica del ministero della Sanità etiope – perché si focalizza sui neonati, il futuro dell’Etiopia. Anche se ci abbiamo lavorato molto negli ultimi anni, il tasso di mortalità neonatale è ancora alto, molto spesso per cause prevenibili. Questo progetto si concentra sul miglioramento della qualità delle cure neonatali e pensiamo che se sarà sviluppato in maniera appropriata, potrà portare alla riduzione dei tassi di mortalità in tutto il Paese. Se i tre ospedali coinvolti infatti diventeranno centri di eccellenza, saranno punti di riferimento per il resto del Paese».

Nel quadro del progetto, a Wolisso verrà costruita una nuova unità per le terapie intensive dotata di un impianto di ossigeno centralizzato, mentre negli altri due ospedali la struttura esistente verrà potenziata, anche grazie alla fornitura di nuovo equipaggiamento e di culle termiche. Sarà sostenuto il sistema di riferimento dei casi complicati tra un ospedale e l’altro e il personale locale sarà formato per rispondere in maniera competente alle emergenze neonatali, oltre che per la manutenzione corretta delle attrezzature. Inoltre, sono previste attività nelle comunità che fanno riferimento agli ospedali, per coinvolgerle le donne nel miglioramento dei servizi offerti, ascoltandone i bisogni e sensibilizzandole sull’importanza del parto in struttura.

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